LE “CLASSIFICHE DI QUALITÀ DI VERDE” AKA IL LISTONE DI NATALE 2021 #10: QUANDO (D’ANTUONO)

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Claudia D’Angelo, “Per Pier” (2021)

Poche chiacchiere, editoriale consuntivo. Per noi di Verde il 2021 è stato un anno molto *strano*. Non ricordiamo più cosa abbiamo letto, ricevuto, pubblicato; non sappiamo più nulla. Ci siamo scordatə persino il nome di alcuni nostri redattori storici – per dirvi come stiamo messə. Quest’anno abbiamo pubblicato poca roba ma di una qualità elevatissima. Come possiamo dirlo è chiaro dalle solite “discrasie” tra i racconti più letti dal nostro pubblico di merda e i 10 racconti migliori scelti dalla redazione, escludendo quelli del LISTONE 2021. E dacché né il Guru né Tina hanno per il momento classificato la bolla, ci imbalsamiamo da noi. “Giudicate” voi:

Nel 2021 hanno contributo a Verde 15 tra nuove autrici e nuovi autori (erano statə 19 nel 2020, 63 nel 2019, 55 nel 2018, 48 nel 2017, 35 nel 2016, 23 nel 2015: qua l’elenco completo).

I dieci racconti più letti sono stati:

Stefano Felici, Storia dell’occhio, pubblicato il 26 luglio 2019 qui
Luca Carelli, Ida, pubblicato per Storie Nere il 10 settembre 2016 qui
Lorenzo Vargas, Guida dell’AspirantƏ ScrittorƏ: tutti i segreti e retroscena dell’editoria post esordio, pubblicato il 28 maggio 2021 qui
Roberto Zagarese, Strada, pubblicato per QUARELE il 4 ottobre 2021 qui
Claudia Grande, Antropofagia, pubblicato per Trash Vague il 13 marzo 2020 qui
Riccardo Meozzi, Da dove provengo, da dove torno, pubblicato per Gioventù Etrusca il 29 aprile 2020 qui
Sergio Gilles Lacavalla, La mattina in cui si suicidò il grande Fred, pubblicato il 3 febbraio 2016 qui
Riccardo Smerigli, Una luce al secondo piano, pubblicato per INDIFFERENZIATA il 1 marzo 2021 qui
Luca Carelli, Camilla parte II, pubblicato per Storie Nere il 5 novembre 2015 qui
Federica Sabelli, FELICI. Per una letteratura minore, pubblicato il 18 gennaio 2021 qui

Che dire? È come se il nostro pubblico percepisse la morte di Verde come una congiuntura ormai strutturale, e si fosse dato a una patetica archivistica necrofila che fa ricicciare in lista roba pubblicata nel 2015 e nel 2016 e soli 4 contributi coevi, tra cui una INDIFFERENZIATA. Ma si può? No, per questo siamo costrettƏ ancora una volta a imporvi 

I dieci racconti migliori (in rigoroso ordine cronologico) che Verde ha pubblicato nel 2021:

Paolo Gamerro, La notte ha mille occhi, pubblicato il 1 febbraio 2021 qua
Federica Sabelli, Turbovagabondi, pubblicato il 30 aprile 2021 qua
Anonimə (tradotto da Sara Mazzini e Francesco Quaranta), Tratado sobre contraerotismo, pubblicato in quattro parti tra il 7 maggio 2021 e il 9 agosto 2021 qua
Luca Marinelli, Chiamate telefoniche #3: Vanni Santoni, pubblicato l’11 giugno 2021 qua
Daniele Colantonio, L’occhio profondo di Hubble, pubblicato per Gioventù Etrusca il 21 giugno 2021 qua
Luca Marinelli, Le tasche, pubblicato il 30 luglio 2021 qua
Greg Baciarotti, Hominidae o di come fecero accoppiare scimmie e down per ricreare l’australopiteco, pubblicato per QUARELE il 27 settembre 2021 qua
Stefano Felici, Coglioni d’arancio, pubblicato per QUAERELE l’11 ottobre 2021 qua
Un racconto di Luca Ricci, pubblicato per QUARELE il 18 ottobre 2021 qua
Gabriele Esposito, Fanfiction, pubblicato il 22 ottobre 2021 per Gioventù Etrusca qua

Fatte le liste, avanti con IL LISTONE 2021. Pierluca D’Antuono ha scritto Quando, il seguito, a grande richiesta (della redazione), di questo racconto qua. Il collage inedito di Claudia D’Angelo si intitola Per Pier e tanto basta. Si chiude il nostro anno contabile: profondo rosso. Ma ci basta la salute e _un par de scarpe nove_, come cantavano i veri Boomer, di cui ormai stiamo prendendo, chi più chi meno, le sembianze. “Buon 22”.

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They’re just swans

He is Michael Scofield.
He is the protagonist of Prison Break.
He has a brother named Lincoln Burrows.
They have different surnames, but that is nowhere near enough to make them the most interesting characters in the series.
In the first season Lincoln is sentenced to death on charges of killing the brother of the president of the United States of America.
Scofield thinks it’s all a hoax.
He stages an armed robbery to get himself arrested and locked up in the same prison as Burrows.
He does it because it was he who designed the prison.
He does it because he has a plan to break Lincoln out.
He does it because they are brothers. No spoiler.
(Introduction by Google Translate) Continua a leggere

Ricette #8: Cenone di Capodanno

Il nostro desiderio era solo quello di riunire l’intera redazione di Verde a casa di Luca Marinelli per un cenone di Capodanno “con los uevos”. D’altronde il Commissario non è più così giovane e, al di là degli approcci “giovanili” alla gestione della rivista (roba che fa “cringiare” pure la redazione di Crack Rivista), questo potrebbe essere il nostro ultimo anno con lui. Prima del trapasso.
Le cose non sono andate proprio come previsto, a cominciare dal fatto che Marinelli non si è fatto trovare in casa. Vai a sapere dove si è cacciato. Alessio “Doc” Mosca si è isolato in quel di Chieti, fresco della delusione per il “racconto più bello e più snobbato del decennio” (qui). Claudia D’Angelo ha dichiarato di non potersi presentare perché “lei festeggia sì il Capodanno, ma quello cinese”, mentre Andrea Frau ha detto che in Sardegna c’è un fuso orario “ottùsu” e a casa sua lo spumantino non si stappa fino alla notte del 2 gennaio.
Quello che segue è il triste cenone di fine 2020 di Verde Rivista, consumato con piattini e bicchieri di plastica all’interno del macinino di Pierluca D’Antuono, in sosta con quattro frecce e riscaldamento “a palla” nel parcheggio accanto alla fermata metropolitana di Anagnina.
Quattro piatti, quattro autorə. (Contiene: Federica Sabelli, Stefano Felici, Francesco Quaranta)
In sottofondo, dall’autoradio, uno sconvolto Flavio Giurato sembra pregarci di abbatterlo.

Memino sobrio di P i n k  L o d g e .

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La scrittura non si impara #1: Ormai l’estate è passata

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Claudia D’Angelo, Pierluca 1988

A differenza dei volgari imitatori che “sciacalleggiano” estemporanei interessi pelosi “out of character” (detto che Martino è un amico e tale resterà), è bene ricordare che Verde si occupa da sempre di scuola: come è noto, la nostra rivista nasce in seno al POF 2012/2014 del Liceo Scientifico Statale Gullace di Roma, allora frequentato, tra gli altri, da Orso Tosco, Sabina Napolitano, Cristiana Biferali (sorella di) e Simone Sauza, la prima mitica redazione di “Verde scolastico”, coordinata dal vecchio (già allora) prof Darione De Cristofaro, oggi a un passo dalla agognata pensione che si godrà meritatamente dai piani alti dell’editoria indipendente che conta.
Rinnoviamo la nostra storica carta d’identità pedagogica e formativa anche in questo settembre così oscuro e incerto interrogandoci con Franco Lorenzoni su chi è padrone della parola nella scuola. Noi non lo sappiamo ma per analogia anti intuiva una cosa è certa: la scrittura, nella litweb, non la comanda nessunə, non si insegna e noi oggi siamo qua a dire che
non si impara. Nelle prossime settimane testimonieremo il nostro convincimento deterministico con contributi innatistici più o meno prestigiosi (al solito).
Ormai l’estate è passata è il pessimo tema scritto l’8 ottobre 1993 dal piccolo “Pollan in erba” (eheheh) “Pietro Luca” (sic) D’Antuono, che già nella allora classe VD della scuola elementare statale San Pio X di Foggia dimostrava una spiccata svogliatezza per la scrittura (posto che significhi qualcosa).
Piove. La terra si disseta e noi ci beneficiamo dei suoi “frutti.” È tutto sotto controllo, ce la faremo? YES WE KAN’T, come dice quello.

Ciao, buon fine settimana.

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COSVIOLENZAILLUSTRATA

primavera

Primavera, Emma Grillo

Quando dopo un lungo silenzio a marzo abbiamo ripreso le pubblicazioni, eravamo già in quarantena e il primo pensiero è stato il primo pensiero di tutti nella bolla, meno L’Inquieto (major league), raccontare i nostri giorni di chiusura, come stavamo vivendo l’isolamento e il sentiment di comunità che si sacrifica unita, ma anche le solite cose, tipo il complottismo che nega la pandemia o il sesso ai tempi del covid. Adesso che tutto è finito – ma è tutto finito? – ha ancora senso questa rubrica? Dovremmo continuare a immaginare e a scrivere pezzi da raccogliere in un istant ebook a cura di Simone Bachechi? Il rimpianto, l’unico neo, è di non aver coinvolto neanche questa volta Filippo Tuena (che amiamo incondizionatamente), o più banalmente Marinelli o Mosca. Al buio tutti i gatti sono grigi, bella forza, ma qua continuiamo a rimpiangere un poco troppo il passato. Riusciremo mai a guardare avanti senza sentirci ogni volta costretti a scegliere tra scrivere un racconto decentemente e andare a fare bowling? Faremo ancora incazzare un sacco di gente? Ai posteri.
Un anno fa moriva Nanni Balestrini, che era il migliore. Dentro Verde in quei giorni si lavorava alla COSVIOLENZAILLUSTRATA, un’azione che la Nuova Edizione fresca di Sal(t)ò 2019 avrebbe dovuto realizzare in tempi e modi ancora da scoprire.
Erano i giorni di SUS#2, maggio finì in redazione Minimum Fax, dove tornammo l’8 o il 9 giugno (mezza Verde: l’altra era a Firenze a rubare giubbotti) per il BEST OFF 2019. Felici lesse questo pezzo scritto a quattro mani con D’Antuono (D’Antuono assicura che le mani erano molte di più, e peraltro saccheggiate): non lo avevamo mai riletto dopo quel giorno, ci sembra ancora buono, nonostante la tentazione di lasciarlo andare per sempre nel flebile ricordo di Barbara, Gloria, Corrado e chi c’era. 
Praticamente un Omero coglione, ve lo immaginate?
L’illustrazione è di Emma Grillo. Ciao, tornate venerdì.
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Gioventù Etrusca #2: Increabile

GIOVENTUETRUSCA

La guerra è finita

“Verde è una repubblica. Il potere redazionale emana dai singoli”, dice la nostra costituzione. E in questi giorni di isolamento niente cambia. Tuttavia, l’assemblea plenaria Bierde è costretta a riunirsi suo malgrado in videoconferenza (qua tutte le sere). Cosa che influisce negativamente sulla voglia dei “singoli” di mettersi i pantaloni, di presentarsi puntuali o anche solo semplicemente di fare un post quando programmato. Classic Verde direte voi. Ma no, non si scherza un cazzo, la situazione è seria, la situazione è grave: la bolla litweb sta collassando in decine e decine di dirette Instagram e video Facebook (persino l’irreprensibile Dentello ha “ceduto alla vanità“). Ma noi abbiamo un piano per ripartire. Quale?
Gioventù Etrusca: il modello sincretico de La Nuova Verde in cui convergono le scenicchie già inconciliabili, confederate nella grande dodecapoli della Litweb.
Non un genere, né una tendenza, ma una dimensione di autrici e autori laziali, toscani, umbri, campani, dal gusto ellenico. Etruschi.
La guerra è finita, ma aspettate ad abbracciarvi. Social Distancing.
Luca Marinelli torna su rivista con un racconto scritto a quattro mani insieme a Pierluca D’Antuono. Si intitola Increabile ed è l’esperienza litweb più intensa che vi capiterà di vivere oggi, parola nostra. Ciao, torniamo venerdì, posto che qualcuno rimanga.

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Il canone del Faraone: un addio e le classifiche di qualità 2019 di Verde

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Guglielmo Janni, Pugile (1937)

“My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!”

È in corso un processo dentro la redazione di Verde dalla primavera del 2018 che si conclude oggi in contumacia dell’unico imputato alla sbarra, che poi sarei io. L’ultimo episodio sta avendo luogo nelle chat ufficiali WhattsApp mentre scrivo queste note: è la conta delle reazioni ai post pubblicati sulla nostra pagina Facebook; i miei interventi “ne genererebbero un numero insufficiente” (a cosa, poi?).

Questo è l’ultimo editoriale del 2019, il primo della storia a venire pubblicato firmato e il pezzo più difficile che ho mai scritto per la rivista che ho ideato e fondato più di sette anni fa. 2801 giorni, 400 settimane e una manciata di ore per decidere che me ne tiro fuori, sono stanco, non ho più voglia di giocare. Nemo iudex in causa propria, come dicono quelli, e tanto basterebbe a chiudere una vicenda grottesca che se non portasse con sé implicazioni tragiche sarebbe una stanca riproposizione di pose datate seppure ben congegnate.

Io, qua, sia abbastanza chiaro agli atti, non ho più voglia di scherzare né di perdere tempo.

Editoriale lungo, ma troppo breve per sintetizzare vicende enciclopediche, pensato e scritto per chi ci ha seguito in questi anni, nonostante i fatti degli ultimi mesi.
Degli altri me ne fotto alacremente.

Ho conosciuto Alfredo Zucchi nel maggio 2018 in una nota libreria romana, al seguito di una moltitudine disordinata che adesso non mi va nemmeno di nominare. Sono costretto a tornare indietro all’unico evento letterario e mondano degli ultimi anni che ricordo con piacere, a cui arrivavo con un’apprensione sollecitata da un diaframma tra il mio corpo incassato e la gioia di incontrare finalmente l’unica persona dell’ambiente che da quel momento avrei guardato con sincera ammirazione. Il Pastor di Crapula Club conquistò il mio affetto confessandomi di provare la nausea alla sola idea di aprire la casella postale di redazione e mettere ordine ai fatti del litblog che dirigeva. Fu una rivelazione che mi tolse il respiro e crepò la maschera che come una condanna calava sul mio volto: era lo stesso Ekel che provavo io ogni giorno e che mai avevo sognato di poter condividere nell’ipocrita bolla della meschina litweb che abitavo.

Erano i giorni della prima polemichetta contro i toscani che quasi ci costrinse a chiudere la rivista, i giorni dell’ammutinamento della redazione contro la decisione di ampliare i nostri intorni, dare un taglio allo splendido isolamento provinciale che assilla i romani romanisti de Roma e aspiranti tali, raffinare le nostre intenzioni e i nostri innocui esercizi letterari allo specchio.
Al centro di Verde dovevano esserci le persone, il primato delle relazioni, il linguaggio e la visione; lo scopo: fare buona letteratura.
Verde doveva avere più amici, belli e sinceri come solo i toscani talvolta sanno essere.

Erano i giorni dell’abbraccio mortale di Vanni Santoni e delle citazioni che Verde continuava inutilmente a collezionare, i giorni in cui giungemmo a ricevere cinquanta proposte di racconti a settimana – e di buoni potevamo setacciarne non di più di tre al mese, questo Vanni lo sa, lo sa chi scrive e chi legge, lo sa la redazione, lo sanno tutti; erano i giorni in cui sul blog della mia rivista venivo dipinto come un tiranno sanguinario o come un patetico coglione pazzo senza progettualità e privo di direzione.
Sono stato così buono da concedere ai miei sodali lo spazio e il tempo per organizzarsi al di là della mia guida e della mia ostensione.
Non ho mai preso pubblica parte al dibattito e ho ceduto alla richiesta di essere messo in discussione dalla mia redazione.
Tutti i miei tentativi di chiudere Verde sono falliti.
Sono giunto alla conclusione che chiudere Verde sia impossibile.
Per questo sono un coglione e lo sarò per sempre, ma sono ancora la persona più cattiva che conosco. Il mio lavoro è letteralmente fare piangere i bambini, in modi creativi e orientati all’acquisizione delle otto competenze chiave individuate dal Parlamento Europeo in una raccomandazione del 2006.
L’anno è forse errato? Me ne fotto e non controllerò su Google, perché io, qua, sia abbastanza chiaro agli atti, non ho più voglia di scherzare né di perdere tempo.

Prima di conoscermi, Stefano Felici era un boyscout sorridente che sperava di farsi un nome a Firenze grazie a un racconto pubblicato su Nazione Indiana.
Francesco Quaranta è ancora oggi un cameriere della bassa bresciana patito collezionista Salda Press e di bootleg dei Lunapop. Non credo ci sia altro da aggiungere, se non che dentro la litweb l’ho inventato io.
Luca Marinelli LETTERALMENTE non esisteva prima che il nostro incontro gli donasse la vita.
Del “dottor” Mosca, confinato a Pescara per motivi di cui un giorno si potrà pur parlare, preferisco non dire (ho già detto).
Federica Sabelli è la sola che valga qualcosa là dentro; io mi sono impadronito delle sue batterie eteriche.
Andrea Frau è il caro “Capitano” della nostra rivista, la delusione umana più cocente dell’esperienza di Verde, la firma in calce all’Ordine del giorno Grandi che chiude così pavidamente la nostra storia.
I redattori che negli anni sono fuggiti intimoriti dalla mia persona conservano immutata la mia stima.

La redazione sta preparando un documento che non ho tema di anticipare in cui tra le altre cose mi viene addebitato il fallimento di Scenicchia una sega #4 e dello Sciopero del racconto con Nuova Edizione e mi viene chiesto di rinunciare al ruolo di Ramses II.
Per Pierluca D’Antuono, bontà loro, ci sarà sempre spazio dentro Verde.

Il 5 dicembre 2019, tra defezioni all’ultimo secondo di prestigiosi giurati editoriali amici e il totale disimpegno anche economico della redazione, la sola persona che ho sentito vicina è stata Simone Lisi. Da Firenze.

Resto convinto che l’unica possibile via per continuare a fare rivista fosse sciogliere Verde dentro Nuova Edizione; la prima fase avrebbe previsto litwrestling, capslock, guerra dei fake, fasciofont, xenofemminismo, lazialità, sionismo e altre cose divertenti che non farò mai più; nella seconda fase, maturato e agito il caos, avremmo dichiarato lo sciopero del racconto che si sarebbe concluso in Nuova Edizione quando le condizioni attorno a noi avrebbero avuto luogo.
Lo sciopero è fallito, Verde non chiuderà: sono le uniche responsabilità che mi riconosco.
L’immensa tela che ho intrecciato è stata disfatta da un pubblico refrattario che non ha saputo intuire la grandezza del mio piano.
Il rimpianto maggiore è di non avere saputo chiarire i contorni della litwrestling, la costruzione di situazione più importante che abbiamo inventato dal nulla con lucidità e consapevolezza ferocissime, e nonostante le didascalie disseminate: Esiste una prospettiva più interna che ci fa dire che le riviste non sono i racconti che pubblicano, ma i simboli e i linguaggi che creano e lo spazio in cui stanno.
Delle cause in corso con il miglior scrittore comico italiano e con una manciata di patetici odiatori maschi falliti se ne occuperanno le mie avvocate.

È ridicolo solo pensare che Verde possa esistere senza di me o che allo stato io abbia ancora intenzione di fare Verde.
È ridicolo immaginare che Pierluca D’Antuono possa esistere senza Ramses II.
Nei prossimi giorni la redazione annuncerà l’ingresso di un nuovo redattore (a quanto ne so già individuato) che prenderà il mio posto.
Provo il sollievo della fine, nella consapevolezza di non avere lasciato nulla di intentato.
Ci sarà tempo e modo, nuove forme, un’altra via, un altro spazio per parlare ancora. Chi ha intenzione di ascoltare si metta in attesa del prossimo segnale che non tarderà.
Aspetto, su questa confortevole riva che adesso mi fa dà sponda, chi presto o tardi vorrà raggiungermi – o ne sarà costretto.
La storia di Verde, per quanto mi riguarda, si conclude oggi con le consuete classifiche di qualità di fine anno redatte da me.
La prima lista, la meno importante, raccoglie i dieci racconti più letti nel 2019 ed è una conferma alle mie più torve convinzioni sul nostro pubblico.
Segnalo poi i dieci racconti migliori che abbiamo pubblicato quest’anno ai “distratti” e a chi si ostina a “fare confusione tra cause congiunturali e cause strutturali, tra capacità e pratica, tra perseveranza e tenacia, tra merito e metodo, tra lettura e scrittura, tra letteratura e editoria, tra Giorgio Biferali e Luciano Funetta”.
L’ultimo elenco, quello a cui tengo di più, contiene l’identità di Verde, la rivista più importante degli ultimi dieci anni di riviste non importanti: è da quelle voci che un giorno sarà possibile riprendere le fila del discorso e tornare a immaginare uno spazio libero di visioni e linguaggio.

Autorizzo la pubblicazione di questo mio scritto senza illudermi sulla possibilità di riuscire a portare luce nel labirinto di errori, travisamenti, insinuazioni e accuse al cui centro sta il mio nome: la nostra epoca, che risente ancora troppo di odio e di amore, è la meno propizia per giudizi spassionati; il mio scopo sarà d’altronde raggiunto se alla fine una sola lettrice, equanime ed esente da preconcetti, sarà convinta che dal 30 aprile 2012 al 31 dicembre 2019 non aspirai che a fare del bene a Verde, sempre lusingandomi di avere evitato il male alle scenicchie.

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Caldo #1: Lettera a Emme

E la chiamano estate.
(Su Facebook intanto si sta perdendo la misura delle liste di libri che “ti condurranno dritto dritto al piacere della lettura” SIC)
Il capitano Frau è in vacanza dal 2 giugno, in una località segreta della costa gallurese non lontana dall’Istituto professionale dove Andrea insegna matematica (l’anno prossimo esami di Stato, benedetti ragazzi), con i soldi raccolti da Scenicchia una sega #2 e destinati in origine ai fratellini (wooosh) della Pecora Elettrica (comunque è stato un successo).
Francesco Quaranta, dopo i noti fatti di un anno fa, è tornato a tempo pieno a ricoprire la carica di supplente social media manager di Verde e del Saggiatore. Risultati? Questo, questo, questo (AUCH).
Luca Marinelli è in Giappone alla ricerca della VOCE XX, il tratto distintivo del nuovo decennio per scrivere quel romanzo definitivo dell’Antropocene senza inverni a cui lavora inutilmente da quindici anni.
Stefano Felici, Valerio Martelli e Federica Sabelli sono impegnatissimi in un progetto deviazionista top secret per cui vale il solito monito: ci vediamo a Firenze Rivista, chi riceverà l’invito, ovvio (eheheh).
Alessio Mosca sta facendo turismo sessuale a Cuba, in compagnia di Stefano Friani di Racconti Edizioni e Alessandro Pedretta de La Nuova Carne.
Paolo Gamerro scrive cose incomprensibili sul nostro gruppo Facebook non ufficiale (ban in vista, cari amici spumini).
Francesco Quatraro visualizza i messaggi Whattsapp ma non risponde dal 5 luglio.
Ciro Marino posta stories su Instagram con hashtag #ngoppAMergellina #Marechiar #trentaremi #SottAlunaGaiolaPortaFortuna.
Tutti in vacanza, tutti d’accordo a chiudere Verde ad agosto? Neanche per scherzo, benedetti ragazzi: il fu Commissa, al netto di tutte le pose assembleari da rivista che tanto piacciono a Vanni Santoni, ordina l’apertura del blog anche nel mese più freddo l’anno.
Così è deciso. Ogni lunedì continueremo a leggere i 16 racconti finalisti di SUS#2, i mercoledì Animali Tropicali e i famigerati racconti brutti fake Scelti da Voi, e i venerdì CALDO, la nuova rubrica di racconti estivi con il Diaframma aperto. Perché ogni settimana siamo depositari di almeno tre vostre argute email in cui ci chiedete “Perché Verde?” (e perché non leggete per una volta questa benedetta pagina?) e perché il canzoniere di Federico Fiumani segna le nostre origini (non vi si può nascondere nulla).
E allora: la canzone preferita di Ramses non è Verde, né Gennaio, né Beato me, ma Cielo d’Africa, che dovreste per forza ascoltare qua e solo qua, non la troverete online da nessun’altra parte.
E come ogni anno (non è vero, accadde una volta soltanto) il 2 agosto leggiamo Pierluca D’Antuono, che con Lettera a Emme raccoglie la sfida del nemico Tony Vena: basta storie, solo poesia mediocre in prosa.
E se non vi sta bene tenete gli occhi aperti: Andrea Frau si chiuderà in casa con duemila giornali porno, Francesco Quaranta seguirà i passi di un cane vagabondo, Simone Lisi fra sabbia e conchiglie cercherà la sua spiaggia (qualcuno ha detto Diana?), Luca Carelli si nasconderà sotto a un tavolo in una vasca di inchiostro blu. Praticamente un mucchio di stronzi pronti a soddisfare le vostre coprolalie narrative.
Ba ba ba, benedetti ragazzi, ba ba ba, pure se non ne vale la pena. È abbastanza chiaro?

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