DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Verde 26/27, luglio-agosto 2014 (Cover: Lady Doom, Officina Infernale)

Qui  (Copertina: Officina Infernale, Lady Doom)

Prima l’estate durava tre mesi, poi sono arrivati i monsoni. I tormentoni di stagione ispiravano i torbidi e insoluti casi di nera agostana e la polizia brancolava nel buio. Una ragazza di Tor Pignattara veniva ammazzata in Nicaragua: le sensitive del Gruppo Mondadori facevano le veci del Ris, ma la matassa non si sbrogliava finché non arrivava Massimo Lugli a dirci che Laura era stata strangolata durante un rito voodoo.

Sulle panchine divelte dei parchi abbandonati di periferia, lì dove una volta dalle cortecce dei lecci screpolati pendevano strani frutti a forma di insulina, le notti sfiorivano in fretta all’ascolto di chi difendeva la polizia di Genova, perché “la guerriglia è guerra e l’estintore è un’arma di offesa”. La new-wave italiana era morta anni prima, quando il Mostro di Firenze decise di farla finita: era settembre, Siberia era già uscito, Desaparecido no. Ci rimaneva soltanto il ricordo di un mercoledì da Liboni, delle lumache nere e delle telefonate anonime notturne che ci tenevano compagnia nei salottini sferzati dal vento e dai sospiri demoniaci dei nostri vicini di casa.
(Verde 26/27, luglio agosto 2014)

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