
Verde 19, dicembre 2013 (in copertina: Rocco Lombardi, Una piccola bestia in una pozzanghera d’acqua)
Vinicio Motta è nato il 31 ottobre del 1984. Ha pubblicato racconti, saggi e poesie, curato rubriche di vario tipo e antologie di racconti con Delos Books, Libro Aperto Edizioni, Bietti, Edizioni Diversa Sintonia, Kipple Officina Libraria e con la fanzine NeXT.
Mercuriale Sulfureo-Scatologico è il primo capitolo della Trilogia Fecale ideata dall’autore ed è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 2013 in Verde 19 (copertina e illustrazioni di Rocco Lombardi, con Luca Piccolino, Alda Teodorani, S.H. Palmer, Francesco Cortonesi, Simone Lucciola, Jesus Adentro, Luca Carelli).
La Merda non la digerisco più bene: mezzo secolo fa, quando la Merda salvò la razza umana, mai avrei immaginato una crisi del genere.
Dopo che grazie a essa abbiamo sconfitto gli alieni, la Merda io e gli altri abitanti della Terra abbiamo cominciato a metterla ovunque: nell’ombelico, nel cazzo e nella fica, nel tubetto del dentifricio, in chiesa – la Merda abbiamo dovuto imparare ad amarla.
È sempre stato tutto bellissimo. Il rapporto tra la Merda e gli uomini è sempre stato perfetto.
L’idillio però, almeno per quanto riguarda me, si è incrinato: la Merda non credo più di amarla.
Che gli anti-merdisti avessero ragione quando affermavano che la Merda è meno importante dell’idrossido di sodio e della formaldeide?
Perché non amo più la Merda? Perché comincio a preferire le saponette antibatteriche?
Se gli alieni tornassero e noi, per abbatterli, fossimo di nuovo costretti a cacare sui loro corpi, la Merda – la mia Merda, la nostra Merda – tornerei ad amarla?
Profumo. La Merda, poi, profuma davvero? Una parte di me, una voce quasi impercettibile, dice che la Merda in realtà puzza.
Eresia o verità? Non so cosa rispondere. Che delusione! Vorrei tanto rivivere il giorno in cui mi innamorai della Merda. Se ciò accadesse, infatti, sono sicuro che tutti i miei dubbi scomparirebbero.
Ricordo benissimo il giorno in cui mi innamorai della Merda.
Quel giorno, un venerdì, avevo appena terminato la mia solita cacata mattutina quando, senza pensarci, come rapito da una volontà esterna, immersi la mano sinistra nel cesso. La mia coscienza e le mie idee si spensero e l’immagine mentale di uno stronzo luminoso a forma di pentagono prese il posto di ciò che vedevo. Quando la visione cessò e la vista tornò alla normalità, lo stronzo che fino a un attimo prima avevo tenuto nella mano sinistra era sparito. Ebbi un conato di vomito, stavo malissimo, poi, un attimo dopo, ruttai e mi sentii meglio.
La Merda era dentro il mio stomaco, a un millimetro dal cuore. Tuttavia io, incredibilmente, mi sentivo bene, pulito. No, di più: mi sentivo puro!
È quella la sensazione che voglio riprovare. Voglio ancora una volta sentirmi felicemente pieno di Merda!
La fede nella Merda è una cosa bellissima. Unica! Devo fare il possibile per salvarla, non posso rinunciare a lei così facilmente. Non voglio!
È deciso, allora: andrò alle terme. Una volta lì, trangugerò Merda e nuoterò nella Merda ed eiaculerò dentro sessi di Merda fino a quando il mio cuore non sarà leggero come una scorreggia!

La Merda era dentro il mio stomaco, a un millimetro dal cuore…
L’amore tra me e la Merda non si è ancora rinsaldato.
La speranza, tuttavia, non l’ho persa. Dopotutto sono alle terme soltanto da settantadue ore.
In generale comunque il soggiorno, almeno finora, è stato eccellente.
Un’ora fa, per esempio, sono venuto nella fica piena di merda di una milf che mentre scopa bestemmia in falsetto. Ho goduto parecchio. Inoltre, ho pure riso tanto. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Dopo la scopata mi sono spostato qui, in una piscina coperta riempita di Merda liquida.
Al termine di una cacata improvvisa, fatta sui piedi di una vecchietta che, distesa su una sdraio, faceva un cruciverba, mi sono tuffato nella piscina, ho toccato il fondo e, ingoiando Merda, ho nuotato alla cieca per circa un minuto. Quindi sono tornato a galla e ho cominciato a nuotare a crawl sul dorso. Non ho ancora smesso: anche se è stancante, in qualche modo mi rilassa.
Urla ed esplosioni. Da dove provengono? Pare da ogni direzione.
La porta d’ingresso della piscina si spalanca e uomini e donne nudi e lindi armati di bazooka rosa shocking entrano e si sparpagliano dappertutto.
«Tutti a terra!» grida uno degli uomini. «Pancia in giù, sfinteri chiusi e mani sopra la testa!»
Riemergo dalla piscina e mi sdraio prono sul pavimento.
«Vi starete chiedendo, a ragione, chi siamo e che cosa ci facciamo qui, io e i miei amici. Beh, a dispetto delle apparenze, io e i miei fratelli e sorelle ci troviamo in questo complesso termale non per farvi del male, ma per salvarvi.»
Il terrorista passa il suo bazooka a una donna, incrocia le mani dietro la schiena e inizia a camminare tra gli ostaggi.
«Il sogno che io e i miei amici vogliamo realizzare e che come noi, in questo istante, nel resto del mondo altri miei fratelli e sorelle stanno inseguendo, è un regalo che la mia religione vuole fare a un pianeta che la Merda ha prima salvato, poi sedotto, e infine tradito. Quanti di voi ricordano le vecchie religioni? Nessuno? Peccato. Non importa, ciò che conta è che voi sappiate che, per quanto diverse, quelle religioni, tutte le religioni, avevano uno scopo comune: portare Dio sulla Terra. Io e i miei amici aneliamo esattamente ciò che desideravano quei culti. Tuttavia, a differenza dei nostri, in un certo senso, antenati ideologici, io e i miei fratelli e sorelle il divino siamo davvero in grado di darvelo. Non mi credete? È irrilevante: i fatti, tra un minuto circa, mi daranno ragione…»
L’uomo si ferma e schiocca le dita della mano destra. Un altro terrorista si libera dello zaino rosa shocking che porta sulle spalle, lo poggia a terra, ne estrae una sfera di metallo delle dimensioni di una palla da bowling e la lancia nella piscina.
La sfera, dopo l’impatto, sprofonda. La terra trema lievemente. In lontananza, boati a catena.
Qualcosa, sul fondo della piscina di Merda, esplode: uno tsunami marrone sommerge ogni cosa e mi acceca. Nell’oscurità quindi, dopo alcuni secondi di squilibrio e confusione a una distanza per me imponderabile, appare, alieno e magnifico, uno stronzo ettagonale che risplende di luce dorata…
Oltre che dal cielo e dalla crosta terrestre, la Terra ora è abitata da fuochi viventi sospinti da scorregge di Fuoco, indistinguibili l’uno dall’altro.
Che cosa mi è successo?
Del mio nome ricordo la forma, non il suono. Il nome che avevo è morto.
Brucio. Dentro e fuori. La pelle brucia, il cuore anche. La testa brucia: il Fuoco è il mio nuovo carburante.
Stamattina, quando mi sono svegliato, stavo già bruciando.
Ho dormito poco e male: ho sognato l’acqua.
Servono altre sfere metalliche, servono altri tsunami: questa, ne sono certo – me l’ha bisbigliato il Fuoco – non è la mia forma definitiva.
Dove sono i miei salvatori? Se li incontrassi saprei riconoscerli?
Sento puzzo di Merda. La Merda però non esiste più. Probabilmente il puzzo che sento è un residuo, forse solo psichico, della Merda che stavo digerendo prima che il Fuoco mi salvasse.
Servendomi di una grotta entro nelle viscere di una montagna.
Sono di nuovo una persona di carne.
Con le mani raccolgo una zolla di Merda fresca che ricorda una pila di quarantacinque giri, la mordo e mi spezzo gli incisivi: dentro la zolla c’è qualcosa di duro come la roccia. Divoro la Merda che riveste la zolla e mi ritrovo con un cesso in miniatura stretto fra indici, medi e pollici. Sono terrorizzato e non so perché. Lo lascio cadere e la paura scompare.
Davanti a me, nella semioscurità, a sei-sette metri da dove mi trovo, la terra si squarcia e comincia a eruttare Fuoco, Merda e lapilli dorati.
La voragine mi attrae. Non riesco a resistere: sembra una vagina di Merda. Mi ci tuffo dentro.
Il Fuoco, dentro la voragine, è gelido e puzza di ospedale.
Chiudo gli occhi. Quando, due secondi dopo, li riapro, sono circondato da una parete bianca e liscia, e allo stesso tempo sono immerso fino ai gomiti in una vasca piena d’acqua tiepida.
Sopra di me, a dieci-undici di metri di distanza, un’apertura ovale: al di là un cielo color piscio illuminato da una lampadina gigante.
Mentre mi sforzo di ricordare la forma e il suono del mio nome, a un tratto il cielo si oscura.
CONTINUA (qui la trilogia completa)
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