Ricette

Parliamoci chiaro ragazzi, e che nessuno si offenda: come dicono spesso i nostri amici di Effequ (a prop: salvate la data), Verde pubblica, lo sapete, la qualunque. È logico dunque che noi si abbia autori di serie A e autori di serie B. Alla prima categoria appartiene, sapete già pure questo, Stefano Felici (Mister Family Banker 😎), dal vivo persona sgradevole come poche, online “tra i tre migliori Facebook della piccola e media editoria romana” (cit. Vanni Santoni, Torino, 21 maggio 2017). Stefano ha accolto le devastanti ma puntuali critiche mossegli pubblicamente alcuni mesi fa, e dopo un bruciante e doloroso esilio (e racconti qua e ), può oggi tornare a testa alta nei salotti buoni della letificante lit-sfera italiana con il PAZZESCO Ricette. Parole storpiate o storpiatissime, persino qualche errore marchiano di grammatica: è la LETTERATURA™, bellezza. Tutto fortemente voluto.
L’illustrazione è di Federica Consogno. Noi per convincervi a seguirci non sappiamo più che fare, vedete un po’ voi. Buon inizio di settimana gente, da queste parti sarà sconvolgente.

1
Spirali. BBB. EFF. L’eleganza. L’enigmaticità. Lei è un essere enigmaticibile. Venga con noi, venga. Prego, prego… Prego.

Barattoli di freschezza? Ecchemmene faccio? / Se li faccia aprire da uno capace. / Nen voglio. Fodammé. /FoodammmeeeEEEE? Ma da dove viene lei? / Da su, ma non troprio. / Dia qua. Mi fa pena. Li apro io.

Qualche giorno fa, passando per Via Magellano, ti vedo affacciata in finestra la madre di V. M’è parso parlasse al telefono con qualcuno, quelcuno di molto lontano. Ma parecchio. Tant’è che le si alzava il tono della voce involontariamente, penso, man mano che la telefonata s’allungava. E poi, vedendomi lì in basso che m’ero fissato a guardarla, mi fa un gesto bello largo di saluto, poi subito attaccato quello di andarmene, più secco. Geometrico. Rccrtrzmnn.

Quindi, ricapitolando: lei è scappato di casa. / Eh, sì. / Ma non è mica un ragazzetto. Ha delle responsabilità, lei. / Pemzo. Sì. È così. / Tenga. Glieli ho aperti. Ma… Mi dice?, lei ha moglie, figli?… / Moglie e i figli. Sono tutti una sola persona, però: mia Foglie.

Vegliardo a vela. Guardi che lei cammina un po’ a vento. Se n’è accorto? Che persona… artistoide, direi. Se la sente di flagellarsi da qui alla fine dei suoi giorni? Per NOI? E su, e faccia un sorriso.

Sabato sono andato dall’edicolante a comprare il giornale. C’era Mario, lì vicino. Mario quello alto che porta sempre la coppola, che m’ha detto: «state sembrapperde, eh?, ngepenzé, ngepenzé». Ho dato l’euro all’edicolante e lui m’ha dato un altro giornale da quello solito. Gliel’ho fatto notare, ma ha fatto finta di non sentirmi. Mario mi si è avvicinato e m’ha dato una pacca. «diu bono, e stei sembre a rompe il cazzo, stei». L’ho guardato un po’ interdetto, senza capire cosa stesse succedendo.

Lei mi ricorda un mio zio. Era un po’ tocco. È morto quattro anni fa. Di cancro. Ma non ricordo dove ce l’aveva. / Ci ho un cancro anch’io. / Ah… Mi dispiace. Ma è guaribile, il suo? / Misà dinnò. / Che peccato. Un po’ duro di comprendonio, ma comunque un bel signore… Mi dispiace.

Allora, guardi: si dovrebbe sdraiare prono; poi dovrebbe stendere le braccia… Tipo un aeroplano. Coooooooosì. Sì. Bene… Ora: mi guardi: hop! Ha capito? Glielo rifaccio vedere… eeeeeeeeeeeeeeeHOP!

2
Sulicant. Quattro per sempre: sempre. No, non è accanimento, è che va così e basta. Scusi. Ma poi lei che stracazzaccio ne sa di queste cose. BLAnTgkarc x (-2-3+5)9. Ecco. E stia zitto, ora.

Eho! I mo? Cazzaroglia ci fei cucchesti? Chi zo’? Barattuli de freschenza? Mavvaffangulo, va’!

Io glielo avevo detto. Non deve. Dio santo, non deve! Ha capito?!?!?!? NON-DE-V… e. Aiu… odd… Rcam…

Ma… quindi? – Lo si sposta. Tutto qua.

Domenica m’ero addormentato sul divano. Arriva mia figlia e mi fa: «AHOOOOO! E che se lescia il tilevisore acceso così, senze ummetivo? So’ soldi, te nen levòri, pega pora mamma, sa!??!??!?!?». Io, stordito, neanche il tempo di capire il senso delle parole sbraitate da mia figlia, mi sento arrivare in tutta la sua lunghezza, dalla tempia alla mascella, di taglio, il telecomando del televisore, scagliato forte, ma forte, e senza più la custodia in gomma.

Che prende? / Risottino. / Sì… risottino come??? / Biàneco. / S… Scusi? / Risottino… Biàneco. / Riso in bianco? / Eh… / Va bene… Poi? / mmmBAsta… / Da bere? / Aqua frizante. / Grazie. / Prego.

Allora lei, lei qui ci rimane per sempre, ha capito? Altro che pianti. Che fa, non mi guarda. OH! MI GUARDI, SA? SENNÒ GIÙ BOTTE! PORCA TROIA!

Lunedì sono sceso per fare la spesa. Ti vedo F. a spasso col cagnolino. Io la saluto, lei si volta dall’altra parte con uno scatto del collo. Io apro la bocca per chiamarla, ma rimango così per un po’, senza dire niente. Poi mi decido e la chiamo. Lei torna indietro, e mi sfila accanto. Il cagnolino, andandosene in fondo alla via, si gira verso di me con due occhietti umidi e neri. Gli faccio ciao con la mano.

Ma lei ha speso davvero tutti questi soldi per dei barattoli di freschezza? Ma dia qui, su… Dia, dia. Andiamo. Forza. Questi li prendo io e li porto dal dottor Macroni. Su. E non facci quella faccia. Lo sapeva.

E quindi, lei, avrebbe fatto il militare al nord. / Eh. / E dove? / Ebbò, mica ricordio. / Magari a Cuneo? / Eh, eh. Pò esser. / E certo, come Totò. / Eh, potrei esser. / Che pena, davvero… / Ma perché? / Senta, alla prossima scendiamo e viene con noi. Mi dispiace. / Evabè.

Lei ha potenzialità. Sì, sì, se lo lasci dire. Ma davvero lei vuol trascorrere la sua vita così, nell’anonimato, nel grigiore, nel quotidiano più sordido? Lei ha un mondo dentro di sé, deve tirarlo fuori! Lei è il Van Gogh dei nostri tempi!! E non esagero!!! Forza! Un po’ d’autostima!!! Si vuol convincere? Le lasciamo tutto il tempo che vuole. Ci chiami appena si è convinto. Noi siamo a sua coommmpleta disposizione.

Come sta? – Me pare un po’ abbacchiato.

3
Ma come sta? Ma lo si può vedere, sì o no? Eh, eh… Sì. Ho capito, per… Vabbe’ ma io dico, cazzo madonna, ma che cazzo avrà mai combinato!!!? Ma calmati tu, porca troia!. EH. Eh, sì, sì… Hooo caaapiiiiiiiiiito, ma sono due mesi che non vede nessuno, ma vi pare il modo questo?… MAh. Vabb. Sì. Io vengo dom… IIIO vengo domani. Menefregancazzo. Sì. Sì. Sì, ci parlo io. Arrive, Arrivederci, ARRivederci.

Io non ho parole, lei… è davvero un uomo d’altri tempi. E guardi, io le giuro sulla memoria di mio padre, che era davvero una persona non di altri tempi ma di un altro mondo, non è solo perché lei è puntuale a pagare, non fa mai storie etc., è perché lei ci rispetta, dal primo giorno in cui è entrato qui dentro. Si faccia abbracciare, suvvia… Lei mi ricorda mio padre.

A occhio e croce avrebbe bisogno di un avvocato. / Ecconché loppago? / Non ha qualcosa da parte? Guardi, io… Se vuole ci penso io. / Maaagaaaari… / Sì, ma non gratis. / EECCONCHÉ TIPPAGO? / Suvvia, una soluzione si trova. Allora, me ne occupo io? /SÌ!/ BENE!

Venti aprile millenovecentonovan… tuno. Città ben illuminata da un sole caldo, nonostante qualche nuvola grigiastra. Le persone sfilano via sui marciapiedi con indumenti estivi, colori accesi e uniformi. Negozi ben popolati, come al solito. La gente addirittura ride. Serial e programmi televisivi vanno avanti senza interruzioni, così come i campionati sportivi e le stagioni cinematografiche. A grandi linee non sembra essere cambiato molto dallo scorso anno. Bisognerebbe entrare nelle singole case: forse si capirebbe qualcosa di più. Ma da fuori, almeno nei grandi centri abitati, va tutto bene.

Non… non miglioriamo, non miglioriamo. Non sono problemi da nulla. Comunque. Lei ha una visita. Si vada a cambiare e scenda nell’androne, c’è suo fratello che l’aspetta. Mi raccomando: non più di mezz’ora. E non faccia chiasso.

Martedì scorso ho chiamato Gianni per sapere della partitella a calcetto che si voleva organizzare. Mi ha risposto: «OH!, te m’hai proprio rot¬tircazzo, sa’! SCANCELLalo ‘sto nummero, SCANCELLALO!!» e ha riattaccato. Ho riattaccato anch’io, e sono rimasto in piedi a fissare il telefono per un po’. Mia moglie è entrata in soggiorno, mi ha guardato e mi ha detto «CAZZETEGUERDI, STRRRRRRRRONZO!», e a passo veloce è andata verso la porta d’ingresso, l’ha aperta e se l’è sbattuta dietro uscendo.

4
Sta malissimo. – Embè? Mo voresti di’ ch’è corpa nostra?

Sìììììììì, peròòòò… Non è che se uno le fa i complimenti poi lei si deve sentire in dovere di poter fare come CAZZO LE PARE… COME CAZZO LE PARE… TIRI FUORI I SOLDI, PORCAPUTTANA!! AVANTI!! VECCHIO DIMMERDA!!!!!!! C’E’ DA SPUTARGLI ADDOSSO A ‘STO VECCHIO DIMMERDA… GUARDA, GUA’… cchio dimmerda… (ha chiuso, eh… con noi ha chiuso)

Era una situazione difficile la sua. / Lossò. / È andata male, pazienza. Comunque le siamo vicini. / Grraazie, graaazie… / E di che. Mi raccomando. Stia su. / Suddove?, scusi… / Niente, niente. Arrivederci. / Ma… / E che MA. MAH… / Ma… che devo fa’, mo? / E che ne so… glielo diranno, no?

Occhio ché a cadere ci vuole un attimo. Si metta a quattro zampe. Attent… ecco, bravo. Darà un po’ di fastidio, eh… Caaaalmo, calm… o… eeecco… sì, sì… bene. Ora: resti così e respiri profondamente. Ora mi guardi: guardi bene. Uno, due e TRE! Visto? Lo faccia anche lei, mi raccomando con delicatezza… S… Pian… ecco!, bene!, sì, bravo…

L’ozzié padre evizzié.

Non ci ha pagati. Non ci ha pagati. Roba da migliaia di euro, eh, mica niente… Ma mo son cazzi suoi, sì sì, son cazzi suoi. E guarda, no? Intanto sta sul giornale. L’unica paura che ho è che lo fanno passare per martire, e alla fine in culo lo prendiamo noi. Gua’ se non va a finire così. Gua’.

Giovedì scorso sono andato al cinema da solo. Ho visto un film strano, americano, dove un uomo sta su un treno e deve salvare una ragazza, ma non ci riesce, e allora ci riprova un’altra volta, poi un’altra volta ancora… strano, sinceramente ci ho capito poco. Comunque, tornando a casa ho visto mia figlia vicino al portone. Stava col ragazzo. Si stavano baciando. Lui le infilava le mani un po’ dappertutto, finché una non gliel’ha infiliata sotto la gonna, e così è sparita, la mano, e poi piano piano è sparito tutto il braccio, e mia figlia ha cominciato a gemere. Mi sono avvicinato il più veloce possibile, e quando mia figlia e il ragazzo si sono accorti di me, hanno fatto una faccia cattiva, ma cattiva parecchio, e lui ha tolto il braccio da sotto la gonna di mia figlia e s’è diretto a brutto muso contro di me. Istintivamente, anche se ci stavo capendo poco, sono scappato all’indietro, ma sono incipato quasi subito e il ragazzo di mia figlia ha cominciato a darmi certi pugni sulla schiena e sulla nuca, mentre me ne stavo accucciato.

ODDio mio, dio mio, stai ridotto rovinatOOO!!! RO-VI-NAA-TOOOOO!! Mannaggia, ma che cazzo t’hanno fatto, oh!!… AHO PARLA… DI’ QUALCOSA… POTESSERO MORI’ ADESSO TUTTI QUANTI.

Non possiamo lasciarla andare. Mi dispiace. / Ma… scatta l’arresto? / Sì. / Ma chiò fatto? / Signore, la prego, si alzi. / Ma ho uccisso qualchedduno? / Si alzi. / Mi alzi, mi alzo. Però… Bah.

5
Non lo so, dicono che m’hanno ritrovato in piazza senza calzoni, solo con la camicia. Avevo sì le scarpe ai piedi, ma ero proprio in mutande. Camminavo dritto a occhi sbarrati senza guardare se passassero le macchine, e parlavo da solo a bassa voce, fra me e me.

Ventisei aprile millenovecentonovan.. tadue. Ehehe. La giornata è spettacolare. Molte persone stanno pensando di andare al mare per il weekend. Dei ragazzi hanno marinato la scuola e occupano tre tavolinetti del bar di fronte. Urlano più di quanto sia consentito, ma nessuno gli dice nulla. È un rumore vitalistico, e si intona bene con l’umore delle persone. Neanche i camerieri del bar sembrano infastiditi. Dando un’occhiata d’intorno, si notano molte più persone anziane a passeggio: hanno un passo più ampio e leggero.

Mi raccomando: non si muova. Fermo immobile. Bene. Ora: alzi leeeeeeentamente le braccia. Così. Le pieghi. Beeene… le distenda… Sì, braavo… Ora: mi guardi: guardi bene. Ci riesce? No, no, no… Il ginocchio sinistro deve sfiorare il nas… quasi, quasi. Ci riprovi…
Ma dici che se n’accorge? – Boh. Però fa ‘na vitaccia…

Verghégnati. All’età tue. Mammammej… Che schife.

Ma sì, ma sì. Sì. Ventimila, ventiduemila, mi sembra… Bei soldi, sì, bei soldini… Però poi ha fatto l’alzata di testa, come tanti di questi vecchi del cazzo. Eh. Eh sì, sì, bravo. Mo però c’è di mezzo quella zoccola della moglie, non lo so, se ne occupa mio figlio… Io, come si dice, me ne lavo proprio le mani… Comunque gli facciamo male, stai tranquillo, male male gli facciamo…

Allora, come va? / Eh, cossì cossì. / Vuol parlare di qualcosa in particolare? / MMMboh, no… Mi dia spuntollei… / Ma, è sicuro? Pensi bene… C’è qualcosa che ultimamente la turba? Ci pensi bene. / Che mi turba… Mi turba il di dormire, misà. / Mi spieghi meglio. / Eh che niente, quando vado nelletto… Mi sicchiudono i polmoni. E miovòlio suicidar. / E pensa a qualcosa, a qualche immagine in particolare?

Ero in salotto, di pomeriggio, a guardare la televisione. Sento sbattere la porta della camera di mia figlia, mi volto e me la vedo arrivare furiosa, con i denti da vampiro, e quando sta a un metro, metro e mezzo, mi urla «BAASTAAAAARDO!!!!!! BAAAASTAAAAAAAAAARDO!!!!!!», poi mi tira addosso una scatola, penso una scatola, bella piena, pesante. Mi prende in mezzo alla fronte, mi si apre subito uno squarcio e comincio a perdere sangue. Appena posso mi alzo, vado verso la porta di casa, esco, e sul pianerottolo ci sono mia moglie e il ragazzo di mia figlia, con delle buste della spesa in mano. Mi guardano soltanto. Io me ne scendo di corsa le scale, con la paura che il ragazzo di mia figlia mi riempia di nuovo di botte. Allora mi sono ritrovato per strada. Per istinto mi sono controllato le tasche e mi sono accorto di non aver preso né chiavi, né portafoglio né niente. E il sangue ha iniziato a colarmi sulla camicia, che era chiara.

Ce la fa a tenerla in mano? Bene. Allora… Sono solo quattro fogli: una firmettina in basso a destra. Tenga… sì, un’altra su ques… to… ecco, bene, un’altra quuu… beene, sì, e questo è l’ultimo… Bene.

L’HANNO RIDOTTO PROPRIO MALE. AHO, MA MALE MALE SUL SERIO, EH!!! POOOOORCA MIGNOTTA… UN CENCIO D’OMO… UN CENCIO… NO, NO, NON LO SO CHE CAZZO DEVO DA FA’, NON LO SO… DAMME ‘NA MANO PERÒ, DAMME ‘NA MANO TE SENNÒ NON LO SO COME VA A FINÌ… DAMMELA TE ‘NA MANO…

 

Stefano Felici