QUAERELE #3: Trilogia Caruso 1/3: Coglioni di arancio

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Pink Lodge

Quarele è uno spazio autogestito al di là della sfera di influenza delle nostre avvocate, per ribadire e rivendicare che la rivista si fa in redazione e si discute eventualmente *anche* in tribunale. Il contributo di oggi è clamoroso: Stefano Felici, già nella storia tra le altre cose per la trilogia del Brasiliano, consegna ai posteri un pesantissimo trittico attorno a una icona. Se non conoscete Michele Caruso, non dobbiamo dirci nulla, allontanatevi rapidamente da questa pagina e non tornate mai più. Se conoscete Michele Caruso, non dobbiamo dirci nulla. Coglioni di arancio, “chi ha capito ha capito”. Questa è letteratura e merita una querela.
Il meme è fritto dalla
Loggia Rosa.
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Ricette #5: Gnocchi alla Meschiari

Unə non può distrarsi mezza giornata a finire The Boys o Doom Patrol che ti droppano il nuovo DPCM e ti ritrovi in un’Italia a fasce colorate, un’Italia arcobaleno (magari), a cercare di capire se, quando e sotto quali condizioni potrai uscire di casa per le prossime settimane. Nel frattempo, “ditchiamo” la maratona di Mentana sugli Stati Uniti e sotto sotto speriamo vinca Trump per poterci gustare una di quelle belle guerre civili di una volta. Niente, pare proprio che il mondo stia per avvicinarsi alla fine (per noi, per noi, s’intende) e stranamente non è per colpa dello schwa. Pare proprio che non ci resti altro da fare che affidarci alle narrazioni apocalittiche (per noi umani, eh, aridaje, si chiaro) e all’unico rifugio per la mente e lo spirito che i nostri seimila anni di storia sono riusciti a procurarci: la buona cucina. 

Ecco perché oggi leggiamo la quinta puntata di Ricette, by Stefano Felici, che oggi esplora la selvaggina “sospetta” impiegata negli Gnocchi alla Meschiari. Il memicchio illustrativo è di P i n k  L o d g e.  

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Ricette #4: Trippa alla Luca Ricci

Come ben sapete, il nostro Commissario è un educatore. E come tale è al settimo “isolamento volontario pagato” nel giro di due mesi. Claudia D’Angelo nel frattempo si è autoimposta un “Ramadan al contrario”, ovvero mangia di giorno per non dover uscire a cercare cibo la notte e scontentare così il buon Presidente del Consiglio. Frau non risponde alle chat da settimane, riceviamo messaggi da parte sua tramite Franco Sardo nei quali leggiamo che “la dittatura del 5G ha costretto tutti i sardi a gettare i telefoni ai flutti”. Franco non conferma né smentisce. Insomma la situazione è grama.

Ma non disperate! Oggi tornano le Ricette di Stefano Felici. “Non sono facili, ma sono per tutti”, dice lui. Appena passerà questo orrendo virus coglione ci ritroveremo al Café Guacamole di Centocelle per un contest culinario a tema. Nel frattempo la “fortunata” Sabelli non fa il Ramadan e fa invece da beta-tester per queste invenzioni culinarie proposte dalle migliori penne dello Stivale. Come sarebbe a dire che la trippa “non è vegan”? Mannagg’…

Il meme è di P i n k  L o d g e  e lə più attentə di voi noteranno che è un “remake”, “re-up”, “reboot”. 

Buon appetito.

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Ricette #3: Ziti alla Luccone

Pink Lodge

Domani sera saremo allo Sparwasser a dialogare con Valentina Maini, già definita (da noi) la migliore scrittrice coeva d’Italia nonché un’amica. Le due cose non sono consequenziali, ma è impossibile negarlo o ometterlo. Prenotate qui, per via di quello che sta succedendo nel mondo da circa nove mesi, e ve ne sarete accortə, si spera, non potrete decidere all’ultimo di venire a fare vocina alla porta di Via del Pigneto 215, perché non vi facciamo entrare. E per una volta non facciamo che chi scrive sta a casa perché a Roma non usa che le scrittrici, ma più gli scrittori, vadano a presentazioni di altri scrittori ma soprattutto scrittrici. Ma che usanza è, benedettə ragazzə?
Evento Facebook qui. Prenotazione obbligatoria qua.
Cambiamo completamente argomento. Gli
Ziti alla Luccone è la terza ricetta che Stefano Felici propone nella rubrica che ha lo scopo di insegnarvi a cucinare ripassando insieme la storia di Verde. Il 2009 fu uno snodo decisivo per la nostra rivista: fu l’anno della prima edizione di 8×8… E abbiamo detto tutto (ciò che Instragram non dice).
Il memicchio è fritto dalla
Pink Lodge. Ciao, noi torniamo a preparare la conversazione di domani (che ansia, benedettə ragazzə).
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Ricette #2: Risotto alla Porpora

Pink Lodge

Buongiorno, questa mattina saremo telegrafici, mancherà la consueta verve che vi spinge a tornare qua a leggere i redazionali che pubblichiamo tre volte a settimana (in allegato: racconticchi scialbi “a là” qualsiasi altra “rivista” della bolla).
Un nostro autore di punta ha ritardato di un giorno la consegna del pezzo della rubrica del mercoledì che pubblichiamo ogni giovedì, uno sciopero bianco un po’ “coglione” in risposta a questi nostri editoriali sempre più lunghi, sempre più elaborati, sempre più diciamocelo pure belli (dei racconticchi di cui sopra). Sei mesi fa lo avremmo sbattuto fuori senza pensarci un attimo, ma il lockdown ha cambiato le nostre vite e la nostra prospettiva per sempre. Un solo commento da parte di Ramses: “Da bambino una volta chiesi a mia sorella perché il sole non sorgeva nelle giornate di pioggia. Fu la prima volta che una donna adulta mi diede del coglione. Avevo sei mesi. Era mia madre? Non ricordo più bene. Era tutte le donne che avrei incontrato da allora”.
Comunicazioni di servizio: il Guru ci è cascato, gli abbiamo inviato un falso redazionale firmato “Marco Angelini” e ci ritroviamo a inaugurare Micorrize, dialettismo basso campano per “mi corregga”, la linea editoriale della nuova rivista di Antonio Russo De Vivo: lunga vita, noi l’amiamo già, così speriamo di voi.
Il nostro editore sta facendo i big money e ha deciso di rifare il sito: guardate un po’ se vi piace.
Adesso la scuola ha bisogno di nuove priorità. Per il consueto spazio “Ma era ieri sera?” Emanuela Cocco, Veronica Galletta e Carmen Verde ai Trapezisti, Roma, in presenza: segnate la data, impossibile mancare.
Stefano Felici ci ha letteralmente venduto gli anni migliori della sua vita in cambio di un posto al sole nella bolla più sfigata del precarismo cognitivo italiano. Ne valeva la pena? Sì, fosse solo per Ricette, la storia di Verde e non solo tra penna e forchetta: oggi il Risotto alla Porpora, la settimana prossima: Ziti spezzati alla Luccone (è tutto vero).
Memicchio fritto express della Pink Lodge.
Avete ancora un giorno per preordinare le magliette di LIZ ⅥⅥⅥ, già  Nostra Signora del Male e Madre Superiora delle Tenebre verdi (qua).
Torniamo quando ci pare con la rubrica o racconto che ci pare. E se non torniamo c’è sempre il nostro archivio sulla destra, ci trovate perle pazzesche come questa (tre anni fa) (p.s. QUARANTUNO IL CAZZO).
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Ricette #1: Paccheri all’Alcide

In attesa che esca un film di Nolan con un personaggio femminile pensante e parlante (bye bye fanatici criptomaschisti nolaniani pazzi), proseguiamo con i nostri consigli di visione: Kaufman, d’accordo, ma anche Climax, nonostante tutto. È morto Gianni Serra e l’effetto che ogni volta ci fa La ragazza di Via Millelire non si può dire (qua). Anja Trevisan ha scritto “un esperimento di empatia” che in redazione sta piacendo molto, soprattutto a Francesco Quaranta (eheheh): consigliato a tuttə.
Chiedono all’amico Simone: come fare a pubblicare su rivista? Risposta breve: leggete di più cose “a là” Federica Sabelli, che ha droppato un racconto pazzesco sulla “mitica” Dude Mag degli amicə Vitale, Lolli ma soprattutto Vale Marzano. Incipit: “Nel bagno chimico di via Petroni ricevo spesso profezie. Ovvero, ciò si svolge così, io bevo e fumo in gran quantità, mi reco a una certa ora — le quattro — al bagno chimico che d’estate installano alla fine di via Petroni, e lì l’odore di formaldeide e di candeggina pisciata e quel blu notturno del bagno, un cielo profondo basso sulla mia testa, in qualche modo comunicano al mio corpo delle profezie ovvero cose che non sono accadute ancora ma che in qualche modo, come mi dice il bagno chimico, avverranno. Le quattro di notte per un bagno chimico sono un’ora speciale.”
Il resto qua, studiate e imparate.
Scrive ancora pure l’uomo che deve morire in carcere perché alla “ragion di stato” e ai parenti delle vittime non la si fa. Ci viene in mente la vecchia barzelletta dei funerali di Almirante e Berlinguer, ma per una volta non c’è un cazzo da ridere. “Noi qua non difendiamo un uomo, ma un principio, quello dello Stato di Diritto. Difendiamo noi stessi.” Poteva andare peggio? No.
Il passato è passato è passato è passato. Era l’amato camerata Pinketts a dire “Il passato è bello perché è passato, prima era bello perché era presente. Se cercate di far diventare presente il vostro passato, come minimo sbagliate la coniugazione dei verbi.”? Una cosa è certa: la nostra storia misteriosa e nebulosa non si può raccontare. Ma neanche per il cazzo: l’abbiamo raccontata così tante volte che non la ricordiamo più.
Un’altra cosa è certa: in principio era L’Alcide e Stefano Felici è il suo profeta. Avevamo licenziato Stefano nel momento più oscuro della pandemia a causa di un paio di scherzetti (qua e qua) che continuiamo a trovare di cattivo gusto, ma tant’è. Oggi possiamo dire che i mesi senza di lui sono stati i peggiori della nostra storia: La Nuova Verde stava per diventare una rivista normie alla Risme e nessunə, a parte il dottor Mosca, sembrava dolersene.
Le coglionate maschiste e negazioniste dell’autore più di destra della scenicchia romana, la Marieke Lucas Rijneveld della litweb ma nerissima, amico intimo – non a caso – di Davide Morganti e Carlo Martello, valgono perle preziose come la rubrica che inauguriamo con i Paccheri all’Alcide? A malincuore la risposta è sì. Perché Stefano non è soltanto la penna migliore della generazione Y, ma è anche uno chef provetto, agitatore, tra le altre cose, del laboratorio artigianale della Pizzeria Frumento, la nostra partner in crime che consegna a domicilio (ordine minimo 10 euro) all’Esquilino, Celio, Appio Latino, Ponte Lungo, Arco di Travertino, San Giovanni, Porta Metronia, Colli Albani, Santa Maria Ausiliatrice, Piazza Lodi, Porta Maggiore, Re di Roma, Porta Furba. Avete già provato La Tonnara? Praticamente pazzesca.
Ogni mercoledì Ricette (dove l’ho già sentita?) racconterà la storia di Verde unendo come piace a noi penna e forchetta. Perché sarà anche vero che la scrittura non si insegna, ma con la cultura si mangia e noi stiamo qua a rivendicarlo.
Come dite? Oggi è giovedì? Benedettə ragazzə, forse non è abbastanza chiaro che noi de La Nuova Verde si fa il cazzo che ci pare? Since 2012. O 2006. 
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Gioventù etrusca #6: Cristo si è fermato a Spinaceto

Alessio Mosca ha esordito su Verde quattro anni fa con un ormai classico litweb da sempre oggetto di culto della redazione: allora eravamo convinti che Alessio Mosca fosse un fake di Andrea Frau e Andrea Frau un ologramma di se stesso (ne dicevamo qui). Poi la bomba estallo (let’s rock), Mosca si convinse che “il carabiniere” fosse D’Antuono e Marinelli il suo ologramma. Da quel momento il Doc ha sfornato un solo racconto all’anno, per un corpus ragionatissimo e pluricelebrato (anche da Tina, ), come un Cristo che porta sulle sue spalle il peso di tutta la litweb. Stamattina il ragazzo è diverso, si è fermato a Spinaceto: impossibile non inserirlo nel nostro canone della Gioventù Etrusca.
Memicchio fritto ad hoc dalla Pink Lodge.
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Gioventù Etrusca #3: Storia di un arabo

Torna Gioventù Etrusca, la grande bandiera sotto la quale si riuniscono le voci delle scenicchie decimate dalla guerra degli scorsi anni. Questo è il nucleo del nuovo impero multiculturale e multigenere de la nuova Litweb, e siamo pronti a starnutire su chiunque sostenga il contrario.

Oggi con noi un’impenitente ma pia Federica Sabelli a ricordarci forse che non c’e nulla di più spirituale di una bestemmia.

L’immagine è di P i n k  L o d g e e la proponiamo anche se non è stata passata al vaglio del nostro team legale.

Buona lettura.

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Salvataggio automatico

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Oggi c’è l’ultima serata di Scenicchia una Sega #2- Praticamente un concorso!
Inizieremo alle 19 con la presentazione del Vocabolario minimo delle parole inventate (Wojtek Edizioni) con il can-curatore Luca Marinelli, il curatore ombra Ramses e alcuni autori.
Dopodiché, ultima serata del concorso più abnorme, pazzesco e xenofemminista che si sia visto:

IN GARA:
Fabio Cozzi, Bacarozzo
Wayne Gomez Palazzo, L’estensione del dominio della potta
Giada Sartori, Il turista
Valeria Zangaro, La capsula del tempo

IN GIURIA:
Alessandro Lolli (SCENICCHIA ROMANA)
Valeria Marzano (SCENICCHIA CAMPANA)
Simone Ghelli (SCENICCHIA TOSCANA)
Jacopo Marocco (SCENICCHIA DI STRADA)

Nella classifica generale conduce la UR SCENICCHIA TOSCANA con due punti di vantaggio sulla scenicchia campana. Praticamente tagliate fuori la scenicchia romana e quella di strada ma non si sa mai.

CI VEDIAMO ALLE 19 A CENTOCELLE Bancolibri Sulla Strada VIA DELLE ROSE 45.

Un’ora prima, invece, perché abbiamo studiato la relatività di Einstein in un manga, saremo al Best Off di Minimum Lab a parlare di riviste e disobbedienza con Not, A- Rivista Anarchica, Scomodo, Rivista Pazzesca e L’Opinione delle libertà. Ricorderemo Nanni Balestrini e, per chi ci sarà, avremo una sorpresa.

Siamo maturati senza imborghesirci, inutile negarlo. Abbiamo perfino preso a comprarci le camicie in società scollettando in cinque, sei, per non sfigurare più ai contest di camicie pazzesche.
A stasera amici e “amici”! Gli unici non ben accetti: i brocacisti (chiedere a Ramses).

Ma bando alla fisicità mondana! Oggi ospitiamo un testo con qualche interpunzione di Valerio Martelli che fa parte della sorpresa che vi dicevamo prima (Verde, Balestrini, disobbedienza, carta di canapa riciclabile, I.P…. non aggiungiamo altro).

Le illustrazioni sono di Valerio medesimo, il memicchio di copertina è della Loggia Rosa.
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Bruce Wayne in Costiera

 

Verde si sta sempre più trasformando in Rivista Pazzesca. Ringraziamo di cuore Stefano Felici , ottimo tappabuchi, annoiato dalle continue citazioni di IBiB.
Er Felix ci ha scritto: Ragazzi, ho in mente un omaggio a Massimiliano Parente che destrutturi il genere eroistico, anche per far una satira sul concetto superomistico in questi tempi post weimariani; Raimo-Batman, depresso come Bojack Horseman, ve lo immaginate? Incredibile, no? Noi abbiamo risposto: fa pure quel che vuoi Felix, abbiamo il lunedì libero, siamo troppo occupati con il concorso. Ragazzi, non capite, sono il primo a destrutturare il genere, non come quelle ciofeche di Birdman o Glass, ha insistito, l’uomo che fatto chiudere Tuffi. Sì, vabbè Stefanì, sei online.
Buon Fernet a tutti. Beato il tempo che non ha bisogno di supereroi.
L’autarchia feliciana di Rivista Pazzesca non poteva smentirsi: l’illustrazione è di Pink Lodge.

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