Sus#2 #4: La capsula del tempo

Ciao benedetti ragazz*, chi vi scrive è l’unico redattore che votò per andare in vacanza a luglio contro i cari sodali fottuti stakanov pazzi e dipsomani. Per cui, eccoci qua, a iniettarvi ancora nelle venuzze venine dei racconticchi funambolici e sci-filtosi. Prima di lasciarvi alla nostra normale programmazione vogliamo esprimere il nostro rammarico per la mancata vittoria di Claudia Durastanti allo Strega. Vabbè, saluti a Scurati, che si è pure bullato esibendosi in un bottle cup challenge con la bottiglia di Strega.

Ma basta parlare del San Remo delle italiche lettere, torniamo a noi. Oggi pubblichiamo un racconto che ha partecipato a SCENICCHIA UNA SEGA #2 (qua i 16 racconti finalisti) alla quarta e ultima serata, precisamente. Il racconto si chiama La capsula del tempo e l’ha scritto Valeria Zangaro. Saluti ucronici.

P.S. Auguri a Ciro M., magister di Wojték!

Illustrazione di Francesca Caruso che ringraziamo.

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Lei pensava solo a scopare

Noi di Verde siamo, si sa, dei burloni e delle canaglie. Tuttavia il nostro primo, unico e vero amore resta il testo: del tipo che il testo dice e noi lì tutti zitti a lasciarlo parlare, noi muti o al limite lì a dire “sì certo, testo, certo, continua pure” e cose così. Tutto per il testo, noi. L’autrice di oggi, lo prevediamo, dividerà il nostro pubblico e farà mormorare i più morigerati (aiutateci a dire bigotti), resta ciononostante una figura di punta del panorama emergente e che perciò merita spazio. Vi chiediamo di lasciare da parte, per chi di voi dovesse conoscere l’autrice, eventuali antipatie politiche, come d’altronde stanno facendo alcuni noi dal momento in cui la maggioranza di redazione ha deciso di pubblicarla. Vedetela così: sarebbe un ottimo Gattini o Casual Friday (ma ve li ricordate?).

Ivana Abete nasce a Bolzano il 30 Aprile 1977. Si laurea in Scienze Politiche con una tesi sull’importanza del sottotesto reazionario negli sketch de I gatti di Vicolo Miracoli. Il suo primo bestseller, Se mi lasci chiudi il cancello (2009, Gaffi Editore) è praticamente un romanzo neonazi in cui il tema dell’autodifesa è trattato in chiave autoironica e sovranista, basato su una storia privata realmente accaduta che vede come protagonista un giovanissimo Calenda.  Ivana è oggi tra le scrittrici di punta di Altaforte Edizioni con i titoli Scusa se ti chiamo buonista, Cari amici vi scrivo e Auto blu. Altri suoi racconti brevi sono pubblicati da La Nuova Carne. Con Lei pensava solo a scopare è per la prima volta su Verde.

L’illustrazione è di Francesca Caruso.

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Animal Tropical #1: Vendo-oro

Mercoledì 12 giugno 2019 il Sabor Cubano di Firenze ha ospitato una serata di letture tropicali caraibiche animali a tema caliente (y ritmos cubanos). Sul palco sono saliti i soliti noti dei notorius reading gigliati, capitanati da Simone Lisi, che mentre leggete queste righe sta sposandosi con Diana (alle 12 del 4 luglio, pagherete caro pagherete tutto benedetti ragazzi). Il commissario, in compagnia di Jacopo La Forgia, Ivano Porpora, Dario De Cristofaro e Giorgio Biferali (senza fidanzata ahiahiahiai), prende appunti alla cerimonia dell’anno con Puma bianche e giacca di lino verde, non è escluso un resoconto dal titolo “potevate aspettare primavera, bambini”, prossimamente sulla vostra rivista del cuore.
In questi giorni intanto sterili polemichette sugli esiti di SUS#2, dopo un controverso post di Ramses II. Detto che Ramses si esprime a titolo personale e non si occupa più delle cose di Verde, eventi mondani a parte, dal gennaio 2016, ricordiamo che i 4 vincitori del concorso sono stati: STEFANO SICIGNANO, CLARA CERRI, LAVINIA FERRONE, GIADA SANTORI. Non ci sarà alcuna finale ma la serata conclusiva, a settembre a Roma (alla Pecora Elettrica ricostruita, of course), dove presenteremo il cartaceo autoprodotto. E’ ABBASTANZA CHIARO?
È uscita intanto la prima recensione del Vocabolario minimo delle parole inventate (qui): l’ha firmata Raffaele Mozzillo (un amico) e la potete leggere qua.
Vendo-oro, di Simone Lisi, è il primo racconto della serie Animal Tropical che leggeremo ogni mercoledì di luglio a partire da oggi. L’illustrazione è di Francesca Caruso.
Per Diana e Simone. Auguri benedetti ragazzi, la redazione di Verde vi vuole bene e tifa per voi.

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Sus#2 #3: Eterni bambini

 

 

Oggi pubblichiamo Eterni bambini, un racconto di Federica Patera. Il racconto ha partecipato a SCENICCHIA UNA SEGA #2 (qua i 16 racconti finalisti) ed è stato letto dall’autrice durante la terza serata del concorso. La sua lettura, monocorde e spietata, ci ha fatto accapponare la pelle. Sappiate che letto a voce alta, dall’autrice, è un racconto terrificante, spettacolare. A nulla sono valsi l’endormsent pubblico di Frau, irrituale ma sentito e il magheggio sotterraneo di Ramses II, la sua opera di moral suasion e persuasione, ovvero: classic corruzione mediterranea. Il pubblico, specie i millennials, non hanno apprezzato. Spiace per chi se l’è perso, sappiate che così ve lo godrete a metà. Ma, in cuor vostro, pensate di meritare di meglio? Guardatevi dentro e siate sinceri. L’illustrazione è di Francesca Caruso.

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Liminal Personae #12: I fantasmi

Buongiorno benedetti ragazz*.
Prima di lasciarvi alla dodicesima puntata di Liminal Personae ci teniamo a far gli auguri di buona vita all’amica Francesca Massarenti che tradusse per noi Termiti e voltaren dal corso in sardo, Carta Velina in austriaco, Posseduta in segesváriano e i testi di Flavio Giurato in swahili ma quello fu uno sfizio nostro più che per la rivista. Ora Francesca ha aperto una fabbrica che fa tende con le mani a Frosinone e nel tempo libero fa sudoku con numeri irrazionali. Ah, l’irrazionalità lunare che influisce sulle maree… ricordate quanto si stava più sicuri con gli stereotipi di genere? Prima che qualche sbruffoncella iniziasse a sputare su Hegel. Rimpiangete quella sicurezza? Siete nel posto sbagliato, allora. Forza capitana Carola Rackete! Per quel che conta Verde è con te. (Abbiamo dato a Orfini una copia di Nuova Edizione 2019, speriamo che sia di parola e te la consegni. Di parola. Orfini. Vabbé).

Prendetevi cura delle vostre piante di basilico, qualunque nome abbiano, e state attenti agli afidi. Ma chi pensa agli afidi? Ci fa bene questo manicheismo, questo dividere in umani e disumani? In cose buone e cose tossiche? C’è stata un’età dell’oro senza tutto questo odio? C’è stata un’età dell’oro senza social e lit web? Com’era il mondo prima di Ippolita Luzzo?  E allora vi diciamo una cosa: quando tornate a casa date una carezza al vostro afide personale, tutti ne abbiamo uno, e ditegli questa è la carezza di Ramses e di tutta Verde.

Vi lasciamo a Fantasmi, di S.H. Palmer.

Illustrazione di Francesca Caruso.

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Le vespe di agosto

Ciao ragazzi, siamo molto stanchi. È stata una stagione abnorme, iniziata con il ban da Facebook che ha portato alla fondazione della nuova pagina. E poi l’idea folle insel di organizzare un concorso tutto nostro in quattro serate (la finalissima a settembre), le amicizie rifiutate dai grandi di questo mestiere, che pure rispettiamo (non troppo, il giusto). E che dire del Dizionario minimo delle parole inventate? Un bel colpaccio pure quello. E ora? E ora ci troviamo alle prese con la gravidanza tripla di Sabelli e francamente dopo essere stati cacciati fuori dal coworking di Pesaro, be’, non sappiamo dove alloggeremo questa famiglia allargata. Quindi concedeteci qualche ritardo, ma state in campana che arrivano cose, as always, pazzesche. Besitos. 

Francesca Mattei ci manda un racconto che parla di dieci brutti presentimenti, di un abito comprato per un qualcuno che non si siede più a tavola per cena, di tanti piccoli modi per convincersi di essere felici. Ma anche di quel prurito che non se non se ne vuole andare mai. Con Le Vespe di Agosto è al suo esordio su Verde.

L’illustrazione è di Francesca Caruso.

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Sus#2 #2: La madre naturale

Prosegue la pubblicazione dei 16 racconti finalisti di SCENICCHIA UNA SEGA #2 (qua i sedici racconti finalisti) il praticamente concorso letterario di Verde andato in scena a maggio a Roma e che si concluderà a settembre con la finalissima, alla Pecora Elettrica ricostruita, quando presenteremo il cartaceo autoprodotto e gratuito che testimonierà dell’evento romano 2019 (e non solo).
La settimana scorsa abbiamo pubblicato Algoritmo della transizione (qua), il racconto di Alessio Bacchieri Cortesi che ha preso parte alla prima serata del concorsone (Tomo, 4 maggio). La madre naturale di Pietro Verzina ha partecipato invece alla seconda serata, il 17 maggio scorso allo Sparwasser, insieme a Umberto Morello, Diego Rossi e Clara Cerri trionfatrice della serata. In giuria sedevano Andrea Zandomeneghi per la UR scenicchia (la Toscana, vincitrice ahilitweb finale), Monica Pezzella per la scenicchia campana, Emanuela Cocco per la scenicchia romana e Jimmy Gullit per la scenicchia di strada.
L’illustrazione è di Francesca Caruso. Ciao, buon inizio di settimana amiche e amici delle Marche, mercoledì 26 giugno saremo a RassegnAzioni, Festival delle riviste autoprodotte (qui) just like old times, ci venite a trovare?
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Pseudociesi

 

La scena: esterno giorno, vicolo torinese fuori dalla Scuola Holden, caldo torrido, nessuno in giro. Luca Marinelli sta su una sedia di legno posta in mezzo alla strada, in bilico su due zampe si dondola all’indietro sbucciando un mandarancio. Canta una nenia siciliana, struggente ed esotica. In un dettaglio vediamo che sulla buccia arancione caduta a terra c’è inciso il nome “Posar”. D’un tratto si spalanca una finestra nel corpo centrale della Scuola Holden, compare il volto pallido di Ramses II, abiti cerimoniali e nemes a cingergli il capo. “UDITE UDITE STO MALE!” grida al vuoto estivo. “‘Nfuddì, meschinu” dice Luca tra sé e sé. “Sono incinto” rivela Ramses con solennità alla platea vuota. Ecco che dal fondo della via vediamo e sentiamo arrivare una banda di fiati capitanata da Andrea Frau… Si scopre che è tutto un sogno di Stefano Felici sognato da Porpora sognato da Quaranta. Eppure… Scenicchia una Sega #2 – praticamente un concorso quarta serata! Info a breve.

Ragazzuoli oggi con noi il mitico Sergio Oricci, sorprendentemente for the first time, il già autore di Cereali al Neon (effequ). Dice di sé: ho trentasette anni e vivo a Cluj-Napoca, in Romania, mi pareva giusto presentarmi. Il suo racconto è Pseudociesi.

L’illustrazione è di Francesca Caruso.

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Francesca Caruso

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Francesca CarusoRastberry

Francesca Caruso illustrerà i nostri racconti da domani, per tutto il mese.

Francesca ama l’arte da quando è bambina, tanto da cercare quotidianamente il suo piccolo posticino al suo interno. Nasce in Calabria, vive a Torino, Bruxelles e Firenze, infine torna a casa. Diventa architetto e scopre un mondo parallelo a quello dell’arte che ne influenza il senso estetico. Il linguaggio usato oggi nei suoi disegni non è che il risultato di viaggi, conoscenze, incontri, sogni e ovviamente immagini.

“Qualsiasi opera artistica è frutto di un’ispirazione, un’informazione sviluppata dentro di noi, che prende forma per mezzo delle nostre mani. Da principio, l’idea si trasforma in un flusso che attraversa il corpo di chi l’ha concepita per poterne fuoriuscire e mostrarsi. Nel momento stesso in cui la creazione prende forma, noi stessi siamo parte di quella forma. La nostra opera ci incornicia e riflette la nostra anima potenziandola in maniera esponenziale. Così ciò che nasce come una piccola ed intima idea, per mezzo dell’arte si mostra come infinitamente più forte.”