
It’s too late now, Ottavia Marchiori
Oggi un racconto di Federica Sabelli dal titolo Turbovagabondi. Niente editoriale per la gioia di Antonio Russo De Vivo. It’s too late now è il collage di Ottavia Marchiori.
It’s too late now, Ottavia Marchiori
Oggi un racconto di Federica Sabelli dal titolo Turbovagabondi. Niente editoriale per la gioia di Antonio Russo De Vivo. It’s too late now è il collage di Ottavia Marchiori.
Praticamente una delle feste. LA festa, invece, è qui.
Amiche e amici crapuliani e non, il testo che leggiamo oggi è un estratto da Precipizialità, il racconto di Andrea Zandomeneghi contenuto in Anatomè – Dissezioni narrative, a cura di Antonio Russo de Vivo e Andrea Zandomeneghi, uscito a ottobre 2018 per i tipi di Ensemble edizioni (la trovate qui, qui invece una bella segnalazione del volume). Presenteremo l’antologia sabato 8 dicembre alle 20:30 allo Sparwasser, a Roma: saranno con noi Luca “El Miño Maravilla” Mignola, Erika “Amerika” Nannini, Alfredo “The Boss” Zucchi e Luca “Er Cane Malefico” Marinelli (ci stiamo lavorando).
Nell’immagine: una delle feste che si terranno a Roma sabato 8 dicembre 2018. Alle 20:30 invece, comincerà Scenicchia una Sega #1 – Praticamente un festival, LA festa evento dell’anno e unica in cui troverete torte salate, combattimenti tra cavalli e un numero speciale stampato in tiratura limitata ad hoc (Verde torna al cartaceo). È abbastanza chiaro? (Ci siamo capiti).
Buona lettura.
Sylvie K., 2 βoˈlaɲo
Eravamo nella chat whattsapp di Verde numero 9 con Jacopo Marocco, Andrea Zandomeneghi, Allegra Ice, GIANLUCA PAGLIARINI, Maurizio Donazzon, Sylvie K, quelli di Crack Rivista, Antonia Varelli, Giuliano Pesce e Diletta Crudeli pronti a redigere una nuova puntata dell’ennesima polemichetta (qua la precedente), quando Emanuela Cocco ha lanciato l’infallibile hashtag #fatepacebro che ogni ci volta ci scioglie e ci disarma e insomma com’è e come non è, siamo tornati rivista. Ringraziamo Antonio De Vivo per il beau geste e passiamo avanti in attesa del prossimo dissing. A esempio: il pesantissimo attacco troll subito da Verde alcune settimane fa, quasi certamente un’imboscata di quel gran coglionazzo amico nostro di Lorenzo Vargas, in onore del quale, l’ultima volta, riaprimmo addirittura la nostra “mitica rubrica del venerdì“.
Piccioni è un bel verdacconto da incubo del suddetto cecchino amico, che nonostante il titolo (lo ha scelto Quaranta) vi invitiamo a leggere. D’accordo, è sabato mattina, ci avrete da fare o da dormire, ma cinque minuti tra uno scroll della vostra bolla e l’altro potete pure trovarli, no? Se poi non scrollate bolle il sabato mattina siete amici nostri (detto che noialtri siamo amici di tutti, anche dei nostri amici dediti al fuoco amico).
A proposito: alcune settimane fa arriva in redazione il racconto di una “nostra lettrice” che conosce molto bene la nostra storia e tra una citazione e l’altra ammicca a quella copertina del cartaceo di una vita fa (“trovato a Firenze” ovviamente) e alle defunte rubriche del venerdì.
Ci sono tre problemi: l’autrice è più che anonima, si presenta con uno pseudonimo ridicolo (sebbene il brano non lo sia); il racconto è molto lungo (40 mila battute da leggere e valutare sulla fiducia mentre ci sono almeno altri sessanta racconti che attendono, va bene che siamo rivista in quanto abbiamo una redazione ecc ma il tempo è tempo); il testo, una volta letto (sulla fiducia in quanto siamo rivista ecc) ci sembra un pazzesco e egomaniaco puzzle di stili e lingue di autori familiari: ci sono i tic aggettivali di Quaranta, i temi ossessivi di D’Antuono, l’immaginario oscuro di Carelli, il gusto parodistico di Frau, la levità yogica del Lisi, il grottesco disperato di Gamerro, le tinte rosa dell’ultimo Marinelli, le incertezze grammaticali e ortografiche di Felici.
Conclusione? Siamo all’autotrollaggio. Sospettati principali: Il Commissario, Marinelli, Lucia Ghirotti. Prossimi aggiornamenti: se e quando decideremo di pubblicarlo. Intanto, Grafico: batti un colpo.
Servono due Bolaño per una Brazilian Bum Bum Cream. Ce lo ha detto Sylvie C. Lunedì un racconto pazzesco di una nostra vecchia scoperta che tutti ormai nella litweb davano per spacciato e invece. Saluti da Verde Rivista, dal 2012 rivista cartacea e poi online.
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Sylvie C. tra cosmesi (litblog) ed editoria di qualità (rivista)
Neanche il tempo di dichiarare conclusa una guerra (con relativa sconfitta cocente che di certo non negheremo, ragazzi) ed ecco ariaprirsi un nuovo antichissimo fronte: il guru Antonio Russo de Vivo (sempre sia lodato) ci aridefinisce litblog, ma il paradigma cambia perché adesso ci incazziamo sul serio. Tony, amici di Crapula, gente tutta della litweb e delle scenicchie varie, lo volete capire che Verde Rivista perché Verde fa rivista? Non è abbastanza chiaro? Ci aspettiamo rettifica o smentita subitanea, in caso contrario siamo già pronti a fare un discreto casino (a margine: qualcuno ci spieghi perché Verde—>Litblog e TerraNullius—>rivista. Forse perché Luciano Funetta? A parte che Luciano è un amico, come la spieghi altrimenti? Eh, Antò? Suvvia, come dicono quelli).
Le ultime dalla litweb: la Regina recensisce Emanuela Cocco e noi siamo contenti. Sylvie C. contesa da litblog e rivista si dà agli uni, recensendo (positivamente, ovvio, non siamo mica su A colpo sicuro) l’amico Oricci, e agli altri con una nuova rubrica fotografica pazzesca: quanti libri di qualità fanno un Dior di qualità (e viceversa)? Ve lo domandate da una vita, nevvero? Adesso lo sapete.
Sono aumentati negli ultimi tempi gli arrivi di racconti firmati da pseudonimi totali, non si presentano neanche più in email. Detto che a tre quarti della redazione sbatte il cazzo se non ci dite come siete registrati all’anagrafe (non siamo mica pulotti, per dio), il questurino Francesco Quaranta ci tiene tanto a smarcarsi e a chiedervi i documenti, almeno nelle lettere di presentazione che accompagnate ai vostri capolavori. Fate come il Commissario, annuite con questa espressione qua, l’espressione beata di chi sta passando serenamente una cena tra pari, in compagnia degli amici di Terranullius Rivista (9 ottobre 2018, Libreria Tomo e Pizzeria Economica, San Lorenzo in Roma: capito, Antò?).
Tanto era dovuto. Le cose serie e importanti, adesso. È venerdì sera, torniamo a fare RIVISTA (ci abbiamo le rubriche, ci abbiamo gli illustratori, ci abbiamo gli editoriali e una redazione, facciamo reading ed eventi, pubblichiamo Marinelli e Mosca, siamo amici di tutti, ma poi che cazzo sarebbero i litblog?).
Liminal Personae nasce dalla necessità primordiale di osservazione e metabolizzazione del mondo, nello spazio e nel tempo presente. Nella ciclicità dell’archetipo e del simbolo ritroviamo nei gesti degli altri noi stessi, la nostra storia, e cerchiamo più o meno consciamente di sfruttare l’empatia come una sfera di cristallo, per scoprire quale sarà il prossimo passo. Ogni giorno tre lingue si articolano nella mente di S.H. Palmer. Le influenze dell’una ricadono sulle altre due e così in un moto perpetuo la scrittura e la comunicazione salgono a spirale, “per schiantarsi al suolo perpendicolari all’asse del mio respiro.”
Il nome della rubrica è un omaggio esplicito alla professoressa Clara Mucci. Justin della foresta secca, il Piccolo Principe postmoderno, è il bel titolo della settima puntata (qui le precedenti) (Balena Bianca? Rivista?).
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