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- 1 cartoncino a4 del colore che preferisci
- Righello, matita appuntita, pennarello nero
- Forbici, colla stick e fermacampioni
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Il tempo è un fottuto bastardo, diceva quella, e aveva ragione. Un mese è già passato da quando l’Orso ha droppato Timidi messaggi per ragazze cifrate. Il primo romanzo di Ferruccio Mazzanti è pazzesco, noi lo stiamo leggendo e così speriamo di voi. Ci sta piacendo così tanto da decidere di riesumare La Nuova Fahrenheit, e presentarvelo in diretta su Facebook dopo Natale prima di Capodanno. ALT: non sarà la classic presentazione alla Book Advisor, ma un laboratorio attivo ed esperienziale attorno al testo.
Seguiranno comunicazioni.
Abbiamo letto un racconto pazzesco di Sara Mazzini su MeM. Leggetelo e il 28 “attenzionate”, come direbbe Gabriele Ametrano, questa festa a distanza. Ci saremo anche noi, non occorre dirlo. La cosa bella di questo ultimo mese è che Ferro è già apparso tre volte su Verde: uno, due e Olivia, un racconto per CAZZO PAZZO, la ormai già storica serata reading acronima avvenuta l’8 ottobre scorso alla galleria Zuc di Firenze.
O eravate “ieri” là o leggete “oggi” La Nuova Verde qua. A voi la patetica scelta. Ciao!
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Simone Lisi è un maestro nel suo genere. Frase che può lasciare un po’ il tempo che trova, se non sapete quale sia “il genere” di Simone. Ma a questo punto è colpa vostra. Simone Lisi è uno scrittore post-borghese “esperiente”, e tanto vi basti. Alla serata CAZZO PAZZO (che, ci assicurano, essere un acronimo) dell’8 ottobre scorso, il buon Lisi ha letto per ultimo, dopo Ferruccio e Matthew, perché Simone è fatto così: lui si siede tranquillo con il vinello e sa che verrà il suo turno, che inevitabilmente il mondo girerà sotto i suoi piedi e si fermerà davanti a lui facendogli l’occhiolino (ma qui forse ci stiamo lasciando prendere un po’ troppo la mano). Amiamo Simone Lisi, è come un monumento Bierde, la nostra risposta alla statua di Montanelli, è come una fermata della metro, il libro che ti tieni fisso sul comodino e ogni tanto “spilucchi”. Simone guai a chi ce lo tocca.
Oggi va così, siamo tenerə e pucciosə. Il Commissario ci ha incaricatə di pubblicare il racconto di Simone perché a lui “si è fottuta la batteria della macchina di Elisiade, mannaggia la Mad****”. Ah, il buon Commissario. Vaglielo a spiegare che stare tre ore in macchina a bere spritz con il motore spento e l’autoradio a palla non fa bene agli accumulatori.
Il racconto s’intitola Spadino e parla di capelli mossi e parrucchieri, ma non parla veramente di nessuno dei due. Buona lettura.
“Sono arrivato da Zuc, questa galleria fiorentina molto piacevole, e un tizio stava suonando la chitarra. Ero uscito in camicia, ma era meglio se mi fossi messo una giacca. Il primo a leggere è stato Licht. Poi io. Infine il Lisi. La gente ha ascoltato. Qualche volta ha riso. Sicuramente non ha mai pianto. Alla fine ha applaudito. Io ero molto preoccupato perché il mio racconto parla di statunitensi e a mia insaputa la serata era piena di anglofoni.”
Così Ferruccio Mazzanti (sì, lui), protagonista l’8 ottobre scorso con Solitudini della serata CAZZO PAZZO a Firenze, che potete leggere solo su Verde, in virtù della convenzione scenicchia toscana/Dojo per la salvaguardia dei migliori reading altrimenti invisibili della bolla.
Ci vediamo questa sera qua, vi aspettiamo.
Succede che il nostro Capitano Andrea Frau è tornato attivo sulla pagina Facebook di Verde Rivista nell’ultima settimana. Siamo molto felici, ma stamattina cominciano già a “fioccare” le conseguenze:
Ma non lasciamoci distrarre. Oggi l’amica Sara Mazzini ci regala una perla: di nuovo una Cover, di nuovo di Alessio Mosca (l’unico finora a meritarsi un doppio rifacimento, d’altronde non a caso da un paio d’anni è il nostro candidato ufficiale a miglior raccontista d’Italia, se non fosse per quel problema…) e del suo Agro Pontino. Sara ci ha detto: “stavo giohando hon il racconto di Mòsha, m’è hadutho ed è ffinito ‘n mille pezzi. Allora l’ho rrimesso ‘nsieme come mi harbava a me”. Sembra che Sara si sia chiusa in una sala prove, abbia suonato e ballato con le frasi del racconto e dopo ore di gioco ne sia uscita con questo Che il o l’ o l’ l’ era e del fu, titolo che (lo diciamo per lə nostrə lettorə un po’ più durə di comprendonio, tipo Quaranta) è anche la chiave dell’operazione.
Il dipinto è della nostra “Federtiti” Federica Sabelli.
Federica Sabelli
Il 16 novembre prossimo Wojtek edizioni pubblicherà Timidi messaggi per ragazze cifrate, primo romanzo di Ferruccio Mazzanti. Per noi è conto alla rovescia: già maestro di Gamerro e Marinelli e unico testimone della proposta di nozze di Ramses, autore di racconti che hanno fatto la storia della nostra rivista (qua e qua, per dire), Ferro ridefinisce la proverbiale categoria verdiana di “amico senza virgolette” (ripassare) in una frase cifrata dentro di noi e sussunta da quattro anni sotto il concetto più esteso di famiglia.
I più acuti (maschi) tra i tre lettori di Verde staranno già puntando il dito contro l’ennesima incularella alla romana di patetiche e ininfluenti scenicchie confederate. Avete ragione, Sherlock: il punto, che mai riuscimmo a spiegare, è che dentro al Dojo primeggiano le relazioni. Ci fosse pure la nuova Mary Shelley tra le illustre sconosciute che inviano racconti a Verde, noi sceglieremmo di leggere sempre e comunque prima Ferro, perché Ferro è un amico. E tanto dovevamo.
Grot ha poco più di vent’anni e non esce dalla sua stanza da 1200 giorni. È un hikikomori e ha un unico modo di comunicare con l’esterno: messaggi d’amore criptati a donne sconosciute.
Di seguito l’incipit di un romanzo che nei prossimi mesi riempirà lo spazio tempo della gente che legge davvero. Delle altre ce ne fottiamo alacremente.
Il quadro è opera di Federica Sabelli.
Nicolò Marchi – Strange Desert
La redazione è ormai deserta, non si è capito se sia stato indetto uno sciopero generale, se la paventata scissione sia avvenuta per davvero o se, semplicemente, siano tutti in vacanza. Quel che è certo è che continuano a giungere in ufficio cartoline di Andrea Frau, da ogni angolo del globo: nell’ultima s’intravedono le foreste cambogiane e sul retro il buon Cap ha scritto “Sto andando a cercare Jacopone”. Vai a sapere…
Comunque qui è lo stagista Jimbo che vi parla, rimasto solo in una Verde deserta e senza più padroni. Oggi mi sono permesso di scegliere per voi il quarto racconto della serie Animal Tropical: pagine vergate da mani toscane e lette con toscanissimi accenti una sera di giugno al Sabor Cubano di Firenze (l’unico posto al mondo, se lo chiedete al sottoscritto, dove un toscano che legge racconti esotici non sembra Pieraccioni). E dunque sono qui a introdurre La macchina fotografica più cara della mia vita di Ferruccio Mazzanti. Qui sul dossier di Ferruccio redatto da Ramses leggo “BFF di Verde”. Godiamocelo.
L’illustrazione è di Nicolò Marchi.
Claudia D’Angelo – Dal salotto venite a istruirvi
“Ciao Verde”, ci scrive Ferruccio Mazzanti, “sono molto contento di sapere che siete tornati. Per festeggiare la cosa vi mando un racconto, che è troppo tempo che non ve ne mandavo uno. Spero che vi piaccia, spero che la vostra vita vada bene, spero di vedervi presto qua a firenze tutti (o una buona parte). Una domanda: è vero che avete scelto il nome Verde perché siete la Greta Thunberg della litweb? E se sì, cosa posso fare per rendere questo porcile un posto migliore? Un abbraccio”.
Caro Ferruccio, non sappiamo di preciso cosa intendi, però sappi che il Commissario ha iniziato una dieta ascetica a base di proteine liquide in sospensione acquosa non confezionate, non consuma energia elettrica, non consuma acqua e non produce praticamente rifiuti. Si sposta in monopattino. Tutto questo solo per compensare l’impatto ambientale del SUV pieno di merendine di Luca Marinelli. Andrea invece mangia solo animali cacciati da lui a mani nude e ogni due settimane sabota una piccola fabbrica sarda.
Detto questo, leggiamo con molto piacere il tuo racconto Il Cooperatore Domestico e lo abbiniamo a un bel collage di Claudia D’Angelo.
Quaranta non vede l’ora di averti di nuovo in squadra a biliardino. Ci manchi, a presto.
Ieri eravamo alla bellissima presentazione del libro di Emanuela Cocco. Sono successe cose pazzesche, prossimamente ampio resoconto video-fotografico (qua un assaggio). Intanto non ci lasciamo distrarre dalla rutilante mondanità e continuiamo a far rivista con umiltà e la consueta pacatezza.
Ecco il terzo racconto della Scenicchia Full Showcase, i racconti del futuro canone fiorentino editati e curati dal sommo Vanni Santoni (lo ricorderete per questa famosa recensione, ormai cult). Dopo Simone Lisi e Francesca Corpaci oggi con noi Ferruccio Mazzanti con un bel racconto senza titolo, o magari ce l’ha, intanto gli affibbiamo noi questo provvisorio, se l’autore avrà qualche rimostranza sa dove trovarci, yo. Com’è? Il Corriere Fiorentino può affibbiare titoli brutti (“L’Infanzia a Giuncarico con un padre padrone”, ma che davvero?!?) e noi no? Se è una sfida, cari amici del ‘Orriere, ‘onsideratela accettata.
Illustrazione strepitosa di EPVIVIVI.
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