Perché i libri di racconti sono la lettura più adatta all’estate? Ce lo spiega l’amico Dario De Marco (avviso alle groupies: si è tagliato i baffi), che su Esquire (qua) segnala il Vocabolario minimo delle parole inventate (qua): “E poi, ancora, sto per iniziare quella che si candida a essere come la cosa più stramba della stagione se non dell’anno. Un’antologia, una raccolta di racconti a firma collettiva, come se già non fossimo già abbastanza teste di nicchia. Supertesta di nicchia è l’editore, supergiovane anche, si chiama Wojtek come un famoso orso; il libro è curato da Luca Marinelli che è espressione del sottobosco narrativo di rivistine e blogghettini collettivi, la sedicente scenicchia letteraria italiana, negli ultimi anni molto attiva a dispetto di tutte le apparenze e convenienze. Un passo indietro. Quest’anno è uscito il Nuovo dizionario affettivo della lingua italiana (il primo uscì dieci anni fa), una mega collection in cui Matteo B. Bianchi e Giorgio Vasta chiamano centinaia di autori a definire una parola, a dare una versione personale e unica di un vocabolo. Ecco Marinelli ha fatto una operazione uguale e contraria, una specie di lato oscuro, di rovescio acido di quel dizionario: gli autori, pescati da quel sottobosco, sono 22 e vengono chiamati a inventare una parola inesistente, una per ogni lettera dell’alfabeto italiano più un extra, e a costruirci su un racconto. Perciò Vocabolario minimo delle parole inventate, perciò movimento inverso che non va dal generale al particolare, ma da una cosa che per definizione appartiene solo a chi l’ha creata, a una possibile condivisione di senso.”
È abbastanza chiaro? Per noi sì, vedete un po’ che dovete fare (sempre qua).
Perché i racconti di Verde sono la lettura litweb più adatta all’estate? Intanto perché le riviste attorno a noi chiudono (o si scorporano) come fabbriche in estate (cit.) e poi perché solo qua prosegue la ricognizione dei 16 racconti finalisti di SUS#2 (qua tutti), il praticamente concorso letterario di Verde che ha agitato la capitale e l’intera bolla letteraria nella primavera scorsa.
Umberto Morello è una vecchia conoscenza, di lui sappiamo che ha già pubblicato sulle nostre pagine e che il 17 maggio scorso ha rischiato di essere squalificato perché il direttissimo Genova-Roma sul quale viaggiava era in ritardo o forse in sciopero, vai a sapere. Umberto però ce l’ha fatta e ha letto con bravura Fuori va bene: è bastato per vincere? No, perché nessuno poteva prevedere che la trionfatrice Clara Cerri avrebbe L I T E R A L L Y cantato estratti del suo testo. Quando si dice sul filo del regolamento (ma poi si dice?).
L’illustrazione è di Nicolò Marchi. Fa caldo benedetti ragazzi, siamo stanchi di umanissimi ombrelloni e di voi mucchio di stronzi, ma vale sempre la pena ricominciare per allietare i vostri infiniti pomeriggi estivi stesi su divani di pelle con la radio che urla buone vacanze e un pensiero esplode: SONO CHIUSE LE ALTRE RIVISTE 😦
A mercoledì, animali tropicali, non mancate.
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