Liminal Personae #11: Natalino V

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Iside Floriani, (I don’t wanna be buried in a) Pet Sematary

Elezioni europee 2019, la redazione di Verde c’è. Affluenza al 71%, nel nostro Parlamento La Sinistra è al 40%, + Europa al 60%, nessun grillosovranista eletto (spiace per Felici…), probabile nuovo Commissario: l’austero Bobby Camurri. Messaggio di Ramses II a tutti quelli che “Verde è un collettivo anarcopunx di sx”: UE COGLIONI COSA DOBBIAMO FARE PER DIMOSTRARVI CHE SIAMO DI DESTRA ci abbiamo pure il patetico calendiano pazzo (AUCH) (più Marinelli).
Siamo perduti lassù sui monti delle nostre bolle virtuali post editoriali a combattere il fascismo facendo fuoco sugli amici (e siamo amici di tutti), ma una cosa in comune con il Paese Reale ce l’abbiamo: non sappiamo votare. E gli analisti che in queste ore prendono la parola (ovviamente tutti maschi bianchi ultracinquantenni alla Polito, piuttosto che fare parlare e ascoltare una donna vi fareste cascare il cazzo)? Ci hanno tutti ragione: Renzi 2014, Di Maio 2018, Salvini 2019, this is L I T T E R A L L Y un paese bipolare. Il nostro psichiatra consiglia Gabapentin 300 due volte al giorno + Anafranil al mattino e 10 gocce di Melatonina Act alle 22:30.
Mentre noi cincischiamo su Crapula Club il Mostro (SIC) Greg Magini piazza i germi di un futuro (prossimo) manifesto della narrazione da cui sarà necessario (ri) partire e che per noi ha già un titolo perfetto: IL CRICETO DELL’IDENTITÀ. “Chi si lamenta è un imbecille. Non c’è cosa più grottesca di un buffone che cerca di sembrare una persona seria; la vetta della piramide è sicuramente occupata dagli scrittori che parlano della propria persona come se fosse interessante. Heh. Gli scrittori che credono nella letteratura ne stanno uscendo pazzi, stanno diventando tutti nazisti o giù di lì. Forse anche io. Pazzo dico, non nazista. La situazione socio-tecnologica è tale da avere ormai minato le condizioni di nascita e sviluppo delle subculture stesse, che si polverizzano nel magma vorticoso di una memetica che, trionfo del trotzkismo, si rivoluziona ogni minuto. Dove si ritrovano, in questo pulviscolo, i quanti di letteratura?” (prosegue qua). Well done Greg, ci inchiniamo e applausi: scordiamoci il passato.
Nanni era il migliore. Punto. Ne riparleremo presto.
Torna S.H. Palmer con Liminal Personae, Natalino V, puntata numero undici, e per la prima volta Iside Floriani illustra la nostra rivista. Siamo in viaggio in direzione Pomigliano d’Arco, sono arrivate le copie. Venerdì 31, terza serata di SUS#2 (ospiti di Minimum Fax in Via Pisanelli 2, zona Piazza del Popolo), ve le mostreremo.
“Ogni mattina Ivano Porpora si sveglia, controlla i risultati elettorali ed esulta un pochino dentro di sé, perché il PARTITO è secondo, e non è poi così male. Dopo apre il computer e controlla se quei bastardi di Verde Rivista hanno ancora fatto un meme su di lui. Ma! Cos’è questo? Un fuoco amico? Non se lo aspettava. Che fare? Come sempre nei momenti più difficili Ivano si piazza di fronte alla sua grande libreria totiana, fa sette flessioni, pesca un libro a caso e lo apre. Pagina pari: farà un casino e spaccherà tutto. Pagina dispari: porgerà l’altra guancia.
Pagina 265.
COS
Un quarto d’ora dopo, al telefono con Nicola Lagioia, Ivano cambia idea: ciò che ha distrutto la sinistra negli ultimi sessant’anni è il fuoco amico. Questi patetici nazimemers incel pazzi non capiscono che il potere dell’ironia va sfruttato per distruggere i naziciccioni mangiacannoli sovranisti pazzi. UE E PURE IO MI MANGIO I CANNOLI, si sente rispondere dall’altra parte della cornetta. Ivano si rimprovera subito, “questa espressione non è da me” porcodigghe, “scusa Nicola”. “UE COGLIONE MA QUALE NICOLA”!
Era soltanto un anonimo rider Foodora di Bitonto, iscritto al Sinistralibro e al Partito Comunista di Rizzo. Aveva sbagliato numero.”
(anteprima da Giuseppe Zucco, La conversazione meccanicistica degli scooteroni albicelesti, Altaforte 2019, prefazione di Javier Mascherano).
(AAA CERCASI DISPERATAMENTE NUOVO COMPAGNO DI GIOCHI)

Marsel è stato licenziato, dopo 10 mesi e un fratello nuovo con cui condividere quel poco che ho. Marsel voleva che lo chiamassi papà, se lo chiamavo per nome quando mi veniva a prendere all’asilo si incazzava per la figura di merda che gli facevo fare.
Marsel non c’è più, ma alla fine devo dire che non era male. Prima di Marsel c’era papà mio, prima ancora quello di mia sorella T e prima ancora quello dell’altra sorella grande, quella che va a scuola.
Mamma però tanto da sola non sta mai si trova sempre la compagnia, a parte che ha anche il telefono. Parla sempre con qualcuno, beata lei che ha tanti amici.

Io non sono come mamma, lei ha sempre i capelli fatti e le unghie colorate cromate. Non so che vuol dire ma lo dice lei e ne va molto fiera quindi mi piace ripeterlo, penso vuol dire che sono belle e luccicanti. Ogni volta che deve venire Nikolaus vado a dormire con i pugni stretti e spero. Ogni anno non ci porta mai niente, mamma dice che passa sempre un folletto che si ruba i nostri regali, e non ce la facciamo mai ad averli prima noi. Quello di mamma però non se lo prende, lei dice che è perché i nostri erano sicuro più belli, il suo non vale niente. Per questo lei ha un regalo e noi no.

All’asilo noi ci dobbiamo andare ogni giorno. Ci andiamo prestissimo perché mamma ha da fare. Lo dice sempre. Ha così tanto da fare che poverina si scorda di prepararmi la colazione, allora me la sera prima la preparo io di nascosto, e nascondo il porta pranzo sotto la mia giacca. Vado a dormire contento e mi sveglio di corsa per essere pronto da solo, e fare vedere a mamma che sono grande, non mi piscio manco più i pantaloni all’asilo io.

Tutte le volte che arriviamo all’asilo, però, mia sorella T corre nel gruppo dove sto io e mi toglie la colazione e se la porta e dice che era la sua, perché mamma se l’era scordata e io me l’ero rubata. Mia sorella dice un sacco di bugie, ma io quando mi arrabbio invece di gridare divento muto, e penso di essere di pietra. Così loro non lo sanno cosa è successo davvero, pensano che sono scemo e non se ne interessano.

Che non lo so che pure le maestre pensano che sono scemo?
Quando ho paura di rispondere, e divento come una statua.
Quando i vestiti sono troppo grandi e mi guardano come un poverino.
Quando credono che dico le bugie, ma se mi arrabbio davvero tiro i pugni pure io per fare il tosto e un’amica mia mezza maestra – una brava però – una volta mi ha detto: «Natalino non devi essere come gli altri, che ti frega».
Quando sono sporco, e mi vergogno, ma loro parlano male della mia famiglia e divento orgoglioso e testardo e parlo ancora di meno.
Quando dicono che mia madre si ruba i papà degli altri, ma magari a quei papà ci piace pure mica devono venire per forza a stare a casa nostra.

Quando penso troppo a che risposta devo dare per non prendere un ceffone, o quando solo non lo so una cosa come si dice.
Mica sono nato imparato oh, che tre anni c’ho.

CONTINUA (qua tutte le puntate)

S.H. Palmer

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