Jurodivye #3: Aforisma 76 (Tedoldi)

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Claudio D’Angelo, Aforisma 77

Andrea Zandomeneghi ha creato per Verde Jurodivye, una rubrica di racconti che almanacca sulla radicalità eteroclita e di smarginamento: testi mistici, pornografici, aberranti, equivoci, deformi. Indulgendo alla psichedelia, all’irregolarità, al degrado erotico e mentale, alla pneumatologia, all’anfibologia, alla psiconautica, alla teratomorfia. In tre parole: “piangere, riflettere, evolvere” (la citazione è stata editata secondo le pratiche di cui qui).
Chi ci segue avrà già letto l’esposizione di AGZ medesimo (qua) e il movimento di Gian Marco Griffi (qui).
Chi non ci segue è fortunato (“e questo è inconfutabile”), chi è di passaggio oggi sperimenterà con Aforisma 76 l’agnizione di Giordano Tedoldi, già definito “il cattivo della letteratura italiana”, già omaggiato anche in libreria da un nostro importante redattore, autore di racconti (“Io odio John Updike”, Fazi 2006 e minimum fax 2016, “Decomposizione della letteratura”, autop 2021) e di romanzi (“I segnalati”, Fazi 2013; “Tabù”, Tunué 2017, “Necropolis”, Chiarelettere 2019).
La copertina inedita è di Claudia D’Angelo. Continua a leggere

VERDE@FLIP 2022 | 2-4 SETTEMBRE 2022

Festival della Letteratura Indipendente di Pomigliano

Da stasera fino a domenica 4 siamo al Flip di Pomigliano.

  • Sabato 3 Presentazione della collana tREma (Arcoiris) diretta da Emanuela Cocco; della casa editrice Tetra diretta da Roberto Venturini e del libro “Chiromantica medica” (nottetempo) di Alessio Mosca, modera Verde Rivista e Andrea Zandomeneghi. Luogo evento: Centro Giorgio La Pira.

Programma completo qui.

COVER #13: LA BADESSA

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Alberto Calce, “Sfida ad Alessio Mosca”, 28 maggio 2021

28 maggio 2021
Gentilissimo Alberto Calce,
le sue velate minacce di teste calanti ci causano, per dirla con il nostro amico Luca Mignola, un immanente incurvamento dell’arcata sopraccigliare peraltro sporgente. In un decennio di bolle la collazione di patetismi catalogati con criteri che avrebbero spinto Melvil Dewey sul baratro della follia a sviluppare il concetto di entropia farebbe cadere il cazzo anche al più acerrimo dei nostri nemici che, spiace dirlo, non è allo stato lei.
Ci invii piuttosto La Badessa, lo confronteremo scientificamente all’originale in questione (primo e già peggior racconto del nostro, qui). Le garantiamo pubblicazione “immediata” a tambur battente alla faccia (di merda) del nostro Mosca, peraltro già coverizzato “twice” (qui e qui), in quanto autore maggiore della letteratura coeva nazionale.
Change our mind. 
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Cover #8: che il o l’ o l’ l’ era e del fu

Succede che il nostro Capitano Andrea Frau è tornato attivo sulla pagina Facebook di Verde Rivista nell’ultima settimana. Siamo molto felici, ma stamattina cominciano già a “fioccare” le conseguenze:

  • Lundini ha contattato Alessandro Gori per vedere se eventualmente può usufruire anche lui degli avvocati di minimum fax
  • Leonardo Luccone non fa altro che postare foto di cibo e sfidare Stefano Felici a un “Cook-out”
  • Ferruccio Mazzanti ci scrive “basta raga che mi imputtanate l’uscita del libro”
  • Mauro Maraschi piange ininterrottamente da una settimana e non c’è gelato o dolcetto che tenga
  • Alfredo Zucchi è semplicemente scomparso
  • Gianluca Liguori si è accampato sotto casa di D’Antuono
  • Ippolita Luzzo continua a chiedere delucidazioni riguardo il termine “situazionismo”.

Ma non lasciamoci distrarre. Oggi l’amica Sara Mazzini ci regala una perla: di nuovo una Cover, di nuovo di Alessio Mosca (l’unico finora a meritarsi un doppio rifacimento, d’altronde non a caso da un paio d’anni è il nostro candidato ufficiale a miglior raccontista d’Italia, se non fosse per quel problema…) e del suo Agro Pontino. Sara ci ha detto: “stavo giohando hon il racconto di Mòsha, m’è hadutho ed è ffinito ‘n mille pezzi. Allora l’ho rrimesso ‘nsieme come mi harbava a me”. Sembra che Sara si sia chiusa in una sala prove, abbia suonato e ballato con le frasi del racconto e dopo ore di gioco ne sia uscita con questo Che il o l’ o l’ l’ era e del fu, titolo che (lo diciamo per lə nostrə lettorə un po’ più durə di comprendonio, tipo Quaranta) è anche la chiave dell’operazione.

Il dipinto è della nostra “Federtiti” Federica Sabelli.

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Cover #2: Il moschiglione

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Claudia D’Angelo, La Gigantessa

Permettete che dopo cinque anni di blog e due da mensile cartaceo noi si abbia smesso da un pezzo di conticchiare nomi e cognomi (peraltro impilati tutti qua)? Una cosa è certa, benedettə ragazzə: in sette gloriosi anni La Nuova Verde ha pubblicato la qualunque, le penne più valide della già litosfera litweb (permettete che dopo cinque anni di blog e due da mensile cartaceo noi qua si ricicli frizzi e lazzi) hanno contributo alla causa, tutte meno una che oggi finalmente firma le nostre pagine.
Monica Pezzella è nata a Scafati (SA) nel 1983. Vive a Roma. Ha studiato archeologia orientale e poi editoria. Traduttrice e editor, ha collaborato con Nutrimenti, LUISS University Press, Fabbri, Elliot, Ponte alle Grazie (NDR non manca nessuno? eheheh). Qualche racconto pubblicato su qualche rivista, Nazione Indiana, TerraNullius ecc. Nel 2019 ha fondato online la rivista di scrittura verticale Sulla quarta corda, che noi amiamo molto e così speriamo di voi.
A Monica non potevamo chiedere un banale pronto da portare confezionato in serie per gli standard di letture dozzinali del nostro amato pubblico, ma un elaborato sartoriale per Cover, la rubrica che riscrive alcune delle storie che hanno fatto la storia di Verde.
La gigantessa è un mito fondativo della civiltà che abbiamo creato, inutile linkare, chi ci segue sa dell’importanza del primo racconto di Alessio Mosca (di chi non ci segue ce ne fottiamo alacremente). Il moschiglione riapre quel testo ricreando quell’insieme di condizioni di felicità che solo una traduttrice poteva soddisfare (posto che significhi qualcosa). In altre parole: un giorno bello per Verde.
10 a 1 che Tina se ne innamorerà. Auguri a IBIB, sono passati tre anni pazzeschi. A maggio le chiedevamo in diretta i primi racconti segnalati: lei non lo ricordava, noi invece sì (e già c’eravamo con Gioia).
Un oscuro laboratorio di parole a capo è nato. Seguitelo. E segnatevi quest’altra penna che non abbiamo pubblicato (per ora) (eheheh): Valeria Marzano (già fondatrice del noto Collettivo anarco-satanista) In fuga dalla Bocciofila. Se toccano uno toccano tutti (qua), non ci fermano due incendi figuriamoci i furti (down with the patetici intimidatori pazzi). 
Mentre voi leggerete queste righe noi saremo a scuola, chi in classe, chi in cucina a preparare “Ricette“. Mercoledì ve ne diremo. Buon inizio, che Iside vegli su di noi e sui collage di “ClaupatraD’Angelo.
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Gioventù etrusca #6: Cristo si è fermato a Spinaceto

Alessio Mosca ha esordito su Verde quattro anni fa con un ormai classico litweb da sempre oggetto di culto della redazione: allora eravamo convinti che Alessio Mosca fosse un fake di Andrea Frau e Andrea Frau un ologramma di se stesso (ne dicevamo qui). Poi la bomba estallo (let’s rock), Mosca si convinse che “il carabiniere” fosse D’Antuono e Marinelli il suo ologramma. Da quel momento il Doc ha sfornato un solo racconto all’anno, per un corpus ragionatissimo e pluricelebrato (anche da Tina, ), come un Cristo che porta sulle sue spalle il peso di tutta la litweb. Stamattina il ragazzo è diverso, si è fermato a Spinaceto: impossibile non inserirlo nel nostro canone della Gioventù Etrusca.
Memicchio fritto ad hoc dalla Pink Lodge.
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L’italiano

Roberto Gerace, nasce nel 1991 a Sant’Agata Militello (ME) e non vive a Londra. Si laurea a Pisa  con una tesi su Bianciardi e, dopo un anno sulle sue tracce a Milano, decide di tornare al Sud per ripercorrere le proprie. Fa parte della redazione della rivista letteraria Il Primo Amore. Una sua prosa lirica è apparsa su Nazione indiana, una sua poesia sul primo numero di Crack Rivista. A volte scrive di critica, ma poi se ne pente. Come i veri poeti, non ha la patente. Oggi esordisce su Verde con L’Italiano.

Squilla il telefono in bachelite del Commissario. Siccome aspettiamo una chiamata dallo Studio Oblique, ci fiondiamo in otto sull’apparecchio. Vince il Doc Mosca:
«Pronto, coworking Verde Rivista, how can I help you?»
All’altro capo, meraviglia delle meraviglie, è Greta Thunberg: “Œ Coglioni è finita la Pasquetta di merda? Avete fatto la differenziata?»
«La diff… La differenziale?»
«Æø non fare il furbo con me, porco, ti sfondo. La differenziata».
«Scu… Scusa è che il mio svedese è un po’ arrugginito. Ti passo il Commissario».
«Il Commiss…»
«Sì, aspe’…»
«Aspe’?!»
«Aspe’…»
«Œ occhio a non fare allusioni a questa condiz…»
«…tta. Volevo dire, aspetta».
«Ah».
«Eh, che pensavi, snowflake?»
«Smettila, non sei mio padre!»
«Siamo sicuri?»
Il basitissimo Mosca sente esplodere un pianto all’altro capo del telefono. Non sta più parlando con la giovane paladina nella lotta contro il cambiamento climatico, bensì con un’insicura ragazzina di sedici anni che ha tante, troppe responsabilità sulle spalle. Il nostro decide di affrontare la situazione da persona matura, forte dell’esperienza al call center help desk di Rai Tre: «SCUSI HA SBAGLIATO NUMERO!»
«Scusa sto un po’ edgy, per via degli haters… Ma io dico», comincia la Greta tra i singhiozzi, «Che importanza ha se fo tutto da me o se sono un burattino dei media? Non è più importante il messaggio che porto, non è più importante partecipare alla mia lotta?»
E Mosca: «Praticamente».
E il Commissario: «Ma infatti siamo talmente con te, cara, che Verde non la stampiamo dal 2013 per salvare gli alberi».
E Greta: «Frocio».
«Però stai ridendo, eddai che stai ridendo!»
«Tacci tua Commissa’, sei ‘na sagomæ».
«Senti però adesso attacca che aspettiamo una telefonata da Luccone, eh. Grazie».

L’illustrazione è di Sofia Mori.

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Gli esantemi e i lucumoni

Alessio Mosca non è più solo il nostro psichiatra di fiducia, ormai è un verde ad honorem, un balordo come noi, tanto che ci suggerisce pure idee per gli editoriali (ragazz*, stiamo finendo i post it verdi, presto metteremo su un nuovo crowdfunding, scusateci per le spese dissennate, cercheremo di metter più giudizio). Dovete pensare a Mosca come il nostro Dr. Gonzo, l’avvocato samoano di Paura e Disgusto a Las Vegas (“Letteratura e Dissing a Palestrina”).
Er Fly non sarà più il miglior raccontista della lit-web, almeno secondo IBiB, ma 
continua a stupirci con il suo ciclo sulle trasfigurazioni umane. Il doc è un grande appassionato di storia etrusca, la sua è proprio una fissazione che traspare anche da questo racconto.
Cos’hanno in comune eruzioni cutanee e antichi misteri etruschi? Leggete per scoprirlo.

State attenti benedett* ragazz*, abbiamo in serbo delle novità clamorose, stentiamo ancora a crederci! Ma diteci di voi, state scrivendo i vostri racconti per Scenicchia una sega #2? Fate come il nostro buon amico e mettetevi sotto! Per citare Ramses: “A Sus #2 può partecipare soltanto chi desidera riscrivere la storia della litweb. It’s not about big money. È ABBASTANZA CHIARO?”

Illustrazione di Sofia Mori.

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