Gioventù etrusca #6: Cristo si è fermato a Spinaceto

Alessio Mosca ha esordito su Verde quattro anni fa con un ormai classico litweb da sempre oggetto di culto della redazione: allora eravamo convinti che Alessio Mosca fosse un fake di Andrea Frau e Andrea Frau un ologramma di se stesso (ne dicevamo qui). Poi la bomba estallo (let’s rock), Mosca si convinse che “il carabiniere” fosse D’Antuono e Marinelli il suo ologramma. Da quel momento il Doc ha sfornato un solo racconto all’anno, per un corpus ragionatissimo e pluricelebrato (anche da Tina, ), come un Cristo che porta sulle sue spalle il peso di tutta la litweb. Stamattina il ragazzo è diverso, si è fermato a Spinaceto: impossibile non inserirlo nel nostro canone della Gioventù Etrusca.
Memicchio fritto ad hoc dalla Pink Lodge.

Sei diverso stamattina ragazzo. Ti svegli tutto sudato nella tua cameretta in via dei Caduti per la Resistenza, sono le sei e trenta e dormono tutti tranne tuo padre che sta già fuori a raccogliere la monnezza di tutta Roma sud.

Ti chiudi al bagno e studi il tuo viso secco, guardi i tuoi occhi neri e il sopracciglio rasato in due punti, ti passi una mano sulla boccia e senti i capelli grattarti i polpastrelli, gonfi le labbra e ti mandi due bacetti, ti sciacqui la faccia e schiacci un paio di brufoli sulla fronte. È il 28 maggio 2005 e sei sempre tu. Quel sogno così vivido da svegliarti e quella luce che di notte ti ha attraversato non hanno lasciato traccia. Ma tu non credi a queste cose ragazzo. E allora fai come nulla fosse e ti infili i jeans di Dolce e Gabbana col cavallo che ti arriva quasi alle ginocchia, le chiappe stanno mezze di fuori e stai attento che l’elastico dei boxer sporga per bene perché tutti devono vedere che so’ di Calvin Klein. Ti lasci addosso la canottiera bianca tutta aderente e vai in cucina e mentre il caffè esce fumi una marlboro alla finestra. Spinaceto è una Betlemme di cemento dove il sole fa fatica a sorgere nascosto dai palazzoni popolari.
Esci che tua madre e tua sorella ancora dormono.

Indossi il berretto della Rizla con la visiera schiacciata che pare un becco, sopra ti ci infili la scodella proprio sotto la nuca con il cinturino slacciato che pare un elmo, manco tu sai come fai a tenerla in bilico sul pizzo del cranio mentre sfrecci col tuo SR 50 con lo scarico Polini che quando apri tutto pare la pernacchia di un dio.
Ti becchi con gli altri all’Eur, eccoli che ti aspettano davanti al Bar Spaten, col cazzo che oggi vai a scuola, oggi si fa sega, oggi andate a fare casino. Ci sta Er Cespa, per i capelli, Er Moro che è sempre abbronzato e Er Lama, per gli sputi e il coltello, e poi ci sei tu, Marietto e basta, Marietto che pari un pupazzo mentre fai il saluto romano e urli Duce! e quelli che tendono il braccio e ti rispondono in coro Duce!

Capelli rasati, canotte bianche e una maglietta rosa di D&G, celtiche tatuate sui deltoidi, pantaloni della Richmond e Nike Shox, sui caschi svastiche disegnate con gli uniposca e Dux Mea Lux, Boia chi molla, W la figa e Lazio merda, sono le otto di mattina e stanno già con una birra in mano, chi non beve fuma, chi non fuma scatarra a terra.
Andate a farvi un giro al laghetto. Bestemmiate ad alta voce e ridete sguaiati, vi acchittate un cannone di fumo e ruttate, dite la fregna è fregna mica è legna e la fica è fica mica ortica.
Camminate gagliardi e fissate le donne, vi girate di gruppo per squadrare i loro culi e se qualcuno osa dirvi qualcosa lo corcate di botte, non ve ne frega proprio un cazzo di niente.
Li vedete, laggiù, su quella panchina di marmo in mezzo alle frasche. Si baciano, sti schifosi, du’ froci demmerda, sembrano una pubblicità dell’estate, trescano forte mentre uno tiene in mano un Calippo e l’altro un barboncino al guinzaglio.
V’avvicinate coatti, Che c’avete un euro?
Quelli già spaventati fanno segno di no con la testa, uno fa per vedere se ci sono spicci nel portafogli ma Er Cespa glielo strappa di mano e comincia a frugarci dentro, l’altro si alza intimorito e Er Lama gli fracassa la faccia con una capocciata.
Ma voi froci nun eravate generosi?
Quello col barboncino non fa in tempo ad alzarsi che gli rifilano una sberla in bocca, casca a terra e si ritrova una suola in faccia mentre Er Cespa e Er Moro lo cominciano a prendere a calci come battessero punizioni.
Che c’è ragazzo? Cos’è questa pena che ti fa distogliere lo sguardo e ti si piazza sulla gola, che ti fa allungare le braccia e afferrare l’aria come dire fermi, basta ma che state a fa’?
Oh! ti urla contro Er Lama, A cojò, sveja, che te stai a infrocì?
Eh no ma de che, rispondi punto sull’orgoglio, che ti prende? ti chiedi e incazzato nero cominci pure te a calciare, più forte di tutti, come volessi spezzargli le coste e bucare i polmoni, come volessi insegnargli a usare il culo nel modo giusto.

Hai le mani insanguinate ragazzo, il sangue tuo e di quei froci gocciola a terra dalle tue nocche aperte ed ecco il barboncino che ti si avvicina e ti comincia a leccare la mano, Levate dal cazzo, gli fai, alzi il braccio come a volergli tirare una sberla ma ecco che un altro cagnetto ti si avvicina, ti gira intorno e ti fa le feste, ansima con la lingua di fuori mentre ne arriva un altro e un altro ancora e a te che cominciano a scendere le lacrime dagli occhi e li implori Levateve, levateve mentre cadi in ginocchio e ormai i cani sono più di dieci e ti leccano via tutto il sangue e scodinzolano e guaiscono e la luce filtra in fasci dalle nuvole e ti illumina da dietro e pare proprio che ti avvolga, che avvolga solo te.
, ti fa er Lama, Che cazzo succede?
Ie puzzeranno le mano de prociutto, fa Er Cespa, ma l’altro l’ha capito che c’è qualcosa che non va, C’ha qualcosa di diverso pensa da dietro gli occhiali a maschera di Dior.

La sera, come tutte le sere vi beccate dietro la Basilica di San Pietro e Paolo. Nello spiazzo qualcuno fa le pinne su un SH 125, i fischi delle gomme di una Polo intraversata coprono un pezzo di Gigi d’Agostino che risuona dalle casse di una Chatenet grigia dove qualcuno dà due botte di cocaina o si fa’ fare un pompino da una quattordicenne, qualcun altro per la noia infrange a terra bottiglie vuote di birra cospargendo l’asfalto di cristalli verdi.
Che famo, che nun famo, che du’ cojoni, dicono, dovemo svortà.
Er Lama allora prende una busta di plastica e quatto quatto si piega sul marciapiede e comincia a riempirla di sanpietrini.
No a Lama è tardi, fa er Cespa ridacchiando, stai sempre a fa’r matto!
Sfrecciate lungo via dell’Umanesimo, Er Moro guida, le luci dei lampioni disegnano ombre violente sul viso del Lama che col busto sporto dal finestrino abbassato tiene la busta fra le gambe e un sampietrino in mano. Eccone uno! fa, prende la mira e sferra una una sassata in faccia a un travello: a schifosi! urla, mentre i gemiti del travestito si perdono nella fresca notte primaverile e tu piangi in silenzio con la faccia nascosta nel buio dei sedili posteriori.

È un’altra mattina ragazzo. Oggi ti sei svegliato col letto sozzo di sangue. C’hai due buchi sulle mani che puoi guardarci attraverso, la ferita è aperta e la carne è viva, sei spaventato, Ma perché proprio a me? ti domandi, poi bestemmi e ti incazzi, prendi un paio di guanti da lavoro di tuo padre, ci tagli i polpastrelli e te li infili, disfi il letto e ti metti a lavare le lenzuola prima che qualcuno se ne accorga.
Esci a farti un giro e passi davanti alla Parrocchia di San Giovanni Evangelista, il vecchio con la cataratta sta sempre lì, buttato all’ingresso della chiesa, i due cani rognosi nei quali è avvolto sono il suo giaciglio, le sue coperte, la sua casa, sono i suoi occhi, sono cieco aiutatemi, c’ha scritto su un cartone, ma se te bevi tutti i sordi che alzi, pensi, e intanto senti il peso delle grosse croci di bronzo appese sulle mura di mattoni.
E mo’ basta.
Allora ragazzo tiri su col naso e gratti via tutto, ti rigiri il moccio in bocca e scozzi a terra una pallotta gialla. Ti inginocchi e mescoli lo sputo col fango poi prendi la poltiglia e la schiaffi sugli occhi del vecchio.
Questo si incazza e colpisce l’aria, Che fai? Che voi? Non me toccare, urla col suo accento slavo.
Nu’ rompe er cazzo vecchio, dici e mentre ti alzi e te ne vai gli occhietti sbiaditi dell’uomo riacquistano colore così come il suo mondo e un sorriso sdentato gli si apre sul viso mentre si lascia sommergere dal cielo azzurro di Roma.
E tu se già lontano, corri sulle pozzanghere che pari galleggiarci sopra, la molla delle shox ti dà la spinta mentre il berretto della Rizla fende l’aria e sembra quasi che tu stia fermo e la terra si muova spinta dalle tue gambe sottili. Ansimi e formi il vento, sudi e dall’altra parte del mondo piove. Ti sdrai sul prato sotto un albero, sfiori i fili d’erba e quelli fioriscono. Fumi, e pare che le tue boccate formino le nuvole. Ti appisoli e le tue palpebre che scendono pesanti sono un tramonto. Dormi ora, riposati che stasera si fa festa, stasera si balla.

Eccolo l’NRG Ciampino. È mezzanotte. Vi beccate all’ingresso con le vostre amiche, Giada, Luana, Serena, due bacetti sulla guancia e il braccio le lega la vita, c’è pure Giulia, la donna der Lama, Giulia con la gonna girofica e la t-shirt di Subdued, Giulia che sei pazzo di lei, che per lei faresti qualsiasi cosa.
A Mariè ma che sei no’ scassinatore che giri coi guantini? Ti sfottono.
Doppi tagli, gelatina e canotte, l’aria sa di fumo, hashish, fragranze di Dior, Boss, Armani e CK,
Henry Pass urla come fosse in calore: Fate un applauso della Madonna Ciccone, una mandria di braccia tese rivolte verso il palco, Voglio sentire l’urlo dei ragazzi dal pisello d’oro!
Lou Bellucci presenta in diretta nazionale su M2O, Emanuele Inglese diii jei! I fari colorati tingono le vostre pelli di rosso, verde e azzurro, nubi tossiche che pare l’inferno, tutti in coro: Di-a-bolika, di-a-bolika!
I bassi battono che li senti nel petto nelle tempie, negli occhi, battono che si sostituiscono al cuore, la musica pompa e il vocalist urla – Eddaje – e tutti rispondono E bombe!
Eddaje eddaje e daje!
Eddaje eddaje e daje!
E daje!
E bombe!

È il Diabolika ragazzo, luce a intermittenza e ti muovi a scatti, balli che pare che trascendi, balli da dio e tutte si bagnano, è l’estasi ragazzo e gli occhi ti si rigirano e il tuo corpo va da solo, i piedi vorticano e le braccia si annodano, la folla ti fa spazio e ci sei tu al centro della pista e tutti ti guardano e ti incitano e tirano cazzotti al cielo a tempo di musica house.
Oh ma che s’è calato Marietto? Fa’ er Cespa, solo er Lama non è fomentato mentre Giulia ti si avvicina sexy e ti appoggia le chiappe sul pacco, ballate e vi strusciate, Giulia dalla pelle ambrata e dal culo che parla, Giulia bellissima che ti ficca la lingua in bocca e limonate coi fiati, la saliva, le gambe, con i capelli, con le mani nelle mutande e tutta la vostra fame.
Apri gli occhi e la discoteca è un’enorme tempio brulicante di fedeli in preghiera per te, pregano zompettando con le mani al cielo in preda a convulsioni mistiche e in quel groviglio di carne intravedi Er Lama che si fa largo nella calca, si avvicina minaccioso che pare un pazzo, Scappa! dici a Giulia, mò so’ cazzi e hai paura, ora vi ammazza a tutti e due ma la folla gli si chiude d’innanzi come le acque del Mar Rosso a fine traversata, la gente si moltiplica e gli sbarra la strada e quello ti perde travolto da quei fluttui di Cristiani ingrifati.
Ti ritrovi fuori il locale, le orecchie ancora ti ronzano, sei confuso, dov’è lei? dov’è lui? nel tuo sangue ecstasy, cocaina, marijuana, rum e pera e vodka alla fragola, ce l’hai ancora duro quando er Lama esce fuori enorme, incazzato fracico, trascina Giulia per il collo come fosse una cagna, Ah cojone, che te piace la donna mia? sbraita mentre tira fuori il coltello. Lei urla, piange, ti guarda disperata.

Er Lama l’afferra per la mandibola con la sua mano enorme che la prende da orecchio a orecchio, Mo ce penzo io a te, le poggia il coltello sotto l’occhio e con un taglio secco la sfregia fino al mento. Giulia barcolla a terra, il sangue sgorga impiastrandole la faccia e i vestiti, si poggia le mani sul viso poi le guarda come se quel sangue non fosse il suo. Il tempo è come bloccato e corri verso di lei, tu che dovevi amarla e proteggerla, tu che dovevi sconfiggere il male e portare la pace fra gli uomini e manco riesci a sfiorarla che ti arriva una coltellata nelle budella, poi un’altra e un’altra ancora e un’ultima che sale fin sotto lo sterno. Quando sfila la lama crolli a terra esanime. E’ pe’ sta merda che te sei messa strojeggià? fa’ Er Lama che si abbassa la zip, si mette una mano sul fianco e comincia a pisciarti addosso ridendo di gusto mentre mira la tua bocca. Intanto un fiotto di sangue cola dalla faccia di Giulia e scivola sull’asfalto unendosi alla pozza di sangue dove sei immerso come ti abbeverasse di tutto l’amore del mondo. E allora apri gli occhi e ti alzi, zuppo di sangue e piscio e sei bellissimo mentre raggiungi Giulia e passi accanto a Er Lama che ti fissa pietrificato. Ti pieghi su di lei e le accarezzi il volto, poi le copri la ferita con la mano e quando la levi il taglio si è rimarginato, scomparso, è tornata la sua pelle liscia come una mandorla della Galilea. La adagi dolcemente sull’asfalto poi ti avvicini a passi lenti verso Er Lama che lascia cadere a terra il coltello e ti guarda imbambolato col cazzo ancora di fuori, tu hai i pugni chiusi e le froge spalancate, sbuffi incazzato che faresti paura a una tigre, lui cade in ginocchio ai tuoi piedi e allora gli afferri il viso e lo abbracci premendolo sul tuo ventre.

Perdonalo ragazzo perdonalo, perché ora l’hai capito e sei il Cristo, e sulle tue spalle porti il peso di tutta l’umanità.

Alessio Mosca

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