Jurodivye #18: Tutti morti (Mattei)

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Alberto Calce, A girl in the bathroom is mirrored

Jurodivye è una rubrica di racconti a cura di Andrea Zandomeneghi, che almanacca sulla radicalità eteroclita e di smarginamento: testi mistici, pornografici, aberranti, equivoci, deformi. Indulgendo alla psichedelia, all’irregolarità, al degrado erotico e mentale, alla pneumatologia, all’anfibologia, alla psiconautica, alla teratomorfia. 
Tutti morti è il quarto racconto per Verde di Francesca Mattei. L’ultimo lo avevamo pubblicato l’1 ottobre 2021 qui, era una riscrittura di questo racconto qui che poi sarebbe diventato questo romanzo qui (tre anni fa qui).
La copertina è di Alberto Calce.
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Attraversamento in curva con bambina

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Alberto Calce

“Per chi scrivo questo diario? Così come le storie instagram (che brutta espressione, che volgarità, direbbe Marcel Proust) hanno un lato pubblico, un destinatario che è generale (“Grande Altro” direbbe forse Lacan) e hanno poi un lato specifico, personale (sì, ogni storia instagram ha forse un destinatario individuale) così queste mie parole hanno al contempo un destinatario generale e uno individuale. Ma chi è allora il destinatario individuale di queste mie parole? Pierluca di Verde Rivista? Nicola Lagioia? Diana? Il mio terapeuta?”
Attraversamento in curva con bambina: il 21 settembre o giù di lì, come ogni anno da che si fa Verde, il diario di viaggio greco di Simone Lisi è una esclusiva che ogni anno allunga di un anno la vita di Verde (apparati iconografici per la prima volta inclusi) .
La copertina è di Alberto Calce. Alla domanda non siamo in grado di rispondere. Rovesciamo il conto alla prossima estate greca.

 

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COVER #13: LA BADESSA

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Alberto Calce, “Sfida ad Alessio Mosca”, 28 maggio 2021

28 maggio 2021
Gentilissimo Alberto Calce,
le sue velate minacce di teste calanti ci causano, per dirla con il nostro amico Luca Mignola, un immanente incurvamento dell’arcata sopraccigliare peraltro sporgente. In un decennio di bolle la collazione di patetismi catalogati con criteri che avrebbero spinto Melvil Dewey sul baratro della follia a sviluppare il concetto di entropia farebbe cadere il cazzo anche al più acerrimo dei nostri nemici che, spiace dirlo, non è allo stato lei.
Ci invii piuttosto La Badessa, lo confronteremo scientificamente all’originale in questione (primo e già peggior racconto del nostro, qui). Le garantiamo pubblicazione “immediata” a tambur battente alla faccia (di merda) del nostro Mosca, peraltro già coverizzato “twice” (qui e qui), in quanto autore maggiore della letteratura coeva nazionale.
Change our mind. 
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