
Claudia D’Angelo, Maratoneti (2022)
Dice Andrea Zandomeneghi che Gian Marco Griffi ha scritto il libro più chiacchierato della bolla della litweb AKA LA SCENICCHIA, romanzo “poderoso, fiume, veloce, cadenzato, tumultuoso, pregevole e stiloso”, e avrebbe dovuto dirlo Andrea questa sera al Pasto Nudo, dove La Nuova Verde dirà delle Ferrovie del Messico in presenza dell’autore alla sua prima romana. Noi siamo entusiaste e non vediamo l’ora, cioè le 21 (qui tutti i dettagli).
Jurodivye è una rubrica di racconti che almanacca sulla radicalità eteroclita e di smarginamento: testi mistici, pornografici, aberranti, equivoci, deformi. Indulgendo alla psichedelia, all’irregolarità, al degrado erotico e mentale, alla pneumatologia, all’anfibologia, alla psiconautica, alla teratomorfia.
Il mese scorso si è letta l’introduzione programmatica di Zando e si erano promessi a venire nomi pazzeschi, impegno che si mantiene con Maratoneti del futuro, un pezzo clamoroso scritto da Griffi medesimo. Sicronicità? Se ne dirà tra le altre cose questa sera. Evento dell’anno, state avvisate, chi non viene, come dicono quelle, è pazzo.
La copertina è di Claupatra, di cui un giorno si dirà in saggi e libri.