Jurodivye #12: Contenuta (Quaranta)

Francesco Quaranta ha bisogno di presentazioni? No.
Ne ha forse bisogno Andrea G. Zandomeneghi? Nemmeno.
Di Jurodivye ciò che occorre sapere è qui. Contenuta è il quarantesimo (sic) contributo per Verde di Quara Boy (che non scriveva per la nostra rivista da qui), piacerà a chi aveva amato Melassa Mielina e questo racconto. Gli schizzi d’artista di etere____ invece piacciono a tutte sempre e comunque.
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LE “CLASSIFICHE DI QUALITÀ DI VERDE” AKA IL LISTONE DI NATALE 2021 #2: SPACCARE PRESEPI (QUARA)

spaccare presepi

Claudia D’Angelo 2021

Non sentiamo Francesco Quaranta dal luglio scorso, durante il piacevolissimo rendez-vous editoriale, ma soprattutto amicale per dirla con Antonio Esposito, da Mr. Ibis, Roma, per la presentazione di Francesca Mattei, che sconvolge la platea definendo Sergio Oricci “l’Alberto Moravia della Generazione Z”, e confessando il debito di ispirazione letteraria “e non solo”. Quara riesce a condurci fuori dalla grotta cogliona dell’imbarazzo letterario esponendo con un gradiente di mansplaining appena percettibile la sua particolarissima teoria su Cereali al neon come romanzo wuxia hard boiled total fluid eminentemente di sinistra “ma storica”, per quanto non compreso in fondo dalla critica.
Dopo cena Andrea Cafarella ci mette a parte della sua conversione alla scrittura inclusiva, non sbagliando nemmeno una concordanza (cosa che a dirla tutta non riesce nemmeno a Silvia Costantino) e esibendo peraltro una pronuncia della sceva’ che ha già fatto scuola ben oltre le campagne senesi, e poi con la consueta generosità che lo contraddistingue si offre di calcolare il tema natale a tuttə ə astantə alla modica cifra di 50 bomboloni cadaunə. Non l’avesse mai fatto. “Sono cieco io, o scientista io, o faccia di merda tu” sbotta Quara, “a vedere una legione di semplicismo, filoanimismo, antiilluminismo, che non solo sta arrivando ma ha conquistato quasi tutte le casematte?”
E Cafarella, senza la più piccola scalfittura: “Incendiatemi la barba adesso se tu non sei un patetico gemelli ascendente gemelli con tutti i pianeti in gemelli pazzi”.
E quel cane di Quara, nato il 10 giugno, cosa fa? Prende lo zippo di Adriano Corbi che era andato in bagno e dà fuoco alla barba del Caf.
Oggi le nostre avvocate ci hanno comunicato che l’udienza per la richiesta di rinvio a giudizio si terrà il 17 gennaio a Poggibonsi, intanto abbiamo appreso della lieta assoluzione dello Sbigonzi. Caro Ale, congratulazioni, non vogliamo più vedere quel tuo faccino “di merda” triste EVER, firmato NOI HATER DELLO SBIGONZI. Che ne dici adesso di ritirare la querelicchia per i fatti di Oristano? O come direbbe il tuo amico Chris, vuoi “addrezza’ la campana chi renuocchie”? Chi nulla sa dei fatti di Oristano, può leggere Spaccare presepi, il racconto di natale 2021 pieno di curiosità pruriginose sulla querelle Gori-Verde (che poi sarebbe più giusto definire Gori-Frau. “Chi ha capito ha capito”).
Il collage è di Claupatra, che mai direbbe che i vaccini non funzionano, per quanto
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They’re just swans

He is Michael Scofield.
He is the protagonist of Prison Break.
He has a brother named Lincoln Burrows.
They have different surnames, but that is nowhere near enough to make them the most interesting characters in the series.
In the first season Lincoln is sentenced to death on charges of killing the brother of the president of the United States of America.
Scofield thinks it’s all a hoax.
He stages an armed robbery to get himself arrested and locked up in the same prison as Burrows.
He does it because it was he who designed the prison.
He does it because he has a plan to break Lincoln out.
He does it because they are brothers. No spoiler.
(Introduction by Google Translate) Continua a leggere

Ricette #8: Cenone di Capodanno

Il nostro desiderio era solo quello di riunire l’intera redazione di Verde a casa di Luca Marinelli per un cenone di Capodanno “con los uevos”. D’altronde il Commissario non è più così giovane e, al di là degli approcci “giovanili” alla gestione della rivista (roba che fa “cringiare” pure la redazione di Crack Rivista), questo potrebbe essere il nostro ultimo anno con lui. Prima del trapasso.
Le cose non sono andate proprio come previsto, a cominciare dal fatto che Marinelli non si è fatto trovare in casa. Vai a sapere dove si è cacciato. Alessio “Doc” Mosca si è isolato in quel di Chieti, fresco della delusione per il “racconto più bello e più snobbato del decennio” (qui). Claudia D’Angelo ha dichiarato di non potersi presentare perché “lei festeggia sì il Capodanno, ma quello cinese”, mentre Andrea Frau ha detto che in Sardegna c’è un fuso orario “ottùsu” e a casa sua lo spumantino non si stappa fino alla notte del 2 gennaio.
Quello che segue è il triste cenone di fine 2020 di Verde Rivista, consumato con piattini e bicchieri di plastica all’interno del macinino di Pierluca D’Antuono, in sosta con quattro frecce e riscaldamento “a palla” nel parcheggio accanto alla fermata metropolitana di Anagnina.
Quattro piatti, quattro autorə. (Contiene: Federica Sabelli, Stefano Felici, Francesco Quaranta)
In sottofondo, dall’autoradio, uno sconvolto Flavio Giurato sembra pregarci di abbatterlo.

Memino sobrio di P i n k  L o d g e .

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Vertmoire Revue

Era la fine del 2019, il Coronavirus era solo un miraggio nei “wet dreams” degli estinzionisti e Pierluca D’Antuono telefonava a Francesco Quaranta per domandargli “un racconto che possa piacere a Valentina Maini, Alfredo Zucchi, Simone Ghelli, Ippolita Luzzo, Giovanna Giordano e Riccardo Meozzi, contemporaneamente”.
Due mesi dopo, nel giorno della consegna, il Commissario rifiutava il testo sulla base dell’unico pretesto possibile per lui: “È troppo lungo e non si parla abbastanza del sottoscritto”. Non l’aveva letto. 

Il Quaranta spendeva i mesi successivi a bussare alle porte di ben ventidue riviste e blog letterari, le quali prontamente rifiutavano il racconto perché “troppo breve come romanzo e si parla troppo del D’Antuono”. Rileviamo con piacere che quindici di quelle ventidue riviste hanno nel frattempo chiuso i battenti.
Il Quaranta rientrava stamattina nella redazione di Verde Rivista, si impossessava dei mezzi di pubblicazione approfittando degli uffici deserti (causa festività e presentazioni di Francesco Spiedo) e scriveva la presente.

Questo racconto s’intitola Vertmoire Revue ed è un omaggio alla storia mai avvenuta della redazione di una Rivista Verde mai esistita.

Il collage è di etere____.

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Cover #9: La Torre

Buongiorno, perdonateci la zona rossa, la appoggiamo qui.

Il nostro buon Francesco Quaranta ci propone oggi una cover di Sara Mazzini. Come per ogni cosa che lo contraddistingue, ha barato sulle regole della rubrica: ha preso due racconti della nostra (GinoMadena) e li ha legati a modo suo.

L’illustrazione è di Claudia D’Angelo. E guai a chi ce la tocca.

E ora: il weekend in breve.  L’ormai famigerato attacco di Francesco Spiedo alla redazione di Libero ha scatenato e diviso Verde, oltre che essere costato il posto a Francesca Valenti, rea di averlo recensito (it’s just a synopsis, my dear).
Amico Spiedo, la tua “intemerata” alla Masaniello aveva messo in conto questo? Un altro effetto collaterale del tuo successo? Com’è che diceva il tuo amico baffone? Per fare una frittata va rotta qualche uova, no?
Sulla questione pare che siano pronti a intervenire gli avvocati di Fandango, prestati da minumum fax (sono lo stesso pool di avvocati pro bono che girano da redazione a redazione come uno sciame di giuristi affamati). Sta di fatto che la colonna campana di Verde rischia di finire allo sfascio per via dei disaccordi dovuti al fatto che ancora non si sa di cosa parli il libro del “nostro”.

E ora: La Torre.

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