Che cosa sta succedendo – Sulla fine #20: Er Di Vita e Magini

gregorio magini meme

Gregorio Magini, Contributo al dibattito (via Fb)

Avevamo annunciato che Verde non avrebbe chiuso, perché la nostra comunità non può fare a meno di noi. Avevamo promesso che sarebbe tutto finito il 30 aprile, perché abbiamo tirato troppo la corda e questo giochino che a capirlo sono i soliti 9 stronzi (che sono sempre meglio dei 4 amabili lettori, ma tant’è) non fa ridere neanche per sbaglio. Avevamo giurato che saremmo tornati a fare rivista, perché è il motivo per cui siamo nati. Avevamo addirittura stretto alleanze con i rivali di una vita.
Ma poi.
Ci hanno rapito il commissario.
Che dalla prigionia ha ordinato: “FASE TRE: riaprire il dibattito, far parlare i toscani, smemicchiare tutto, tornare a fare rivista, 8 giugno.”
E allora Verde non chiuderà, siamo tornati a fare rivista, smemicchiamo tutto, abbiamo riaperto il dibattito (qua lo trovate tutto). Adesso parlino i toscani. Per alzare un livello fino a questo momento imbarazzante. Per non continuare a parlarci addosso della nostra rivista ma del fare rivista. Perché la risposta all’annosa domanda (cos’è litblog) ancora non c’è. Perché va bene la polemichetta sulla scenicchia, ma qua la Storia ci chiede di fare una tassonomia geografica della scena. Perché sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi.
Cominciamo con il contributo grafico di Gregorio Magini, già miglior raccontista d’Italia e replicatore seriale d’autore. La legenda del meme che potete ammirare in alto (e qui su Facebook) recita con chiarezza:

① Il Giardino della Lingua Italiana
② La scenicchia letteraria fiorentina
③ La scena letteraria fiorentina
④ Er Felici
⑤ Verde Rivista
⑥ CrapulaClub
⑦ Facebook

Proseguiamo con Er Di Vita, cinghia di trasmissione tra la scena romana e quella fiorentina, che ha scritto per noi una piccola cosmogonia che mescola e accelera *davvero* tutto.
Francesco D’Isa, Gabriele Merlini, Vanni Santoni, autrici, autori, semplice gente purché di Firenze e delle altre province toscane: non privateci della vostra visione, questa è una chiamata, prendete parte al dibattito. Vi stiamo aspettando.

Muse di Lucia, che date glorie cangianti,
Sinagoga ora cantate ai vostri padri pensando:
per causa sua i contorni sono illustri e oscuri,
della Scena noti e ignoti, così farfugliò Sinagoga.
Facilmente dona forza vergando, facilmente ripete arruffando,
facilmente la Scena dilata, facilmente restringe,
ecco un nuovo adepto nell’hortus conclusus,
ecco una rivista, ora improvviso un diniego
tuona Sinagoga dal profondo delle eccelse dimore.
Ascoltami, il giardino nostro è aperto, la lingua italiana include
e con giustizia i pregiudizi sfronda,
e io a Verde alcune verità voglio cantare.

Conteso è l’accesso al giardino e spesso non compreso:
due modi riconosce HG, il primo apprezza silente,
ma l’altro con biasimo sdegna:
uno fatto di servilismo e pomposità porta a tentar l’ascesa
a Nardelli e Cammilli paganti, nessun mortale li ama, ma se costretti
gli eroi di Scenicchia combattono la triste contesa.
L’altro lo generò Slipperypond
e il Mostro diverso che nell’etere oscura dimora, e che pose
in Collettivomensa radici alla Scena, e per gli uomini è molto migliore:
qui l’accelerazionismo chi è pigro spinge al lavoro:
perché se uno non scrive e guarda un altro che,
con lena, si sforza di editare e digitare
e così seminare il suo nome, è allora che il vicino invidia il vicino
e buona è questa Cometa per gli uomini,
e il raccontista è geloso del raccontista, e il poeta del poeta
il romanziere invidia il romanziere, il cantore il cantore.

O Verde, queste cose nel tuo animo poni,
la baruffa che gode del male non distolga dal lavoro il tuo cuore
avvilito sbirciando i memicchi su Facebook.
Breve è il tempo per curarsi di contese e vuote facezie,
nell’hortus non si gioca a bocce e senza visioni abbondanti,
candidi croci su fondo rossastro in uno squarcio di alpeggi,
senza meduse volanti, alberi marionetta, uve di Dioniso
è inutile perfino tentare: in tal caso chiudi, Verde, i battenti.
Ma se di ciò avrai abbondanza,
muovi pure liti e tenzoni per il bene degli altri.
A te però un’altra volta non sarà possibile
scatenare a casaccio er Felici, l’accesso alle ortensie lucenti
dipende da te. Scena e Scenicchia, parole brandite a vanvera,
proclamiamo sovrapposte: mai le abbiamo divise, e se altro cercavi
di potare, prodigando i tuoi omaggi agli Zando,
alle EAP, alle rane giganti e agli orrendi divoratori di rose,
del tempo hai sprecato.
Ora sai la strada che porta al giardino
e quanto è più grande la metà dell’intero
e che la vera ricchezza si cela nel giglio e nell’asfodelo.

CONTINUA (qui tutti gli interventi)

Federico Di Vita

3 thoughts on “Che cosa sta succedendo – Sulla fine #20: Er Di Vita e Magini

  1. Sì, ma con tutta la caciara prevedibile che avete fatto sul chiudo non chiudo, che come scrissi subito sapevo sarebbe finita così, io ho perso il mordente per leggervi. Peccato davvero, non era meglio continuare a fare le cose che facevate senza marketing? Vi abbraccio

    "Mi piace"

  2. Pingback: Che cosa sta succedendo – Sulla fine #20: er Di Vita e Magini – Il blog di Federico di Vita

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...