Ricette #3: Ziti alla Luccone

Pink Lodge

Domani sera saremo allo Sparwasser a dialogare con Valentina Maini, già definita (da noi) la migliore scrittrice coeva d’Italia nonché un’amica. Le due cose non sono consequenziali, ma è impossibile negarlo o ometterlo. Prenotate qui, per via di quello che sta succedendo nel mondo da circa nove mesi, e ve ne sarete accortə, si spera, non potrete decidere all’ultimo di venire a fare vocina alla porta di Via del Pigneto 215, perché non vi facciamo entrare. E per una volta non facciamo che chi scrive sta a casa perché a Roma non usa che le scrittrici, ma più gli scrittori, vadano a presentazioni di altri scrittori ma soprattutto scrittrici. Ma che usanza è, benedettə ragazzə?
Evento Facebook qui. Prenotazione obbligatoria qua.
Cambiamo completamente argomento. Gli
Ziti alla Luccone è la terza ricetta che Stefano Felici propone nella rubrica che ha lo scopo di insegnarvi a cucinare ripassando insieme la storia di Verde. Il 2009 fu uno snodo decisivo per la nostra rivista: fu l’anno della prima edizione di 8×8… E abbiamo detto tutto (ciò che Instragram non dice).
Il memicchio è fritto dalla
Pink Lodge. Ciao, noi torniamo a preparare la conversazione di domani (che ansia, benedettə ragazzə).
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Melanzana piangente

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Claudia D’AngeloUn nihil

Una settimana fa in redazione di Verde a Cologno Monzese. Ramses D’Antuono confabula con l’ologramma del Capitan Frau:
– Stai dicendo che potremmo fare un concorso letterario simpatico per tutti quei casi umani orfani di 8X8?
– Esatto, bro! Potremmo fare una cosa parodica super verdiana con tutte le scenicchie e gli editori top player!
– Fantastico, cià che mi ci metto immantinente a fare il bando. Ho proprio voglia di cannibalizzare un po’ di contenuti con il piglio postmoderno che mi contraddistingue.

Mezz’ora dopo il bando è pronto tra il plauso dei gruppi whatsapp e delle bolle di facebook. 7247 racconti in un’ora.

D’improvviso sopraggiunge il Marinelli con un telegramma tra i denti. Il D’Antuono lo asciuga dalla bava e legge sconcertato: Alt! Operazione non apprezzata! Fermare tutto! Non ci piace.
Il giorno dopo compare the O.G. 8X8, Verde basita.

– Pazzesco! Ci toccherà inventare qualcosa di diverso!

E questo è come si è giunti a Scenicchia una Sega #2 – Praticamente un Concorso Letterario. Tutti i dettagli nel link. Serate pazzesche, regole abnormi, premi oltreumani. (Tipo se venite vi promettiamo che facciamo rifare a Simone Lisi il gioco del mimo).

Mentre aspettiamo i vostri raccontini, oggi pubblichiamo Melanzana Piangente, un nuovo racconto di Matthew Licht. Ogni volta per noi è un po’ come tornare nei film americani dei primi Novanta (infatti Frau di fisso Girella e latte con Nesquik prima di ogni lettura). Matthew è uno degli autori più prolifici e divertenti che abbiamo il piacere di ospitare, se cliccate sul suo nome qui sopra, potrete godervi tutte le sue pubblicazioni verdiane.

Il collage originale è di Claudia D’Angelo. Buona lettura.

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Che cosa sta succedendo – Sulla fine #11: Franco Sardo

Ci scrivono: “Cara redazione, la settimana scorsa ho raccolto il vostro invito e sono andata a Le Mura. Il racconto di Stefano Felici è proprio una merda o non ci ho capito un cazzo io?”
“Direttore, io ce la metto tutta, voglio convincermi che possa esistere una credibile scena letteraria indipendente non toscana, addirittura romana, ma poi vado a Le Mura e chi ti trovo a leggere? Stefano Felici con tanto di barbetta alla Tommaso Paradiso che mi scartavetra il sottopalla con un racconto su cosa poi? Qualcuno lo ha capito?”
“Caro Commissario, quando direte che il momento più emozionante della quarta serata di 8×8 è stato l’ingresso in sala di Renata? Io ho comprato sei accendini e non fumo. Un po’ come dire che Stefano Felici “traccia segni grafici appartenenti a un dato sistema di scrittura, e che convenzionalmente rappresentano fonemi, parole, idee, pensieri, numeri, in modo che possano poi essere interpretati mediante la lettura da chi quel sistema conosca” ma non racconta?”
“Ma questi figli di papà tutti scrittorini di Monteverde con le barbette nere iscritti ai nuovi Dams telematici di Instagram & Twitter un esamino veloce veloce su Todorov, Propp e Genette non lo vogliono proprio fare? Meglio i bignamini fotografici di Carmelo Bene e David Lynch da condividere su Facebook? A LA-VO-RA-RE FELICI.”
“FELICI GAME OVER. INSERT COIN NEL LINEARE FLIPPER INVERO DABBASO ALLA SEVERA PORTA DER CESSO SUPER DENSO”.
Sono solo alcune delle decine di email che abbiamo ricevuto in questi giorni. Sia chiaro: il tiro al bersaglio non ci piace, non tollereremo sui nostri spazi campagne d’odio e dalli all’untore che offendono per prime le nostre sensibilità. Siamo convinti che alla quarta serata di 8×8 Stefano Felici non meritasse di arrivare ultimo (dietro Giulio Fenelli, peraltro), con nota di biasimo della giuria e ritiro dei due free drink (prima volta che succede nella storia del concorso). È quello che abbiamo detto a Leonardo Luccone, alla giuria e al pubblico, aggiungendo lealmente che il racconto era malmostoso e compulsante e che la “trovata” di Multipla, la misteriosa entità multiforme capace di trasformarsi nella variante di utilitaria che più terrorizza le sue vittime, ci sembrava una sminchiata senza posa. Felici non l’ha presa bene e ha scritto su Facebook di avere chiuso con Verde. Peccato che noi avessimo già deciso di interrompere la collaborazione (collaborazione, badate bene: uffici stampa di tutta Italia, fate attenzione, Felici non ha mai fatto parte della redazione di Verde, rifonderemo tutte le case editrici truffate a cominciare dagli amici di Effequ) perché la scrittura di Stefano non rispetta più gli standard della nostra comunità.
Se Felici vuole fare letteratura fondi una rivista. Metta in piedi una redazione, si presenti a Firenze Rivista e vediamo quante citazioni prende da Santoni.

Tanto era dovuto. Adesso a noi.

Prosegue il sempre più intricato dibattito attorno alla chiusura di Verde (qui tutto), annunciata in un editoriale del 30 marzo scorso. La situazione al momento: Paolo Gamerro è tornato a Zurigo, ma domenica 22 aprile sarà a Busto Arsizio con Sbiadire (e con la redazione di Lahar Magazine, aggiungono i maligni). Luca Marinelli ha lanciato il numero 1 di Guida 42 (qui, complimenti ragazzi) e ha lasciato Verde. Continuerà a essere accreditato come curatore di Rosa! almeno fino a giugno (avete letto il racconto di Maggi?). Andrea Frau è in trattative con L’Inquieto. Di Francesco Quaranta diremo nelle prossime ore: per il momento ci limitiamo a salutarlo e ringraziarlo. Pierluca D’Antuono tace, e con Vinicio Motta organizza il convegno di Pecorile, confermato da venerdì 27 a domenica 29 aprile al CSOA ex Casa Del Popolo Prospero Gallinari.

Mentre in Verde montava il caos, Franco Sardo, tra i più validi dei nostri collaboratori (ci auguriamo ancora a lungo), si trovava nel suo buen retiro ateniese, dove almeno due volte all’anno va a ricaricare le pile dell’ispirazione. Franco non ha potuto seguire da vicino la crisi della nostra rivista, ma alla giusta distanza è riuscito a costruirsi un’opinione incredibilmente aderente agli eventi che intanto incombevano: “Finalmente il mostriciattolo della litweb Verde smetteva di contenere letteratura e cominciava a essere letteratura! D’altronde era un passaggio scritto nel destino del nome stesso. Il Verde non è una forma, il verde è un colore. Il verde non contiene, il verde esiste e al massimo chiede di essere contenuto, ma può anche strabordare se vuole.” Tra le altre cose questo bel pezzo, che arricchisce di stile e di visione la nostra discussione, offre una prospettiva inedita sul ruolo di Andrea Frau e suggerisce cautela e buon senso: “un capitano quando governa male la sua squadra è pur sempre perché ne è diventato il capitano.”
Grazie Franco. E grazie E/P VI VI VI, in questi giorni oscuri resta lei la cosa più bella dentro Verde.

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Che cosa sta succedendo – Sulla fine #7: Stefano Felici

D’Antuono, se hai le palle pubblica ‘sta lettera”. E ancora: “A me di Verde mai proprio (SIC) è fregato un cazzo”. E: “De Vivo, fai il favore, fatti li cazzi tua”. È questo il tenore dell'”intervento” di Stefano Felici, giovane e bella speranza scoperta da Verde, ma uomo di cartone come pochi altri. Perché allora pubblicare questo ammasso di volgarità (e calunnie: Pierluca D’Antuono non ha mai ovviamente pronunciato i virgolettati che gli sono scorrettamente attribuiti) e elevarlo a contributo al duro ma costruttivo e serio dibattito in corso in questi giorni sulle sorti della nostra rivista (che qui trovate per intero)? Forse perché siamo degli inguaribili umanisti e positivisti? Ogni voce, seppure infamante, ha cittadinanza dentro Verde. A vidimidare gli speciali “passaporti di dignità” che la nostra piccola comunità rilascia sono i nostri maturi e consapevoli lettori, che sapranno ben da soli farsi un’opinione.
Altro che palle, Stefano Felici. La nostra schiena è ritta e qua stiamo soffrendo per cercare di mandare avanti la barca su cui anche tu prendi il sole (sgombriamo il campo dalle ipotesi: stiamo vivendo giorni difficili e certo non ci va di scherzare). Ti ringraziamo per il compitino, scritto bene, niente da dire, e ci vediamo martedì 10 aprile a 8×8 (ah, gratitude, gratitude): se il tuo racconto sarà buono, non dubitarne, tiferemo per te.
L’illustrazione è di E/P VI VI VI.
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ELISABETTA E LA CASA DEL POGGIO

“Ho sessantatré anni, sono un medico, ho sempre lavorato nel campo della ricerca, e di recente mi occupo anche di sperimentazione clinica. Ho sempre scritto, ma fino a pochi anni fa solo articoli scientifici, la maggior parte dei quali in inglese. La scrittura creativa, sia di racconti, sia di memoir, è nata di recente come un gioco tra amici, ed è ora diventata una parte importante della mia vita.”
Fiorella Malchiodi Albedi ci ha inviato in lettura Elisabetta e la casa del Poggio, un bel racconto che l’anno scorso ha partecipato alla quarta serata di 8×8 – Un concorso letterario dove si sente la voce. Lo riproponiamo oggi con uno scatto di Federico Arcangeli (da Where is my mind?).
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LA MODELLA

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Serena Mazzini, Heart shaped sky

La modella ha partecipato alla seconda serata di 8×8 e naturalmente avrebbe dovuto vincere. A quanto ci dicono non è arrivato primo (pazzesco). «Faccio piccole cose, sono agli inizi» si è schermito Alessio Posar, e per la delusione ha smesso di scrivere. Per due giorni interi. Forse uno, ma il suo riserbo a proposito è totale. In ogni caso qui su Verde mancava da un po’ (eh Alessio?). La settimana scorsa, durante una soffertissima riunione di redazione su whatsapp (solita tensione alle stelle ed ennesima spaccatura© bla bla bla ecc ecc), lo abbiamo convinto a rivedere e correggere il racconto in modo da poterlo pubblicare spacciandolo per inedito. No, non è un inedito, ma tu che lo hai ascoltato dal vivo e non lo hai votato dovresti proprio rileggerlo. E tu che quella sera nemmeno c’eri: sarebbe il caso di rimediare.
Fotografia di Serena Mazzini (con noi ancora fino a venerdì: viva!)
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