
Giulfin, Vieni con me
A Bologna, il 3 novembre scorso, Andrea Frau (questa volta c’era) ha letto l’inedito Sono Federico!, scritto seguendo le rigide istruzioni impartite per la serata di Cronaca Verde alla Confraternita dell’Uva. Andrea, in combutta con Francesco Quaranta e Vinicio Motta, ha fatto molto di più, ma lo scoprirete soltanto quando ci decideremo a pubblicare i video della serata (questa volta ci sono tutti).
L’illustrazione è di Giulfin.
«Dottore, questo non ha documenti, non è schedato, non sappiamo chi sia, non risulta da nessuna parte».
«Va bene Mantovani, ora torno a farci due chiacchiere».
Il commissario spegne la sigaretta e rientra nella stanza per continuare l’interrogatorio.
«Allora, si è calmato?» dice rivolto all’uomo seduto.
L’uomo tiene le mani sulla testa quasi schiacciata sul tavolo, alza lo sguardo, ha l’aria sconvolta di chi non dorme da giorni.
«Si, sì, ma come le ho già detto, non so cosa sta succedendo, io…»
«Ascolti, ricominciamo: lei ha violato un domicilio, danneggiato proprietà private, devastato un appartamento, frantumato mobili, vetri, impiastricciato tutto di sangue, terrorizzato una ragazzina, e tutto ciò con indosso solo degli slip. Bianchi, per giunta».
«Non capisce, io sono Federico, quella è casa mia! La ragazzina è mia sorella! Volevo solo spiegarle cosa fosse successo, ma non sono riuscito, poi lei ha urlato, è scappata, sono arrivati i carabinieri e io mi sono chiuso in bagno…»
«No, aspetti, aspetti» il commissario si toglie la giacca e si arrotola le maniche della camicia senza cura, «lei sarebbe il figlio della signora Antonella e fratello di Margherita. Lei sarebbe Federico Lombardi, di anni 14».
«Sì, lo so che sembra assurdo…»
«Sembra, dice. Qua di fronte a me c’è una persona adulta, sui quarant’anni, che dice di averne 14. Sembra assurdo ma c’è una spiegazione razionale, vero? Prego, prego, ci dica».
Il commissario si toglie gli occhiali e si mette a braccia conserte, in attesa.
«No, no…non c’è…»
«Ecco, l’ha detto lei: non c’è. Non c’è un motivo logico per cui uno debba entrare in casa d’altri, devastare tutto, ferirsi e insozzare di sangue un’abitazione privata, spaventando per giunta una ragazzin…»
«Mia sorella! Margherita!»
«Macché sorella e sorella! Basta!» il commissario sbotta, dà un pugno sul tavolo facendo sobbalzare l’uomo, «Portatemelo via!» ordina ai sottoposti.
Proprio in quel momento entra un carabiniere: «Dottore, scusi, Federico Lombardi, il figlio della signora Antonella, non si trova».
«Che vuol dire, non si trova?»
«È scomparso, era a scuola, ha fatto un pezzo di strada con degli amici e poi ha proseguito da solo, come al solito. Ma non è tornato a casa, dottore».
«La mamma che dice?»
«È disperata, non sa dove possa esser finito il figlio. Prima la storia di questo matto qui e adesso questa. Povera donna».
I presenti, il commissario e tre carabinieri, guardano l’uomo con l’espressione indagatoria, severa, con malcelato spavento.
«Sono io Federico, dottore! Sono io! Per quello sono impazzito, ho distrutto tutto, non capivo cosa mi fosse successo, poi mia sorella non voleva ascoltarmi…Mi deve credere! Mi chieda qualunque cosa! Vedrà che saprò rispondere, dov’è mia madre, dov’è Margherita?»
«Senti, brutto pazzo sciroccato, dove cazzo è il ragazzino? Scommetto che sai dov’è? Dove l’hai messo? Dove l’hai nascosto?»
L’uomo comincia a piagnucolare e implora: «Porti mia madre, la prego! Mamma, mamma!»
Il commissario gli si avvicina con fare paterno, gli prende la testa tra le mani, lo guarda fisso, con comprensione, poi all’improvviso lo schiaffeggia violentemente, una, due, tre volte, senza scomporsi. Il pover’uomo appare vulnerabile, indifeso, trema e singhiozza, il commissario si abbassa le maniche della camicia, rindossa la giacca ed esce dalla stanza, lasciando l’indagato a piagnucolare rannicchiato sul pavimento.
Dopo circa mezz’ora il commissario rientra nella stanza con altri due carabinieri . L’uomo è ancora a terra in posizione fetale.
«Alzati e siediti qui» intima il commissario, «Allora, ho parlato con la signora Antonella e mi ha detto di farti tre domande».
Un carabiniere gli porge un fazzoletto e una bottiglietta d’acqua. Il malcapitato ringrazia ancora spaventato.
«Chi è Dory?»
«Dory? Era il mio pesce…»
«E che fine ha fatto questo pesce?»
«È morto…»
«Sì, ma come?»
«Per colpa mia» bofonchia con tono colpevole e infantile.
«Sii chiaro! Racconta…»
Con voce improvvisamente infantile l’uomo reagisce istericamente: «Ma perché cazzo adesso mia madre ritira fuori questa storia, basta con questo cazzo di pesce, io sono qui che son diventato che cazzo ne so, e questa ancora che mi colpevolizza con questa storia del…»
«Non ci siamo capiti: cosa cazzo hai fatto a questo pesce?» insiste il commissario, risoluto.
L’uomo si spiega: «Per mesi ho buttato nell’acquario le vitamine che mi dava il pediatra, e il pesce si è gonfiato, giorno dopo giorno, finché un giorno è esploso».
«Come cazzo è possibil…»
«Dottore, è vero, è come ci ha detto la madre».
«La madre? La madre di chi? Imbecille! Come ci ha detto la signora! Non fatemi incazzare, porca puttana!»
Il carabiniere si scusa imbarazzato.
Il commissario prosegue l’interrogatorio: «Ultima domanda: se dico tortellini alla panna?»
«Ti vomito sulle scarpe, come a quel cameriere!»
«Porca puttana» esclama il commissario, «esattamente come ci ha detto la madr…la signora, cazzo!»
Il commissario prende un pacchetto di noccioline, lo apre e comincia a mangiarne:
«Abbiamo iniziato male il nostro colloquio Federico, posso chiamarti così, allora? La situazione è strana, lo ammetto, ma vogliamo venirci a capo e tu ci devi aiutare. Scusa per gli schiaffi, prima, ma mettiti nei miei panni, poi è una giornata del cazzo, oggi».
«Stia tranquillo, grazie…» piagnucola l’uomo.
«E tuo padre, Fede, ti posso chiedere dov’è?»
«Nessuno mi chiama Fede, però. Sono Federico e basta. Mio padre ha un’altra famiglia, anche se mia madre dice che è morto, ma per me è uguale, per quello che m’importa…»
«Oh, cavolo, mi dispiace Federico. Tieni, prendi una nocciolina», il commissario gli allunga il pacchetto, con fare amichevole.
«Sono allergico», risponde l’uomo.
Il commissario si alza lentamente senza dire una parola, con aria sconfitta, gli altri carabinieri lo seguono, ed escono tutti dalla stanza, lasciando l’uomo lì, da solo.
Il commissario è pallido, dopo tanti anni di carriera non sa che diavolo pensare, esce nel terrazzino a fumarsi una sigaretta e riflette a voce alta: «Il pediatra, quelle vitamine…Voglio parlare con questo dottore e sapere che diavolo di vitamine sono in grado di far esplodere un pesce».
Dopo qualche ora gli inquirenti trovano il pediatra di Federico, Renato Murgia, morto. Il medico è stato ucciso nella sua abitazione. Sembrerebbe un suicidio, ma l’anatomopatologo ha dei dubbi, bisogna attendere l’autopsia.
I carabinieri stilano una lista di bambini in cura dal pediatra e ordinano ai genitori di sospendere le terapie, il giudice dispone il sequestro e l’analisi di ogni medicinale rinvenuto nello studio pediatrico.
Più tardi, il commissario scoprirà che Murgia è il pediatra della figlia, lui non si occupa di queste cose, non lo sapeva, colpa della moglie, lo ha scelto lei e adesso che cazzo avrà Pamela, la sua bambina?
Quattro mesi dopo.
Interno giorno, ambiente famigliare, tavolo di cucina, Margherita e il Federico quarantenne, fanno i compiti mentre la madre lava i piatti. Quel signore ora vive con la signora Antonella e con Margherita. Quel signore ormai è per tutti Federico. La famiglia, grazie a interviste, film e serie tv, è diventata ricca. Si sono tutti convinti che il pediatra abbia fatto degli esperimenti sul povero ragazzino ma sfortunatamente non ci sono prove. Lo studio del medico Murgia è stato ripulito, non c’è traccia di alcun medicinale, i bambini che aveva in cura risultano sani, hanno solo la pressione stranamente bassa per la loro età.
Ora, quell’uomo, per tutti Federico, è tornato a scuola, in piscina e a frequentare gli amici.
Interno notte. Casolare di campagna. Scantinato.
Un ragazzino sui 14 anni, scheletrico, incatenato, sta morendo di fame e prega che vengano a salvarlo.