SUS#2 #11: Toccarsi

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Nicolò MarchiMecha

Toccarsi di Graziano Gala è stato uno dei racconti della terza serata di Scenicchia una sega #2. L’autore l’ha letto con impeccabile accento ispartenopeo (omaggio a Lucia Carelli?) e ha lottato fino alla fine nella tesissima battaglia di SuS schivando colpi sotto la cintura e sabotaggi vari. Saluti a casa, Luciano vostro.
L’illustrazione è di Nicolò Marchi.

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SuS#2 #10: Barracuda

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Nicolò MarchiFungal Rebirth

Ciao, sono Luciano, lo stagista di Verde che aggiornerà il blog fino al 31 agosto (credo). Sono le 07:03 del 19 agosto, il contributo da caricare oggi dovrà andare online tra due ore ma ci sono due problemi: il link Wetransfer alle illustrazioni del mese è scaduto e non posso accedervi; sto leggendo questo blog pazzesco di Matteo Meschiari e Tony Vena intitolato La Grande Estinzione e a fronte di post come questo e questo e a liste come questa, io francamente me ne sbatto un po’ il cazzo di caricare un racconto che ha partecipato – meicojoni – a Scenicchia una sega #2 (qua il 16 finalisti). In ogni caso, recupero gli appunti che Frau e Quaranta mi hanno lasciato:
Diego Rossi è un distinto signore toscano, non già fiorentino, che abbiamo conosciuto durante una serata del fu concorso letterario più famoso di Roma. Diego ci affascinò leggendo molto bene un bel racconto (lo trovate qua) che alla fine non vinse, ma non vinse neanche Felici per dire, e se per questo nemmeno Giulio Fenelli (NB vinse Giulia Mazza e fu giusto così). Pensammo che avremmo voluto leggere altri racconti di Diego, provammo subito a chiederglielo, ma quella sera Rossi era talmente amareggiato e furioso (con Ceciarelli e Petrocchi, e con chi se no) che testualmente ci rispose:
“MAREMMA MAIALA LUPENTE ROZZA SBUDELLATA FATTA MALE IN VISO E IN CORPO! SORTI DI FRA’ I HOGLIONI E CIUCCIATI LA FREGNA!”
E bla bla bla bla bla, gli “appunti” proseguono per un inutile migliaio di battute che come al solito non fanno ridere neanche per sbaglio. Telegraficamente: Il 17 maggio scorso allo Sparwasser Diego Rossi aveva partecipato alla seconda serata di SUS#2 con il racconto Barracuda. Ha vinto? No, ma il racconto è molto buono e vale la lettura.
L’illustrazione è di Nicolò Marchi. Tra trentuno anni sarà previsto un livello di CO2 ppm per cui sarà possibile mitigare gli effetti del global warming soltanto grazie a straordinari progressi tecnologici. Come stiamo messi? 
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SUS#2 #9: Agia Sofia

Come ogni lunedì (secondo il calendario rivoluzionario oggi è cosdì), pubblichiamo un racconto che ha partecipato a Scenicchia una Sega #2, il concorso pazzesco di Verde, che ci ha permesso di toccarci e odorarci live. Oggi è il turno di Frank Solitario con Agia Sofia. Qua trovate gli altri racconti partecipanti. Vi ricordiamo che i vincitori delle quattro serate saranno pubblicati qui sul blog e su uno speciale cartaceo di Verde, in attesa del gran finale in cui si scontreranno come nel migliore dei Cantagiro (quanti diavolo di anni hai, Fabio?) possibili. I quattro finalisti riceveranno gratuitamente le copie del cartaceo direttamente a casa (se vengono a prenderle al coworking di Pesaro potranno assistere anche a un live dei LAUDA).

No, non stiamo facendo finta di nulla. Il sondaggio ci ha provato, stiamo ancora discutendo il risultato ed elaborando i dati (33 a 34). Ramses ha perso ma ha vinto (COS); Quara ha vinto ma ha perso (Quarage, dove sei?); Frau ha vinto ma non sa cosa (Classic cap.); Lucariello come nei momenti più importanti della rivista è desaparecido (UE, qua si sostengono i Diaframma, niente riferimenti ai Litfiba. Guarda, non so di che tu stia parlando. Ah, ok, è stato un caso allora, ma cuidado gringo, ti teniamo d’occhio. Cuidado, ma cosa siamo in un film di Sergio Leone? Se Ramses è il cattivo, Frau è il buono e Quara è il bello, indovina chi sei tu. Nessuno? Nessuno, bravo).
Notiamo con amarezza come non si sia raggiunto il quorum fissato a 70 votanti ma comunque terremo in gran considerazione il risultato della piattaforma Robespierre. Intanto, nell’attesa, i 33 crumiri che hanno apertamente sostenuto Ramses contro gli scioperanti, si occuperanno della costruzione delle piramidi e del postaggio. Oggi è il turno di Fabio Fracchia.

L’illustrazione è di Nicolò Marchi.

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ANIMAL TROPICAL #6: Gli odori non capita di mangiarli

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Nicolò MarchiColor Flow

Eccoci, avete già fatto il saluto mattutino a RA, come amiamo dire noi?
Sono sempre Luciano Munch D’Antuono, il primogenito di Ramses II. Questo è il mio secondo editoriale, spero di essere all’altezza di Loro altezze e non cadere Dalle rovine di Verde. Faccio lo stagista da un anno esatto sotto falso nome, papà ha voluto così, una mossa alla Agnelli per non ricevere favoritismi d’alcun tipo. Mi sono fatto le ossa, come direbbe un necrofilo (ehehehe, imparerete a conoscere il mio sense of humor). Quara, Frau e Lucariello non sapevano fossi il figlio di Rams e mi hanno chiesto di tutto: una mano con la fatturazione elettronica per il ristorante (Quara), correzioni di bozze (Lucariello- “il cadavere dei morti”, ancora mi viene rinfacciato) perfino massaggi alla cervicale (Frau). Il mio ultimo compito è stato portare Igor, il gatto di Frau, a far la toeletteratura, (l’animale viene lavato e curato da esperti visagisti mentre gli vengono letti passaggi dei classici come Moby Dick nella traduzione di Ottavio Fatica. Questo porterebbe innegabili benefici al micio, riguardo la lucidità del pelo, l’eliminazione dei boli e ricettività delle vibrisse). Durante questo ingrato compito ho perso un occhio, ma non mi va di entrare nei dettagli. Vi basti sapere che da quel giorno sono Lucianino il Guercio. Ma ALT, non più personalismi, veniamo a noi:
Un paio di giorni fa abbiamo preso posizione nella querelle Zando-Testa in quel di Capalbio e ancora stiamo pensando cosa rispondere al commento di ChicCOS Testa, accettiamo suggerimenti.
Sesta e ultima puntata di Animal Tropical, i racconti toscanissimi post ur-scenicchia, letti al Sabor Cubano di Firenze. Oggi ospitiamo un racconto-jpeg dell’etereo Giacomo Laser. Non vi abbiamo mai raccontato come è nata questa idea di Animal Tropical su Verde, vero? Per soddisfare la vostra pruderie alleghiamo la foto scattata da Antonio Aiazzi nel 1989, quando iniziammo la trattativa con i toscani. Su quest’indicibile scambio di più non possiamo dire.
Verde l’oscena, oscenicchia Verde (ob scena, nell’etimologia creativa di Carmelo Bene, dietro la scena della lit web), vi dà appuntamento a venerdì prossimo con la seconda puntata di CALDO, il cap. Frau vi parlerà di quanto è bello passare l’agosto con duemila giornali porno. Mi raccomando, state alla larga dal mucchio di stronzi con facce da ricchi premi e cotillon. Salutiamo il prof. Pagliarini che dalla fine della lit wrestling non si è più ripreso e Jimbo, così, senza motivo. Ah, Paolo The Gamer ha vinto. Rispetteremo la volontà generale come sempre anche se a Rousseau preferiamo Massimiliano Robespierre.

L’illustrazione è di Nicolò Marchi.

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SUS#2 #8: Bacarozzo

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Nicolò MarchiSerafinianus Creature

Dalla lettera di Simone Lisi ai discepoli di Sarmi Zegetusa:

“Agosto. Il mese più appiccicoso dell’anno. Siamo tutto un miele di noia e repliche di Don Matteo. Facciamo pallette di sabbia e sudore scorrendole sulla nostra pelle abbrustolita – i pescatori di Santorini ci guardano come se fossimo delle bestie rare; sarebbe bello vedere la loro faccia in caso abbaiassi nella loro direzione; abbaio, non succede nulla – le compattiamo come proiettili terrestri e poi facciamo a gara a lanciarle in direzione dell’isola di Creta. Le vediamo affondare come le nostre giornate. Quando ci svegliamo, pensiamo che Dio non possa aver creato alcunché ad Agosto, ha di certo atteso ottobre prima di alzare un dito; Agosto è fatto per pensare alle cose senza azzardarsi a farle, al massimo leggere quei libri che mai si ha avuto il coraggio di aprire. In verità, in verità vi dico che Diana stasera vuole mangiare cinese”. Amen.   

Qui in redazione di Verde è il figliol prodigo Luciano che vi scrive, primogenito di Ramses II. Ho rilevato il posto di Jimbo come stagista e mi presento a voi con l’umiltà di un cuore puro e accaldato. Oggi leggeremo insieme Bacarozzo, il racconto con il quale Fabio Cozzi ha partecipato alla quarta serata di Scenicchia una Sega #2.

L’illustrazione è di Nicolò Marchi.

Che il Polase sia con voi, andate in pace. 

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Animal Tropical #5: Gechi

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Nicolò MarchiCoyote

Ieri Quaranta, pur di non scrivere un racconto, ha fatto questo. Subito Andrea Frau, fiutando l’affare peggio di un CEO Disney, ha deciso di lanciare il gioco su larga scala e ha assoldato tre piccoli instancabili scrittori per stendere tutta la “lore” ufficiale del gioco: Francesco Spiedo, lo stagista Jimbo e il sapiente Gianluca Liguori; li ospita nel suo garage (“anche la Apple è partita da un buco come questo”, dice) e li nutre di patatine e birrette sarde in attesa che arrivi qualche fondo dalla Scuola Holden. Vi terremo aggiornati sulla vicenda.

Oggi prosegue la pubblicazione del ciclo Animal Tropical – pagine fiorentine a tema esotico-caliente-estivo lette al Sabor Cubano lo scorso giugno – con  il racconto Gechi di Elisabetta Meccariello (che noi in redazione chiamiamo Macca perché siamo tutti beatlesiani di ferro, a parte Marinelli che è un merdosetto post-millennial). Gechi o meno, anche in estate forse vorremo essere tutti da un’altra parte.  

L’illustrazione è di Nicolò Marchi.

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SUS#2 #7: Fascismo sessuale in 88 twit

Buongiorno, come ve la passate? Come ci si sente ad assistere allo smantellamento progressivo dello Stato di Diritto? Dite che qua esagerammo?
State partecipando al safari giustizialista anche voi? State fotografando la vostra preda personale? Ci sono due modi per resistere: questo, oppure prepararsi al peggio. Noi abbiamo optato per la seconda opzione. Per non farci trovare impreparati dallo Stato di natura che incombe, ci siamo ritirati nell’isola di Santo Stefano. Il nuovo stato prepolitico e prestorico ci troverà scattanti, violenti e tonici. HOMO HOMINI COS, HOMO HOMINI LOST, COMPAGNI. Ramses sarà il nostro John Locke e ci addestrerà a vivere nell’isola. Abbandoniamo il rutilante mondo del jet set delle riviste e dello show biz letterario: bandiera bianca, amici. Dopo Crapula, Tuffi, Risme, Radio Busta e Lacerba anche noi potremmo lasciare.

Ma fintanto che siam qui, continuiamo a far rivista, bando alle malinconie! Come tutti i lunedì, pubblichiamo un racconto che ha partecipato a Scenicchia una Sega, (qua li trovate tutti). Oggi tocca a Fascismo sessuale in 88 twit di Enrico Seimandi. È un racconto davvero COS, tra i nostri preferiti, per cui non perdetevelo. Parla d’amore cortese, di amor platonico e lunghi corteggiamenti. Enrico Seimandi, classe ’75, fa parte del collettivo teatrale Gatto Vaccino e collabora con la comunità Il Porto di Moncalieri. È stato definito da Tiziano Scarpa un novello Andrea Cappellano. Secondo il calendario della nostra isola oggi è San Valentino. Un abbraccio.

L’illustrazione è di Nicolò Marchi.

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Animal Tropical #4: La macchina fotografica più cara della mia vita

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Nicolò MarchiStrange Desert

La redazione è ormai deserta, non si è capito se sia stato indetto uno sciopero generale, se la paventata scissione sia avvenuta per davvero o se, semplicemente, siano tutti in vacanza. Quel che è certo è che continuano a giungere in ufficio cartoline di Andrea Frau, da ogni angolo del globo: nell’ultima s’intravedono le foreste cambogiane e sul retro il buon Cap ha scritto “Sto andando a cercare Jacopone”. Vai a sapere…

Comunque qui è lo stagista Jimbo che vi parla, rimasto solo in una Verde deserta e senza più padroni. Oggi mi sono permesso di scegliere per voi il quarto racconto della serie Animal Tropical: pagine vergate da mani toscane e lette con toscanissimi accenti una sera di giugno al Sabor Cubano di Firenze (l’unico posto al mondo, se lo chiedete al sottoscritto, dove un toscano che legge racconti esotici non sembra Pieraccioni). E dunque sono qui a introdurre La macchina fotografica più cara della mia vita di Ferruccio Mazzanti. Qui sul dossier di Ferruccio redatto da Ramses leggo “BFF di Verde”. Godiamocelo.

L’illustrazione è di Nicolò Marchi.

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SUS#2 #6: Fuori va bene

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Nicolò Marchi, Futuristic ranger concept

Perché i libri di racconti sono la lettura più adatta all’estate? Ce lo spiega l’amico Dario De Marco (avviso alle groupies: si è tagliato i baffi), che su Esquire (qua) segnala il Vocabolario minimo delle parole inventate (qua): “E poi, ancora, sto per iniziare quella che si candida a essere come la cosa più stramba della stagione se non dell’anno. Un’antologia, una raccolta di racconti a firma collettiva, come se già non fossimo già abbastanza teste di nicchia. Supertesta di nicchia è l’editore, supergiovane anche, si chiama Wojtek come un famoso orso; il libro è curato da Luca Marinelli che è espressione del sottobosco narrativo di rivistine e blogghettini collettivi, la sedicente scenicchia letteraria italiana, negli ultimi anni molto attiva a dispetto di tutte le apparenze e convenienze. Un passo indietro. Quest’anno è uscito il Nuovo dizionario affettivo della lingua italiana (il primo uscì dieci anni fa), una mega collection in cui Matteo B. Bianchi e Giorgio Vasta chiamano centinaia di autori a definire una parola, a dare una versione personale e unica di un vocabolo. Ecco Marinelli ha fatto una operazione uguale e contraria, una specie di lato oscuro, di rovescio acido di quel dizionario: gli autori, pescati da quel sottobosco, sono 22 e vengono chiamati a inventare una parola inesistente, una per ogni lettera dell’alfabeto italiano più un extra, e a costruirci su un racconto. Perciò Vocabolario minimo delle parole inventate, perciò movimento inverso che non va dal generale al particolare, ma da una cosa che per definizione appartiene solo a chi l’ha creata, a una possibile condivisione di senso.”
È abbastanza chiaro? Per noi sì, vedete un po’ che dovete fare (sempre qua).
Perché i racconti di Verde sono la lettura litweb più adatta all’estate? Intanto perché le riviste attorno a noi chiudono (o si scorporano) come fabbriche in estate (cit.) e poi perché solo qua prosegue la ricognizione dei 16 racconti finalisti di SUS#2 (qua tutti), il praticamente concorso letterario di Verde che ha agitato la capitale e l’intera bolla letteraria nella primavera scorsa.
Umberto Morello è una vecchia conoscenza, di lui sappiamo che ha già pubblicato sulle nostre pagine e che il 17 maggio scorso ha rischiato di essere squalificato perché il direttissimo Genova-Roma sul quale viaggiava era in ritardo o forse in sciopero, vai a sapere. Umberto però ce l’ha fatta e ha letto con bravura Fuori va bene: è bastato per vincere? No, perché nessuno poteva prevedere che la trionfatrice Clara Cerri avrebbe L I T E R A L L Y cantato estratti del suo testo. Quando si dice sul filo del regolamento (ma poi si dice?).
L’illustrazione è di Nicolò Marchi. Fa caldo benedetti ragazzi, siamo stanchi di umanissimi ombrelloni e di voi mucchio di stronzi, ma vale sempre la pena ricominciare per allietare i vostri infiniti pomeriggi estivi stesi su divani di pelle con la radio che urla buone vacanze e un pensiero esplode: SONO CHIUSE LE ALTRE RIVISTE 😦
A mercoledì, animali tropicali, non mancate.
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Storia di tre fratelli

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Nicolò Marchi, Human Flow

“Fioccano” (irony mode on) segnalazioni e recensioni del Vocabolario minimo delle parole inventate, la radiografia del meglio coevo della litweb antologizzata da Luca Marinelli per Wojtek (la trovate qui). Raffaele Mozzillo su Una banda di cefali (qua), Luca Romano sull’Huffington Post (qua), Salvatore Toscano sul Primo amore (qua) e buon ultimo il lusinghiero Martin Hofer su Flanerì: “Ventidue racconti per ventidue parole inventate. Non un divertissement, ma un progetto di re-invenzione del linguaggio a partire dal caos premeditato di un non-vocabolario che spazia fra stili, generi e modi differenti di intendere la scrittura.” Riprenderemo a portare in giro l’antologia a settembre: dal 20 al 22 saremo a Firenzerivista (diverse sorpresicchie in arrivo), a ottobre a Bologna e poi di nuovo a Roma, in attesa che Tony Vena ci inviti a Palermo (UE TONY HAI CAPITO).
Il racconto di oggi (irony mode off). Non un vero e proprio esordio, in quanto Gianluca Liguori (lo conoscete tutti e se non lo conoscete ripassate) era già apparso in un vecchi(ssim)o numero di un nostro cartaceo (gennaio 2013, qua e qua). Storia di tre fratelli è una riscrittura urbana e gentifricante della famigerata fiaba tradizionale, in giro da due secoli o forse più in ogni tipo di salsa, ma la versione di Gianluca ci sembra aggiungere qualcosa alla storia che tutti voi sapete. Noi l’abbiamo accolta con entusiasmo (come questa conversazione su Minima&Moralia) e così speriamo di voi.
L’illustrazione è di Nicolò Marchi. Ciao, buon fine settimana, lunedì torneranno i racconti di SUS#2, vi aspettiamo.
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