L’hotel degli amori perduti (Suicide blonde version n.1)

Barbara Caridi fotografata da Sergio Gilles Lacavalla postproduzione foto Ilaria Turini

Barbara Caridi fotografata da Sergio Gilles Lacavalla, postproduzione foto Ilaria Turini

Nota dell’autore: “Questa è una variante di Jeanne e Gilles, già pubblicata su Verde l’estate scorsa. Rispetto alla precedente versione, la storia letta nel libro trovato nell’hotel riguarda Paula Yates e Michael Hutchence. Inoltre, gran parte dell’atto è interpretato da Jeanne in un lungo monologo. Gilles è lì, “così lontano così vicino”, ma parlerà solo alla fine. Come nell’altra versione, alcune scene sono sessualmente esplicite. Il corpo nudo è necessario sia per il realismo della scena, perché la scena lo prevede, sia perché il corpo nudo è di per sé un elemento di drammaturgia, non solo di regia: il corpo nudo è linguaggio, una frase, un discorso. Tutto ciò che avviene qui, è già avvenuto. Ora la scrittura si intitola L’Hotel degli Amori Perduti (suicide blonde version n. 1).
La pièce, scritta da Sergio Gilles Lacavalla, sarà in scena al Teatro Tordinona (Via degli Acquasparta 16, a Roma) dal 2 al 6 maggio 2018 (qui la locandina).
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Ascenseur pour l’échafaud #5: Robert Mapplethorpe

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Alessia Arti, Un iguana

Robert Mapplethorpe era morto per le complicazioni dell’AIDS il 9 marzo 1989 alle 5 e 30 del mattino al New England Deaconess Hospital di Boston. «Sono un perfezionista, e le cose non sono mai perfette». La vita non lo è mai.” Ascenseur pour l’échafaud di Sergio Gilles Lacavalla, invece, lo è spesso (oggi ad esempio). Alessia Arti idem: sua l’illustrazione. Buon inizio di settimana amorevoli lettori, state attenti.
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Ascenseur pour l’échafaud #4: Sarah Kane

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Giuditta Bertoni, Sarah Kane

Sono le 4:48 e Sarah Kane ci manca da 19 anni. Tanti ne saranno domani dalla notte del 20 febbraio 1999, che Sergio Gilles Lacavalla ripercorre, insieme ai cinque testi tetrali, nella quarta puntata di Ascenseur pour l’échafaud: “Lo sguardo ha un’accelerazione che corrisponde ai gesti necessari per sfilare quelle stringhe. Movimenti veloci prima di ogni ripensamento. Prima che qualcuno la scopra e butti giù la porta. Veloci e precisi. Basta quello di un solo anfibio. Si toglie l’anfibio, finisce di sfilare il laccio. Il piede nudo a contatto con il pavimento freddo le dice di tutto il gelo che avvolge ogni povera vita che ha perduto per sempre “la fede nell’amore” e vaga folle per Denmark Hill, attraversa un corridoio e si chiude a chiave in un bagno. Non dovrebbero lasciare la chiave nella serratura del bagno degli aspiranti suicidi. In questa situazione non puoi che sentire su di te tutta la crudeltà e la violenza delle relazioni. È colpa tua se tutto va male.”
L’illustrazione inedita è di Giuditta Bertoni
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Ascenseur pour l’échafaud #3: Egon Schiele

Con la pubblicazione della terza puntata di Ascenseur pour l’échafaud, possiamo dire di essere i primi a dare il via alle celebrazioni per il centenario della morte di Egon Schiele (31 ottobre 1918): non dobbiamo linkarvi nulla, lo conosciamo tutti, vero? Altrimenti leggete la lectio magistralis di Sergio Gilles Lacavalla, basterà, scoprirete della sua vita, della sua pittura e della musa Walburga “Wally” Neuzil. L’illustrazione è di Federica Consogno. Viva il lunedì, buon inizio di settimana con le cose splendide che vi regaliamo.
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amoR – Variazioni sul tema di un incontro

amoR è un atto unico di Sergio Gilles Lacavalla che debutterà a maggio in teatro, a Roma, vista l’ambientazione. È una storia nostalgica di una lei e un lui in una città. Nota dell’autore: “È il racconto di sentimenti che sono aspettative deluse e desideri, che sono luoghi. Può essere rappresentato sia in forma di monologo di lei sia di dialogo tra lei e lui che si trasforma nel monologo di lei. Qui è nella forma monologo che indica ben chiaro l’eventuale svolgimento come dialogo. Parole per corpi che non si sono mai incontrati, se non in una carezza, in un abbraccio non compreso, in notti infinite di parole e musica, in sguardi. Con Le Soldat Perdu, il nome della mia nuova compagnia teatrale, sto affrontando il tema del rimpianto e della perdita – forse l’ho creata per parlare di ciò. In Jeanne e Gilles c’era il rimpianto da parte dei due protagonisti di non essere riusciti a perpetuare il loro amore smarrendolo in motivi che non sono mai riusciti a capire fino in fondo, e il tentativo di ricrearlo in un pomeriggio in un albergo abbandonato come loro si rivelerà il solito fallimento. La solita disperata illusione. In amoR il rimpianto sta nel non essere riusciti neanche a esprimerlo in un pomeriggio, soltanto un pomeriggio o una notte, questo amore. Ma che cambia? In tutte e due le situazioni il risultato è lo stesso, per tale motivo alcuni momenti di una storia li ritroviamo nell’altra, istanti ed elementi che riverberano nei diversi personaggi che a tratti si confondono, e che, tutto sommato, sono sempre gli stessi. Gli amanti perduti sono sempre gli stessi. Un amore finito, un amore non vissuto, sono la medesima cosa. Resta la domanda di cosa sarebbe stato delle loro vite se fossero stati capaci di amarsi. Potevi essere felice e non ne sei stato capace. O peggio, non ne hai avuto il coraggio. Forse. Tutto qui. Le Soldat Perdu non sa la risposta, per tale motivo si pone la domanda. In amoR ricorrono anche alcune vicende estranee e vicine ai due poveri amanti mai stati amanti che i più attenti si accorgeranno di averle già lette in altre mie scritture: perché poi le cose si ripetono. Perché Le Soldat Perdu è immerso in queste storie di vita e malavita, perché le nostre storie sbagliate sono solo alcune tra le tante storie sbagliate. La città dell’atto che leggerete, come dice il titolo, forse un po’ scontato, è Roma (letto al contrario così che dia amoR). Ho voluto un titolo semplice perché l’amore è semplice; siamo noi che lo rendiamo complicato. Semplici sono i desideri dei due amanti, perciò impossibili. Se questa scrittura parla di ciò che poteva essere e non è stato, lo stesso vale per questa assurda decadente città.
Ho chiamato la mia compagnia Le Soldat Perdu (Il Soldato Perduto, nome preso dal film Apocalypse Now Redux) perché a volte si è stanchi della guerra che distrugge le nostre piccole vite. Che poi questa guerra l’abbiamo dichiarata noi o la stiamo solo subendo combattendola con le poche inutili armi che abbiamo a disposizione, è un altro discorso.”
La fotografia, realizzata per il testo (uno dei luoghi della pièce), è di Ilaria Turini (qui i suoi lavori): “Nata a Roma nel 1985, dopo aver studiato storia dell’arte contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, incontra la fotografia. Nel 2013 conclude il suo corso di studio triennale alla scuola Roberto Rossellini come operatore di comunicazione fotografica, specializzandosi in fotografia analogica e camera oscura. Nel 2012 ha frequentato un corso di fotografia di matrimonio, light designer e videomaking. Gli ultimi anni scopre lo storytelling e se ne appassiona. Ogni giorno fa tutto ciò che la rende felice: immagina, scrive con la luce e scopre mondi.”
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Place Jeanne d’Arc

Andò così: estate 2011, leggemmo questo libro (aggiungetelo alla lista) e ne rimanemmo folgorati. Un anno dopo nacque Verde e pensammo subito che avremmo voluto che Sergio Gilles Lacavalla si unisse a noi. Così fu, già nel numero 1 con Escuadron de la muerte, e poi dal 2 al 5 con Rock Criminal, la rubrica che dopo una lunga pausa è tornata sulle nostre pagine due anni fa. Da allora Sergio ha raccontato, senza mai saltare un mese, tutte o quasi le storie più nere del rock e dintorni, con l’obiettivo, sempre raggiunto, di non ripetersi mai. Per questo siamo convinti che sia il momento giusto (siamo a settembre, ecc ecc) per fermarsi e ricominciare. Da ottobre ci sarà una nuova rubrica che allargherà il campo delle storie criminali e che si alternerà agli atti unici e ai racconti di Sergio che leggeremo con maggiore frequenza. Oggi ad esempio c’è Place Jeanne d’Arc, un racconto di una cantante, una ballerina e i libri rubati (“è mai un furto rubare un libro o uno yogurt perché si ha fame?”), denso, lungo, pieno di musica e di acrobazie tra parentesi: è la cosa migliore che leggerete oggi (parola nostra).
L’illustrazione è di Cristiano Baricelli il genio (così sul nostro Instagram) (sì, siamo su Instagram) (sì, è incredibile, lo sappiamo).
Buon inizio di settimana, no alarms and no surprises, please.

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ROCK CRIMINAL #25: BIG L

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Foglietta, Cocoon

Lamont Coleman, la stella nascente del rap della East Coast, il gelido 15 febbraio del 1999 è lì, sulla strada a nutrire l’asfalto del 45 della West 139th Street. Non aveva mai fatto male a nessuno, ripetevano increduli gli abitanti del quartiere, malgrado facesse rime, le migliori del circondario, su stupefacenti, troie, Glock e morte. Non era un delinquente. Era un piccolo rapper buono, a dispetto del nome. Ma forse nessuno è innocente sul Lenox Avenue, neanche Big L.
Venticinquesima Rock Criminal, la rubrica di Sergio Gilles Lacavalla dedicata alle storie nere del rock e dintorni. L’illustrazione è di Foglietta (Cocoon). 
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ROCK CRIMINAL #24: TERRY KNIGHT

Ieri abbiamo fatto un discreto casino (verde) quando abbiamo realizzato che non avremmo pubblicato in tempo la nuova Rock Criminal di Sergio Gilles Lacavalla. Tutta colpa del già ex redattore, ex collaboratore e prossimo ex-curatore della nostra rivista, pronto a lasciare (In Fuga alludono i bene informati) anche la gestione del blog (non tutti sanno che da più di un anno la testata di Verde è in vendita a 20 euro. Per info).
Il 1 giugno 1967, cinquant’anni fa, usciva Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Paul McCartney era già morto o il macabro scherzo era ormai sfuggito di mano (ci ricorda qualcosa)? Terry Knight era un genio del marketing, il signore della truffa e uno che la sapeva lunga su PID Hoax.
L’illustrazione è di
DeadTamag0tchi.
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