Le belle speranze – Le infinite morti di Verde Rivista

Nota della redazione: Amichettismo? Uso personale della redazione? Infiltrazioni malgradolemoschiste? Mal d’amore? Che definizione dare a questo testo di Quaranta che ha scatenato risse e lacrime sin dall’istante in cui è stato depositato sulla nostra comune scrivania a maggio? Per ripicca, niente illustrazione ufficiale e la riserva di applicare refusi qua e là.

Nota di Quara: Senza Andrea Zandomeneghi e Pierluca D’Antuono questo testo sarebbe ancor di più un blob informe di suggestioni. Ci tengo a dire che per leggere le note basta cliccare sul numerino e poi ricliccare per tornare indietro. Ci tengo anche a dire che questi mesi senza “fare rivista” sono stati come essermi mozzato un arto inelegante e birichino, ma pur sempre un arto.

Nota della redazione: booooring.

Continua a leggere

Nota della redazione: Amichettismo? Uso personale della redazione? Infiltrazioni malgradolemoschiste? Mal d’amore? Che definizione dare a questo testo di Quaranta che ha scatenato risse e lacrime sin dall’istante in cui è stato depositato sulla nostra comune scrivania a maggio? Per ripicca, niente illustrazione ufficiale e la riserva di applicare refusi qua e là.

Nota di Quara: Senza Andrea Zandomeneghi e Pierluca D’Antuono questo testo sarebbe ancor di più un blob informe di suggestioni. Ci tengo a dire che per leggere le note basta cliccare sul numerino e poi ricliccare per tornare indietro. Ci tengo anche a dire che questi mesi senza “fare rivista” sono stati come essermi mozzato un arto inelegante e birichino, ma pur sempre un arto.

Nota della redazione: booooring.

Continua a leggere

Quesito referendario sulla forma di governo da dare a La Nuova Verde

emanuele_cavalli_lamicizia

Emanuele Cavalli, L’amicizia (1933)

Dopo il comunicato del 31 dicembre scorso con cui Pierluca D’Antuono annunciava l’uscita da Verde (qua) e il documento unitario di risposta (7 gennaio 2020, qua), la redazione de La Nuova Verde ha deciso di indire un quesito referendario per decidere la forma di governo da darsi in futuro.
La partecipazione a questo momento importante della vita democratica di Verde è riservata alle nostre amiche, ai nostri amici e a chi ha a cuore le sorti della nostra rivista.
Si vota da oggi, martedì 13 gennaio 2020, a domenica 19 gennaio 2020. I risultati verranno scrutinati e resi noti da lunedì 20 gennaio 2020 qui sul blog e sulla nostra pagina Facebook.

Continua a leggere

Processo agli dei

PicsArt_01-06-08.46.13

Il seguente intervento è un redazionale approvato da tutti i membri di Verde Rivista, con l’eccezione di P.L. D’Antuono. Al Commissario è stato gentilmente chiesto di non prendere parte alle consultazioni e alla stesura.

Perdonateci la lunghezza del testo, esso è però da considerarsi a tutti gli effetti una risposta a queste parole e la sentenza emessa nei confronti del Ramses II. Sia messo agli atti che il presente resta l’unico modo possibile per salvare “l’uomo nel sarcofago”.

Continua a leggere

Il canone del Faraone: un addio e le classifiche di qualità 2019 di Verde

pugile-1937

Guglielmo Janni, Pugile (1937)

“My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!”

È in corso un processo dentro la redazione di Verde dalla primavera del 2018 che si conclude oggi in contumacia dell’unico imputato alla sbarra, che poi sarei io. L’ultimo episodio sta avendo luogo nelle chat ufficiali WhattsApp mentre scrivo queste note: è la conta delle reazioni ai post pubblicati sulla nostra pagina Facebook; i miei interventi “ne genererebbero un numero insufficiente” (a cosa, poi?).

Questo è l’ultimo editoriale del 2019, il primo della storia a venire pubblicato firmato e il pezzo più difficile che ho mai scritto per la rivista che ho ideato e fondato più di sette anni fa. 2801 giorni, 400 settimane e una manciata di ore per decidere che me ne tiro fuori, sono stanco, non ho più voglia di giocare. Nemo iudex in causa propria, come dicono quelli, e tanto basterebbe a chiudere una vicenda grottesca che se non portasse con sé implicazioni tragiche sarebbe una stanca riproposizione di pose datate seppure ben congegnate.

Io, qua, sia abbastanza chiaro agli atti, non ho più voglia di scherzare né di perdere tempo.

Editoriale lungo, ma troppo breve per sintetizzare vicende enciclopediche, pensato e scritto per chi ci ha seguito in questi anni, nonostante i fatti degli ultimi mesi.
Degli altri me ne fotto alacremente.

Ho conosciuto Alfredo Zucchi nel maggio 2018 in una nota libreria romana, al seguito di una moltitudine disordinata che adesso non mi va nemmeno di nominare. Sono costretto a tornare indietro all’unico evento letterario e mondano degli ultimi anni che ricordo con piacere, a cui arrivavo con un’apprensione sollecitata da un diaframma tra il mio corpo incassato e la gioia di incontrare finalmente l’unica persona dell’ambiente che da quel momento avrei guardato con sincera ammirazione. Il Pastor di Crapula Club conquistò il mio affetto confessandomi di provare la nausea alla sola idea di aprire la casella postale di redazione e mettere ordine ai fatti del litblog che dirigeva. Fu una rivelazione che mi tolse il respiro e crepò la maschera che come una condanna calava sul mio volto: era lo stesso Ekel che provavo io ogni giorno e che mai avevo sognato di poter condividere nell’ipocrita bolla della meschina litweb che abitavo.

Erano i giorni della prima polemichetta contro i toscani che quasi ci costrinse a chiudere la rivista, i giorni dell’ammutinamento della redazione contro la decisione di ampliare i nostri intorni, dare un taglio allo splendido isolamento provinciale che assilla i romani romanisti de Roma e aspiranti tali, raffinare le nostre intenzioni e i nostri innocui esercizi letterari allo specchio.
Al centro di Verde dovevano esserci le persone, il primato delle relazioni, il linguaggio e la visione; lo scopo: fare buona letteratura.
Verde doveva avere più amici, belli e sinceri come solo i toscani talvolta sanno essere.

Erano i giorni dell’abbraccio mortale di Vanni Santoni e delle citazioni che Verde continuava inutilmente a collezionare, i giorni in cui giungemmo a ricevere cinquanta proposte di racconti a settimana – e di buoni potevamo setacciarne non di più di tre al mese, questo Vanni lo sa, lo sa chi scrive e chi legge, lo sa la redazione, lo sanno tutti; erano i giorni in cui sul blog della mia rivista venivo dipinto come un tiranno sanguinario o come un patetico coglione pazzo senza progettualità e privo di direzione.
Sono stato così buono da concedere ai miei sodali lo spazio e il tempo per organizzarsi al di là della mia guida e della mia ostensione.
Non ho mai preso pubblica parte al dibattito e ho ceduto alla richiesta di essere messo in discussione dalla mia redazione.
Tutti i miei tentativi di chiudere Verde sono falliti.
Sono giunto alla conclusione che chiudere Verde sia impossibile.
Per questo sono un coglione e lo sarò per sempre, ma sono ancora la persona più cattiva che conosco. Il mio lavoro è letteralmente fare piangere i bambini, in modi creativi e orientati all’acquisizione delle otto competenze chiave individuate dal Parlamento Europeo in una raccomandazione del 2006.
L’anno è forse errato? Me ne fotto e non controllerò su Google, perché io, qua, sia abbastanza chiaro agli atti, non ho più voglia di scherzare né di perdere tempo.

Prima di conoscermi, Stefano Felici era un boyscout sorridente che sperava di farsi un nome a Firenze grazie a un racconto pubblicato su Nazione Indiana.
Francesco Quaranta è ancora oggi un cameriere della bassa bresciana patito collezionista Salda Press e di bootleg dei Lunapop. Non credo ci sia altro da aggiungere, se non che dentro la litweb l’ho inventato io.
Luca Marinelli LETTERALMENTE non esisteva prima che il nostro incontro gli donasse la vita.
Del “dottor” Mosca, confinato a Pescara per motivi di cui un giorno si potrà pur parlare, preferisco non dire (ho già detto).
Federica Sabelli è la sola che valga qualcosa là dentro; io mi sono impadronito delle sue batterie eteriche.
Andrea Frau è il caro “Capitano” della nostra rivista, la delusione umana più cocente dell’esperienza di Verde, la firma in calce all’Ordine del giorno Grandi che chiude così pavidamente la nostra storia.
I redattori che negli anni sono fuggiti intimoriti dalla mia persona conservano immutata la mia stima.

La redazione sta preparando un documento che non ho tema di anticipare in cui tra le altre cose mi viene addebitato il fallimento di Scenicchia una sega #4 e dello Sciopero del racconto con Nuova Edizione e mi viene chiesto di rinunciare al ruolo di Ramses II.
Per Pierluca D’Antuono, bontà loro, ci sarà sempre spazio dentro Verde.

Il 5 dicembre 2019, tra defezioni all’ultimo secondo di prestigiosi giurati editoriali amici e il totale disimpegno anche economico della redazione, la sola persona che ho sentito vicina è stata Simone Lisi. Da Firenze.

Resto convinto che l’unica possibile via per continuare a fare rivista fosse sciogliere Verde dentro Nuova Edizione; la prima fase avrebbe previsto litwrestling, capslock, guerra dei fake, fasciofont, xenofemminismo, lazialità, sionismo e altre cose divertenti che non farò mai più; nella seconda fase, maturato e agito il caos, avremmo dichiarato lo sciopero del racconto che si sarebbe concluso in Nuova Edizione quando le condizioni attorno a noi avrebbero avuto luogo.
Lo sciopero è fallito, Verde non chiuderà: sono le uniche responsabilità che mi riconosco.
L’immensa tela che ho intrecciato è stata disfatta da un pubblico refrattario che non ha saputo intuire la grandezza del mio piano.
Il rimpianto maggiore è di non avere saputo chiarire i contorni della litwrestling, la costruzione di situazione più importante che abbiamo inventato dal nulla con lucidità e consapevolezza ferocissime, e nonostante le didascalie disseminate: Esiste una prospettiva più interna che ci fa dire che le riviste non sono i racconti che pubblicano, ma i simboli e i linguaggi che creano e lo spazio in cui stanno.
Delle cause in corso con il miglior scrittore comico italiano e con una manciata di patetici odiatori maschi falliti se ne occuperanno le mie avvocate.

È ridicolo solo pensare che Verde possa esistere senza di me o che allo stato io abbia ancora intenzione di fare Verde.
È ridicolo immaginare che Pierluca D’Antuono possa esistere senza Ramses II.
Nei prossimi giorni la redazione annuncerà l’ingresso di un nuovo redattore (a quanto ne so già individuato) che prenderà il mio posto.
Provo il sollievo della fine, nella consapevolezza di non avere lasciato nulla di intentato.
Ci sarà tempo e modo, nuove forme, un’altra via, un altro spazio per parlare ancora. Chi ha intenzione di ascoltare si metta in attesa del prossimo segnale che non tarderà.
Aspetto, su questa confortevole riva che adesso mi fa dà sponda, chi presto o tardi vorrà raggiungermi – o ne sarà costretto.
La storia di Verde, per quanto mi riguarda, si conclude oggi con le consuete classifiche di qualità di fine anno redatte da me.
La prima lista, la meno importante, raccoglie i dieci racconti più letti nel 2019 ed è una conferma alle mie più torve convinzioni sul nostro pubblico.
Segnalo poi i dieci racconti migliori che abbiamo pubblicato quest’anno ai “distratti” e a chi si ostina a “fare confusione tra cause congiunturali e cause strutturali, tra capacità e pratica, tra perseveranza e tenacia, tra merito e metodo, tra lettura e scrittura, tra letteratura e editoria, tra Giorgio Biferali e Luciano Funetta”.
L’ultimo elenco, quello a cui tengo di più, contiene l’identità di Verde, la rivista più importante degli ultimi dieci anni di riviste non importanti: è da quelle voci che un giorno sarà possibile riprendere le fila del discorso e tornare a immaginare uno spazio libero di visioni e linguaggio.

Autorizzo la pubblicazione di questo mio scritto senza illudermi sulla possibilità di riuscire a portare luce nel labirinto di errori, travisamenti, insinuazioni e accuse al cui centro sta il mio nome: la nostra epoca, che risente ancora troppo di odio e di amore, è la meno propizia per giudizi spassionati; il mio scopo sarà d’altronde raggiunto se alla fine una sola lettrice, equanime ed esente da preconcetti, sarà convinta che dal 30 aprile 2012 al 31 dicembre 2019 non aspirai che a fare del bene a Verde, sempre lusingandomi di avere evitato il male alle scenicchie.

Continua a leggere

Che cosa sta succedendo – Sulla fine #20: Er Di Vita e Magini

gregorio magini meme

Gregorio Magini, Contributo al dibattito (via Fb)

Avevamo annunciato che Verde non avrebbe chiuso, perché la nostra comunità non può fare a meno di noi. Avevamo promesso che sarebbe tutto finito il 30 aprile, perché abbiamo tirato troppo la corda e questo giochino che a capirlo sono i soliti 9 stronzi (che sono sempre meglio dei 4 amabili lettori, ma tant’è) non fa ridere neanche per sbaglio. Avevamo giurato che saremmo tornati a fare rivista, perché è il motivo per cui siamo nati. Avevamo addirittura stretto alleanze con i rivali di una vita.
Ma poi.
Ci hanno rapito il commissario.
Che dalla prigionia ha ordinato: “FASE TRE: riaprire il dibattito, far parlare i toscani, smemicchiare tutto, tornare a fare rivista, 8 giugno.”
E allora Verde non chiuderà, siamo tornati a fare rivista, smemicchiamo tutto, abbiamo riaperto il dibattito (qua lo trovate tutto). Adesso parlino i toscani. Per alzare un livello fino a questo momento imbarazzante. Per non continuare a parlarci addosso della nostra rivista ma del fare rivista. Perché la risposta all’annosa domanda (cos’è litblog) ancora non c’è. Perché va bene la polemichetta sulla scenicchia, ma qua la Storia ci chiede di fare una tassonomia geografica della scena. Perché sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi.
Cominciamo con il contributo grafico di Gregorio Magini, già miglior raccontista d’Italia e replicatore seriale d’autore. La legenda del meme che potete ammirare in alto (e qui su Facebook) recita con chiarezza:

① Il Giardino della Lingua Italiana
② La scenicchia letteraria fiorentina
③ La scena letteraria fiorentina
④ Er Felici
⑤ Verde Rivista
⑥ CrapulaClub
⑦ Facebook

Proseguiamo con Er Di Vita, cinghia di trasmissione tra la scena romana e quella fiorentina, che ha scritto per noi una piccola cosmogonia che mescola e accelera *davvero* tutto.
Francesco D’Isa, Gabriele Merlini, Vanni Santoni, autrici, autori, semplice gente purché di Firenze e delle altre province toscane: non privateci della vostra visione, questa è una chiamata, prendete parte al dibattito. Vi stiamo aspettando.
Continua a leggere

Che cosa sta succedendo – Sulla fine #19: Lucia Ghirotti

La guerra dei meme

La guerra dei meme/Reservoir lit

“Mia carissima Verde, desidero farti giungere nel giorno della festa della mamma, a te e a tutti, gli auguri più fervidi e affettuosi con tanta tenerezza per la famiglia e il piccolo Marinelli in particolare. Ricordami a Luciano che avrei dovuto vedere oggi. Prego Crapula di farti compagnia la notte. Io discretamente, bene alimentato e assistito con premura. Vi benedico, invio tante cose care a tutti e un forte abbraccio. […] Prescindo volutamente da ogni aspetto di polemichetta e mi attengo ai fatti. Benché non sappia nulla né del modo né di quanto accaduto dopo il mio prelevamento a opera della Redazione Ombra [OMISSIS], è fuori discussione – mi è stato detto con tutta chiarezza – che sono considerato un prigioniericchio politico, sottoposto, come Commissario di Verde, a un processo diretto ad accertare le mie responsabilità (processo contenuto in termini di scenicchia, ma che diventa sempre più stringente). Devo pensare che il grave addebito che mi viene fatto, si rivolge a me in quanto esponente qualificato della litweb. In verità siamo tutti noi non-toscani che siamo chiamati in causa ed è il nostro operato collettivo che è sotto accusa e di cui devo rispondere. Nella circostanza sopra descritta entra in gioco, al di là di ogni considerazione umanitaria che pure non si può ignorare, la ragione della Scenicchia. Soprattutto questa ragione di Scenicchia nel caso mio significa, riprendendo lo spunto accennato innanzi sulla mia attuale condizione, che io mi trovo sotto un dominio pieno e incontrollato, sottoposto a un processo popolare che può essere opportunamente graduato sui social, che sono in questo stato avendo tutte le conoscenze e sensibilità che derivano dalla lunga esperienza di Commissario, con il rischio di essere chiamato o indotto a parlare in maniera che potrebbe essere sgradevole e pericolosa in determinate situazioni (SalTo #18, presentazione del Lisi a Roma e/o finale di 8×8).
Inoltre la dottrina per la quale il rapimento non deve recare vantaggi, discutibile già nei casi comuni, dove il danno del rapito è estremamente probabile, non regge in circostanze di scenicchia, dove si provocano danni sicuri e incalcolabili non solo alla persona, ma alla litweb tutta. Il sacrificio degli innocenti in nome di un astratto principio di narrazione, mentre un indiscutibile stato di necessità dovrebbe indurre a salvarli, è inammissibile. Tutte le riviste del mondo si sono regolate in modo positivo, salvo Crapula che è litblog, ma non per il caso Zandomeneghi. E non si dica che la litweb perde la faccia, perché non ha saputo o potuto impedire il rapimento di un’alta personalità che significa qualcosa nella vita della Scena. Che Vanni Santoni vi illumini per il meglio, evitando che siate impantanati in un doloroso episodio, dal quale potrebbero dipendere molte cose, call di Narrandom incluse. I più affettuosi saluti.
Il Commissario
P.S. FASE TRE: riaprire il dibattito, far parlare i toscani, smemicchiare tutto, tornare a fare rivista, 8 giugno.”

Questo è il testo della lettera che ci è stata recapitata questa mattina in redazione. È STATO RAPITO. È ufficiale. Per il momento non possiamo aggiungere altro, se non che siamo sconvolti e senza di lui non sappiamo formattare i testi su WordPress (per tacere di categorie e tag). Dopo la pausa della settimana scorsa (complice l’armistizio con Crapula Club), adempiamo alle volontà del nostro Commissario e riapriamo il dibattito sulla chiusura di Verde (che qua trovate tutto) con il drammatico intervento di Lucia Ghirotti. Che cosa sta succedendo, ragazzi? È davvero la fine?
Continua a leggere

Che cosa sta succedendo – Sulla fine #18: Comeback Kid (Stefano Felici)

comeback kid felici

Stefano Felici, SOGNO + INVENZIONE

Il dibattito (qui tutto) si è esaurito, la nostra comunità si è espressa, Verde non chiuderà, Firenze è salva, torneremo a fare rivista, tutto bene quel che finisce bene? No, ragazzi, non funziona così. Ve lo diciamo con chiarezza: è stato un mese devastante, le ferite sono profonde, i colpi di coda saranno ferocissimi, i riposizionamenti imbarazzanti, nulla sarà più come prima. Che fare, dunque? Semplice: chinare il capo, lavorare con umiltà, ricostruire quel tessuto connettivo di relazioni virtuose, CHIEDERE SCUSA e rimediare (o #RI-media_re, per dirla con Mignola e gli amici di Crapula). In altre parole: mettere fine a questa inutile polemichetta. “Non voglio più nominare quel sostantivo vezzeggiato, da molti inteso passivo-aggressivo. Forse a ragione. Per questo chiedo scusa. Anzi, chiedo di più: chiedo cittadinanza! Esagero?” 😦 No, Stefanino, non esageri, te la meriti fosse solo per questa dichiarazione ufficiale: “non esiste alcuna *scenicchia*.”
Continua a leggere

Che cosa sta succedendo – Sulla fine #17: Guacamole коммюнике #2

3

Esemplare di meme di quarta generazione che – urbi et orbi – ha rotto il cazzo

Da un mese su Verde si dibatte sul futuro della nostra rivista (chiudere o continuare a fare rivista? Votate qui) e più in generale sullo stato del racconto in Italia, sulla editoria indipendente nazionale, sulla scenicchia toscana e sulle possibilità di una scenicchia toscana non toscana (qui tutti i contributi). Andava tutto bene finché non sono arrivati fascisti e memer. Non parliamo di Felici (non parliamo mai di Felici), ma della terza e quarta generazione di replicatori seriali che pure hanno egemonizzato il dibattito (qui, qui). Che cosa succede quando fascisti e memer addirittura di quinta generazione si incontrano? Viene fuori la sedicente “Redazione Ombra Guacamole“, che ha ben pensato di inviarci un secondo comunicato (non bastava il primo). Lo pubblichiamo soltanto perché ormai è chiaro che le cose hanno preso un’altra piega, il dibattito si è esaurito e aspettiamo sfiniti il 30 aprile, data in cui scopriremo se Verde avrà un futuro e se finalmente Pierluca D’Antuono interverrà pubblicamente (lo aspettiamo al varco).
Continua a leggere

Che cosa sta succedendo – Sulla fine #16: Flai

5

Federica Rodella

Il dibattito (qua tutto) va avanti da un mese, non riusciamo a venirne a capo. Facciamo a capirci: Verde deve chiudere? è la domanda che abbiamo allora posto a lettori, amici, collaboratori e redattori per capire e regolarci di conseguenza. Si vota qui fino al 30 aprile. Non sappiamo se Flai ha già votato, ma intuiamo la sua posizione: “Potete farlo: salvatevi. Io sono morto, voi siate forti.” Dopo averci spiegato qua cos’è Facebook, ci spiega adesso cosa è Verde. Grazie Flai, avercene.
Il collage è di Federica Rodella.
Continua a leggere

Che cosa sta succedendo – Sulla fine #15: Emanuela Cocco e Don De Lillo

Don De Lillo verde

Nessuno morirà (DeLilli Ching)

Emanuela Cocco è un sacco di cose (qui le trovate tutte): noi ricorderemo che scrive per L’Irrequieto, gestisce Congetture su Jakob ed è una sincera amica di Verde amata da tutti in redazione (ha scritto per noi questo bellissimo racconto pubblicato a settembre 2017). Inevitabile quindi che le chiedessimo di prendere parte all’annosissimo dibattito sulla nostra fine (qui tutto). E che si è inventata Emanuela? Il DeLilliChing: apre una pagina a caso di un romanzo a caso del vecchio Don, ci legge il vaticinio e noi ci regoliamo di conseguenza. La risposta è chiarissima.
Siamo stanchi ragazzi, è stato un mese sfiancante che ci saremmo evitati volentieri, ma presto finirà tutto. C’è una votazione in corso sulla nostra pagina Facebook, chiediamo a voi che cosa fare: Volete che Verde chiuda? Per il momento no in vantaggio con il 75%. Si vota qui fino al 30 aprile.
Continua a leggere