LE “CLASSIFICHE DI QUALITÀ DI VERDE” AKA IL LISTONE DI NATALE 2021 #9: ANTICO MAESTRO (FELICI)

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Claudia D’Angelo 2021

Storia dell’occhio, pubblicato nel luglio 2019 (qua), è stato il racconto più letto su Verde nel 2020 e nel 2021. Mentre festeggiamo l’avvenuta e meritata certificazione di long seller e ci chiediamo se non sia necessaria una postilla al racconto considerando l’Alpha mutazione del DelDeb e l’inquietante somiglianza di cui qui, Stefano Felici prende parte al nostro ciclo di racconti inediti natalizi contro liste e classifiche di fine anno aka IL LISTONE 2021 con una *anime memories* più lunga del solito, ambientata nel blocco fra viale Marconi e il fiume Tevere, Roma, dove è nato, cresciuto e vive tutt’ora. Chi segue Stefano sui social sa già di cosa stiamo parlando, per tuttə ə altrə: si tratta di una nuova fase di sperimentazione che conduce verso esiti di scrittura irriconoscibili e entusiasmanti. Antico maestro diventerà il nuovo long seller di Verde? Non lo sappiamo, ma per certo sarà la cosa migliore che leggerete oggi e domani.
La storia che racconta
Claudia D’Angelo si intitola RESISTENZA. Claupatra la spiega così: “Se quattro persone si trovano nello stesso luogo e due prendono il sole mentre le altre due si riparano con l’ombrello perché sta piovendo fortissimo non ci si trova di fronte a differenti opinioni ma a ben altro. A differenti forme di percezione, a sistemi neurocognitivi diversi. Si chiama speciazione ed è quello che è successo.”
Ne prendiamo atto…

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QUAERELE #3: Trilogia Caruso 1/3: Coglioni di arancio

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Pink Lodge

Quarele è uno spazio autogestito al di là della sfera di influenza delle nostre avvocate, per ribadire e rivendicare che la rivista si fa in redazione e si discute eventualmente *anche* in tribunale. Il contributo di oggi è clamoroso: Stefano Felici, già nella storia tra le altre cose per la trilogia del Brasiliano, consegna ai posteri un pesantissimo trittico attorno a una icona. Se non conoscete Michele Caruso, non dobbiamo dirci nulla, allontanatevi rapidamente da questa pagina e non tornate mai più. Se conoscete Michele Caruso, non dobbiamo dirci nulla. Coglioni di arancio, “chi ha capito ha capito”. Questa è letteratura e merita una querela.
Il meme è fritto dalla
Loggia Rosa.
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RICETTE #9: Cannelloni “29” alla D’Antuono

G r E e N L o D g Y

Buongiorno, siamo l’unica rivista qua in giro. Lo ha detto Alfredo Zucchi in merito a questo, la bomba lanciata per inaugurare un nuovo segno de La Nuova Verdə 2021. Lo siamo al di là di un podcast pazzesco, opera di Claudia D’Angelo che ha diretto la registrazione. Le opere e i prodotti audiovisivi sono fatti collettivi, ma la regia di Claudia ha ri-creato ciò che adesso potete sentire e che in video è un’altra cosa. La regia di Claudia è il motivo per cui non avevamo mai potuto fare un podcast e adesso invece possiamo. Tanto era dovuto, tenetelo a mente.
Alfredo Zucchi ha ragione, non è che non lo sapevamo, ma ciò non impedisce di emendarlo. La Nuova Verde è l’unica rivista qua in giro finché non perverrà un altrove dove
Stefano Felici, in attesa del fatidico maggio 22, inventerà ragionando in un ambiente analogamente insalubre Ricette per chiuderla così, Cannelloni 29, deformando D’Antuono, Sabelli, la redazione, se stesso, le voci di una costruzione letteraria che in questo uomo si fa carne cogliona, ma pur sempre carne. Felici è una centrifugazione fenomenica, qualsiasi cosa possa significare, che non ha mai suonato una nota ma ha fatto sentire la musica.
Dei racconti, d’altronde, non ce ne frega un cazzo.
Meme fritto dalla 
G r E e N  L o D g Y .

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FELICI. Per una letteratura minore

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Federica Sabelli 2021

Care e cari, è un eufemismo. Noi e voi non abbiamo niente da spartirci, si capisce. Ieri pomeriggio, durante il consueto scrolling alla ricerca di foto piccanti di editorialə della bolla, siamo “inciampatə” in questo e non essere citatə nemmeno tra parentesi ce lə fa girare molto stortə. Soluzione? Prendere quota per sfuggire alla bolla. Il board de La Nuova Verdə ha deliberato che il 2021 sarà l’anno dei nostri ombelichi. Chi ha capito per il momento ha capito. E chi non ha capito: il maggio 2022 è lontanissimo, ma Stefano Felici ha già un pezzo critico in vita. Per una letteratura minore. Lo ha scritto Federica Sabelli che tra le altre cose sostiene che “Il cibo è stranamente politico nella narrativa feliciana” e lo sapevamo e che, così lei, “non vi è mai stata scrittura più femminista e anti-sillogistica di quella feliciana”. È uno di quei patetici scherzi alla Verdə? Ai posteri.
Domani sera alle 19 nel noto gruppo Facebook “Book Advisor” conversiamo con Marco Lupo attorno a Hamburg. Qua torniamo mercoledì cazzi e pazzi.
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Ricette #8: Cenone di Capodanno

Il nostro desiderio era solo quello di riunire l’intera redazione di Verde a casa di Luca Marinelli per un cenone di Capodanno “con los uevos”. D’altronde il Commissario non è più così giovane e, al di là degli approcci “giovanili” alla gestione della rivista (roba che fa “cringiare” pure la redazione di Crack Rivista), questo potrebbe essere il nostro ultimo anno con lui. Prima del trapasso.
Le cose non sono andate proprio come previsto, a cominciare dal fatto che Marinelli non si è fatto trovare in casa. Vai a sapere dove si è cacciato. Alessio “Doc” Mosca si è isolato in quel di Chieti, fresco della delusione per il “racconto più bello e più snobbato del decennio” (qui). Claudia D’Angelo ha dichiarato di non potersi presentare perché “lei festeggia sì il Capodanno, ma quello cinese”, mentre Andrea Frau ha detto che in Sardegna c’è un fuso orario “ottùsu” e a casa sua lo spumantino non si stappa fino alla notte del 2 gennaio.
Quello che segue è il triste cenone di fine 2020 di Verde Rivista, consumato con piattini e bicchieri di plastica all’interno del macinino di Pierluca D’Antuono, in sosta con quattro frecce e riscaldamento “a palla” nel parcheggio accanto alla fermata metropolitana di Anagnina.
Quattro piatti, quattro autorə. (Contiene: Federica Sabelli, Stefano Felici, Francesco Quaranta)
In sottofondo, dall’autoradio, uno sconvolto Flavio Giurato sembra pregarci di abbatterlo.

Memino sobrio di P i n k  L o d g e .

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Ricette #7: Melanzane alla Viola Di Grado


Perché Nicola Lagioia non prende tutti i suoi antidoti al peggio del “discorso pubblico” e se li infila su per il culo? Il risultato sarebbe senza dubbio più interessante del suo Facebook: immaginate l’Instagram di Loredana Lipperini da cui ogni tanto una fotografia si distingue più delle altre per nitidezza e accollo, sostituite al tran-tran dei libri/gatti il broooom broooom broooom dell’egemonia emancipatrice del discorso letterario, qualsiasi cazzo di cosa significhi, e otterrete un Patreon free di bellissime parole e reaction gialle e rosse e acide come un Caravaggio coglione che affresca su lacerti di carta da parati usata da Federico Fiumani nel 1986 a Sollicciano per pulirsi il culo nel backstage di un concerto organizzato da Francesco Ammannati la morte di Luca Varani.
Meglio Nicola comunque della manica di stronzə che infestano la bolla da quando Soru ha deciso di fornire gratis l’accesso al world wide web. Non parliamo proprio di pateticə inself pazzə che si rifiutano di leggere La città dei vivi perché l’editoria in Italia è UNA COOOOOPOLA MAVIOOOOSAAAAAAA, come se le incularelle alla romana non esistessero pure la mattina allo specchio, di fronte alla scelta dello spazzolino da usare per fingere di essere meno morti e coglioni delle altrə.
Risultato? Noi Nicola Lagioia lo abbiamo incontrato all’ultimo SALTO in presenza e ci siamo trattenutə a stento da spaccargli una bottiglia di Campari in faccia, ma tra lui e Simone Sauza, che se non fosse l’ennesimo maschio bianco con il ditino nerd alzato sarebbe la nostra persona intellettuale di riferimento del Secolo, tutta la vita Nicola, che è pur sempre un amico.
Di Stefano Felici hanno già detto osservatrici e osservatori più acutə e titolatə di noi. Link agevolabili a proposito? Nessuno, per dire la persona. Meglio Stefano comunque che quel patetico coglione pazzo di Pierluca D’Antuono, che se prendesse le Ricette e tutto l’archivio di Verde e se lo infilasse su per il culo, ci sarebbe ancora spazio per i 2/3 dell’archivio cartaceo di Nuovi Argomenti (“è un eufemismo”) e per i 7/8 di Cadillac, la prima rivista autotomica della bolla.
Viola di Grado non sappiamo chi sia e non ce ne frega un cazzo.

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Ricette #6: Minestrone alla Mozzi

“Si è già detto tanto sul Maradona uomo, non gli s’è mai perdonato niente mentre era in vita”, dice il Commissario commosso davanti alle immagini del corteo commemorativo di Napoli. “Ebbene non esito a dire che El Pibe de Oro era la  persona che io avrei voluto essere, se già non fossi stato il Ramses”. Che gli vuoi dire a uno così? Hai voglia a dirgli “basta idoli, basta eroi”, uno come D’Antuono che pensa di poter dare del tu a Gesù Cristo, mica gli fai cambiare idea. E allora, mentre Quaranta ha già comprato i barattoli di vernice per imbrattare l’eventuale immancabile statua, mentre Claudia D’Angelo spiega per l’ennesima volta il fuorigioco a Federica Sabelli, mentre Luca Marinelli “mastera una quest” con i pupazzetti del presepe, lasciamo il Commissario al suo quieto lutto. “Maradona era mia sorella”, dice.

Con la Ricetta di oggi, Stefano Felici prende un respiro, si allontana dagli exploit grandiosi, prende le distanze dalla vida loca. Bisogna espiare le colpe con la giusta dieta. Vi presentiamo il Minestrone alla Mozzi.

Il meme è di P i n k  L o d g e.

 

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Ricette #5: Gnocchi alla Meschiari

Unə non può distrarsi mezza giornata a finire The Boys o Doom Patrol che ti droppano il nuovo DPCM e ti ritrovi in un’Italia a fasce colorate, un’Italia arcobaleno (magari), a cercare di capire se, quando e sotto quali condizioni potrai uscire di casa per le prossime settimane. Nel frattempo, “ditchiamo” la maratona di Mentana sugli Stati Uniti e sotto sotto speriamo vinca Trump per poterci gustare una di quelle belle guerre civili di una volta. Niente, pare proprio che il mondo stia per avvicinarsi alla fine (per noi, per noi, s’intende) e stranamente non è per colpa dello schwa. Pare proprio che non ci resti altro da fare che affidarci alle narrazioni apocalittiche (per noi umani, eh, aridaje, si chiaro) e all’unico rifugio per la mente e lo spirito che i nostri seimila anni di storia sono riusciti a procurarci: la buona cucina. 

Ecco perché oggi leggiamo la quinta puntata di Ricette, by Stefano Felici, che oggi esplora la selvaggina “sospetta” impiegata negli Gnocchi alla Meschiari. Il memicchio illustrativo è di P i n k  L o d g e.  

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Ricette #4: Trippa alla Luca Ricci

Come ben sapete, il nostro Commissario è un educatore. E come tale è al settimo “isolamento volontario pagato” nel giro di due mesi. Claudia D’Angelo nel frattempo si è autoimposta un “Ramadan al contrario”, ovvero mangia di giorno per non dover uscire a cercare cibo la notte e scontentare così il buon Presidente del Consiglio. Frau non risponde alle chat da settimane, riceviamo messaggi da parte sua tramite Franco Sardo nei quali leggiamo che “la dittatura del 5G ha costretto tutti i sardi a gettare i telefoni ai flutti”. Franco non conferma né smentisce. Insomma la situazione è grama.

Ma non disperate! Oggi tornano le Ricette di Stefano Felici. “Non sono facili, ma sono per tutti”, dice lui. Appena passerà questo orrendo virus coglione ci ritroveremo al Café Guacamole di Centocelle per un contest culinario a tema. Nel frattempo la “fortunata” Sabelli non fa il Ramadan e fa invece da beta-tester per queste invenzioni culinarie proposte dalle migliori penne dello Stivale. Come sarebbe a dire che la trippa “non è vegan”? Mannagg’…

Il meme è di P i n k  L o d g e  e lə più attentə di voi noteranno che è un “remake”, “re-up”, “reboot”. 

Buon appetito.

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Cover #5: Ricette

Ciò che doveva essere detto è stato scritto qua. Dunque editoriale brevissimo, giusto il tempo di notificare l’allontanamento della “colonna romana” dalla redazione di Verdə Rivista. Alessio Mosca risulta irreperibile da venerdì sera; il suo ultimo contatto: un banale scherzo telefonico a Filippo Santaniello. Stefano Felici, il sabato pomeriggio, fonda Crauti, rivista tedescofona che mira alla distruzione di Verdə. Andandosene dagli uffici della redazione, si trascina dietro Federica Sabelli, la quale nella fretta dimentica sulla scrivania il racconto di oggi. Che situazione imbarazzante per lə “dissidenti”.

Il 15 gennaio 2018 Verde pubblicava con riluttanza Ricette, raccontiello di Stefano Felici immediatamente entrato a far parte del Canone del Faraone, quella di oggi è la Cover di Federica Sabelli che punta a spazzare via l’originale dalla faccia del pianeta. Non esitiamo a dirlo: un addio col botto.

Il collage è di Claupatra.

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