Aberrazioni, mostruosità, vicende immonde, contenuti eccessivi, rapimenti sublimi, ierogamie ancestrali, la misteriosa G puntata di Andrea G. Zandomeneghi: Jurodivye, estasi e degrado, è l’almanacco verdiano di radicalità eteroclita e di smarginamento e questa introduzione è una “citazione”. Per constatare la privazione del dieci, “un’altra citazione“. Sara Verdecchia è per la prima volta su Verde con Considera la ragnatela nel suo cielo irregolare di sviluppo. La copertina è uno schizzo di artista di etere____.
Qui potremmo dire che inizia: la promessa di assoluta solidità, il plauso della malinconia
una ragazza che non può mentire assume per forza una forma mortificata e cosa si può dire di lei oltre a descriverne i sintomi evidenti: un fiotto di sangue regolare, una fuga lontana, la lotta per tenersi fuori dal quadro | al minimo errore, si altera chimicamente in un miscuglio gelatinoso | i suoi organi interni non le permettono l’austerità | la sua carne è un tessuto tentacolare che cammina intuitivamente | piuttosto che desiderare che il mondo finisse | avevano in mente di spingerlo avanti con la forza lavoro | qualsiasi cittadino di mente giusta poteva soffrire i sacrifici richiesti e dovervi comunque insistere | guardare il destino crescere nella sua lenta trama ciclica | lei è arrivata in città per emulazione | per far appassire le ombre del suo trascorso biforcuto | un’ombra accantonata dopo l’altra | suo padre l’ha spinta a distanza dicendo di lei: la mia figlia Cordelia e le sue troppe primavere | il legame adesso tace | le sue estremità assottigliate | la pazienza non è una virtù se la casa in cui vivi va in fiamme | quando nasce una bambina, il dottore dovrebbe essere più sincero e invece di dire che è una femmina, dovrebbe dire che il suo sesso vuole nascondersi | lei attende una luna nuova | una metempsicosi non da carne a carne | in alcune notti, la sagoma d’argento arcuato le bacia la punta delle dita e le accarezza i polsi | le fa schiudere le labbra | la sua lingua prova a punire tutti i sentimenti di piacere | guarda la città farsi buia e le finestre dall’altra parte della strada illuminarsi di giallo | nel suo sogno più recente si è masturbata con un vibratore identico allo scettro di Sailor Moon | quando è distesa vede le nuvole, il tipo di nuvole che la fanno sentire sul fondo dell’oceano a guardare verso l’alto | gli angeli sbiancati che strisciano tra quelle nuvole, che gemono, solitari, pesi abbandonati che guariscono nel silenzio, costretti a banchettare con la luce di seta proiettata da un prisma | un prisma che potrebbe essere un sogno condiviso in cui confluiscono i sogni più disperati | prima che i gabbiani si sollevino da terra per disperderli come mucchi di mosche il cui ronzio si è fatto ambiente | l’inquinamento resta una rete protetta in cui contenersi | la ragazza usa i suoi occhi segreti per guardare i riflessi delle forme | raramente guarda da qualche parte con l’intenzione di non vedere nulla | guarda e scopre, vede cosa è cosa | ammira le azioni che le fanno cancellare la sua bellezza | l’oggettivazione è un meccanismo totalitario | per estrarre i confini esteriori del suo spazio vitale | ogni elemento collocato con precisi canoni ossessivi | la giustapposizione del mondo naturale e degli effetti della stregoneria | una ciotola di vetro color chartreuse per raccogliere conchiglie da carezze | un ragno velenoso con dilemmi etici che da giorni si scalda le zampe | Spray nasale Rinazina Acquamarina | neri fiori di jacaranda | l’odore stantio dei mattoni | candele bianche come armi luminose quando viene posseduta da visioni notturne | un foglio dei carta con un indirizzo manoscritto che indica verso un punto del mare nell’ora in cui diventa ricreativo | un disco di policarbonato con le canzoni sulla morte e sul morire, sull’inesperienza per camera fumisitca | al di fuori della pelle ci sono le pareti umide di una stanza maledetta | una voce maschile dall’altra parte | in un’altra stanza egualmente maledetta | appena più grande, appena più costosa | canta | qualcosa sui pezzi di Sole che si staccano ripresi in primo piano dalla NASA | lei con l’indice disegna un cerchio sulla sua coscia pallida | lo pugnala nel centro con l’unghia appuntita | il suo vicino usa gli inferni per esercitare le litanie | qualsiasi tragedia diventa una tonalità baritonale per il suo sogno di attore | a volte un’altra voce maschile lo raggiunge alla fine del tramonto | cantano e fanno sesso | la ragazza ascolta | strangola la solitudine | pensa che devono sentirsi come in un film | la seconda voce maschile torna a casa con i fiori | dice che spera di essere visto attraversare la strada con in mano un mazzo di fiori | i fiori tenuti in braccio sono la libertà di essere visti | di essere romantici | all’inizio gridavano come se il sesso fosse arrivato in ritardo | ora suona puntuale | un’archeologia delle cancellazioni | la ragazza può addormentarsi sentendo quel piacere umano che le scorre parallelo | lei vive in incognito | bloccata in una ragnatela di intrecci senza pathos | considera la ragnatela nel suo cielo irregolare di sviluppo | fumando l’erba che riesce a permettersi | lasciando che il tempo scorrevole sia gestito dai microspacciatori | usando la calcolatrice | creando piccoli atolli di libretti | leggendo che l’umanità condivide una calda sensazione di devastazione | in altre parole, che ogni nuovo nato ha le mani sporche di sangue | ma noi siamo più della somma della nostra indifferenza | più del nostro basso reddito | un collettivo di emorragia cerebrale | che il progresso avviene solo con intenti malevoli | che uccide l’anima ogni volta che le promette il futuro | un futuro di bulbi oculari robotici per sostenere la vista dei desideri non soddisfatti | per ricreare il colore verde quando sarà sparito dal pianeta | il codice RGB di una foresta verde scomparsa è 34,139,34 | la ragazza prova a immaginarne l’odore delle chiome polverizzate | trova una forza molle per spingersi in piedi | per soppiantare i valori con un nichilismo espressivo completamente nuovo | per vivere lo stesso giorno ogni giorno | ogni giorno | finché nel suo inconscio non avverrà un impatto nucleare | finché i secondi sembreranno ore in uno stato di fame oltraggiata | finché la sua bocca non si riempirà di sangue | dovrà sputarselo sui palmi delle mani | per accertarsi che provenga dal suo interno | che non le sia piovuto in bocca mentre si fingeva stupita dalla paranoia raggiunta | il lavoro è una droga così sottile che nessuno se ne accorge | uccide la mente interstellare prima che abbia saputo dell’esistenza del cielo | è un boia con un’erezione | un filo spettrale di freddo | scorre attraverso di te e poi esce | torna dentro | disegna uno schema di base | lentamente assume la forma di ciò che pensi di poter sopportare | cammina sull’incertezza dell’asfalto | raggiunge una casa sollevata da terra | dalle finestre si vedono i profili delle isole e la schiuma che le accerchia | apparentemente tutta l’acqua planetaria e le sue microplastiche | c’è una famiglia che indossa i contorni delle promesse della quiete dorata | le superfici brillano | due bambini gemelli eterozigoti | una testa bionda, una testa mora | rasate all’osso di crani tondi e arrendevoli |a causa della frequenza dei lavaggi o della pratica della fiducia in un microcosmo cordiale per chiunque vi sia stato avvezzato | per estensione dall’utero materno | utero nevrotico che si aggira con la pretesa della genuflessione | alza la voce per dire No! | quasi padrone assoluto
###
Qui potremmo dire che inizia: l’astrazione nella monotonia, il sollievo in un oggetto che cade
la ragazza conosce un’altra ragazza come lei, con più strada e famiglia alle spalle, venuta dallo Sri Lanka, di nome Madhu, che vive per l’amore dei suoi cari, che lavora per partecipare ai loro sogni di libero mercato, che sa aggiustare le ruote dei passeggini, che sa contrattare il valore degli ombrelli
si toccano la pelle delle mani quasi accidentalmente in una sessione di raccolta di giocattoli tinti con vernice non tossica, che può essere leccata, ingerita, assorbita attraverso i pori, polverizzata e soffiata sulle palpebre nel momento che precede la loro apertura su una visione alterata
le ragazze lavorano coordinando le loro braccia e gambe di cera, rese sciolte dal sangue attivo, liquide al limite del versamento
i loro corpi incerti diventano amici alla fine del giorno, lunedì-venerdì, percorrendo sfinite la strada che le conduce al sonno di ripristino
questo tipo di lavoro richiede una strana combinazione di controllo assoluto e completa incoscienza
i bambini saltano e la ragazza resta a guardarli cadere e soffia via la polvere dalle loro ginocchia spaccate e pulisce la loro faccia con le salviette umidificate con la forza che userebbe per cancellare macchie indelebili sui tessuti pregiati ricevuti in eredità da una matrona
proprio come i gemelli che saltano restando fermi nello stesso punto, lei si muove senza intaccare lo spazio, paradossalmente ciò che è più vicino al tatto e più personale è anche trasformato in universale, esterno e rimosso dal sé
astratto e concreto al tempo stesso
nella casa tutti agiscono i loro modelli comportamentali, le voci si sovrappongono come i motivi, riecheggiando, ribadendo, allargando e vengono impiegate molte tecniche: chiamata e risposta, ordine, rifiuto, lamento, minaccia, contrappunto e queste strategie aumentano e formalizzano gli stratagemmi ordinari di un presunto calore domestico
ce ne sono sempre troppi di loro a fare questa cosa di voler essere vivi, a cui essere vivi non dispiace, in quanto dispongono di mezzi per i piaceri effimeri, in quanto a loro piace e sta bene di esistere senza importanza
piuttosto che disperare nel pianto | lei immagina la vita in un deserto | in un deserto giovane | uno dei più giovani del pianeta | la sua natura è la sua finzione | dove la sabbia è ancora pulita e le dune sono ancora montuose e i cammelli infantili e creature adorabili che si rifiutano di essere cavalcate | c’è una buca per le lettere che forse è solo una frattura del multiverso in cui si infiltra lo spam | lo spam parla di farmaci anti-invecchiamento | di botox e silicone | promuove più ormoni e più giardini | chiede se ha appetito | se vuole correre il rischio di un investimento | dovresti indossare Rodarte per la tua umiliazione sistematica! | porno o masturbazione o gioco d’azzardo | ti senti sola? | quello che hai dentro è quello che devi vendere | internet morirà di solitudine senza di te di notte | vuoi conoscere Dio ed essergli fedele sempre? | Dio ti invierà autoscatti di nudo se sarai abbastanza brava da farti perseguitare dalla verginità | un’app che cerca di convincere l’utente a cambiare qualsiasi abitudine potrebbe incattivirsi dentro il suo corpo | se non puoi essere libera, puoi almeno essere economica | lei è una ragazza triste in cerca di luce d’estate | i suoi sentimenti sono obsoleti | per lei la tenerezza è un cartellone pubblicitario sul fianco di un’autostrada in mezzo al nulla e il suo supporto di alluminio riflette il sole e quando prova a leggerlo c’è il sole che le brilla negli occhi e la acceca | in qualche modo è anche una pervertita pura la cui saliva vuole solo poter luccicare e solidificare in cristalli di zucchero | a cui piace orbitare a stomaco vuoto | dormire in una foschia indotta dai narcotici | inquisire (sguardo) | deambulare | nella vulnerabilità e nello sgomento | presagire la trinità facendosi chiamare per tre | il suo nome legato con forza alla creatura immaginaria che le si addensa attorno | molto più che alla sua persona vivente | la psiche come un’onta le soffia addosso i capricci | la sua persona vivente si chiama Blu | ed è stata accusata di un crimine terribile | d’ora in poi si farà chiamare Illiria | non sarà l’unica | nel futuro fuori dal deserto tutti avranno un nome di circostanza | i bambini nasceranno e riceveranno un nome alternativo | gli animali domestici avranno nomi alternativi | i sostantivi astratti avranno alternative inguardabili | poi forse una società d’indipendenza collaterale creerà confusione restituendo l’identità in modo non uniforme | Blu tornerà a essere Blu | altrove un’altra ragazza verrà chiamata Bruco piuttosto che Serena, come l’avevano invece pensata nell’atto del concepimento | saranno uguali | vive in bilico tra quello e un diverso futuro | vivranno fino alla fine di ogni giorno del nuovo futuro | curando il bisogno della sensazione | abbracciate a qualcuno per un minuto | segretamente sperando che prima o poi una voce sarà in grado di identificarle | di autenticare il loro suono intimo | gli unici luoghi indicati per starci saranno variazioni della parola PESSIMISMO | con un cast di outsider riconoscibilmente contemporanei | alcolizzati | festaioli catatonici | corporalmente carichi di devianze | l’estetica cattolica, il misticismo, i cori afflittivi | la musica suonata da artisti pop-cyborg | che canteranno false feticizzazioni | costruendo narrazioni convenienti | la cospirazione sarà più violenta che immaginativa | i nomi di contenuto saranno accidentali | registrando l’incredulità di nuove aspettative | questo è un crimine reale | la vendetta sarà troppo assonnata
###
Qui potremmo dire che inizia: la stagione delle urine, il masochismo sulle ginocchia
Illiria trattiene la pipì mentre uno spigolo impatta sul cranio di uno dei gemelli, lo fanno per giocare a sopportare il corpo quando viene contuso, lei li lascia fare perché crede che così aumentino le loro possibilità di praticare con successo la telecinesi
intanto lei si siede a terra con le gambe incrociate e indossa un guanto verde della mano di Hulk trasmutato dalla rabbia e fissa gli occhi sullo schermo dell’iphone indirizzato su allaboutbirds.org
c’è un falco coda rossa che ha nidificato sulla rete metallica sospesa tra due pali della luce, a venti metri da un campo di atletica in cui si intravedono dei corridori
da giorni le uova tramano per schiudersi
Illiria non riesce a staccarsi dai gusci lucenti
tale è la sua concentrazione che alla fine riesce ad assistere in diretta allo schiudersi delle uova, i piccoli becchi apparire e la mamma falco coda rossa vomitare vermetti nei loro stomaci appena dissepolti
adesso mamma falco deve assicurarsi che i suoi bambini restino quieti e che non cadano fuori dal nido, sulla strada dove sfrecciano le automobili e i furgoni
gli uccelli vengono spesso investiti dalle automobili e dai furgoni
c’erano quattro uova nel nido, ma uno non si è schiuso
mamma falco lo spinge via coi suoi artigli
il gracchiare dei nuovi nati è una poesia sulla scoperta del suono
l’uovo infranto emette un fruscio come di un repentino fulgore nella tenebra che nessuno può vedere
Illiria pensa al grottesco groviglio di interiora di uova che deve essersi creato fuori dalla vista, se c’erano pezzi di sangue o se era solo poltiglia non sufficientemente solida per diventare una creatura
Illiria si piscia addosso con naturalezza
i gemelli la vedono e pensano sia un gioco diventato concesso e pisciano nei loro pantaloncini
Illiria aspetta che il senso di umidità si faccia opaco
si raccoglie i capelli in una coda, usando un elastico lilla che indossa a vista sul polso
in ginocchio raccoglie il piscio dal pavimento
usa una pezza grigia che a giorni alterni assorbe macchie di latte rancido disseminato nella stanza dei giochi dove i gemelli si nutrono e guardano la televisione
c’è ancora qualcuno che deve pisciare nella stanza
il nonno dei gemelli, che un tempo dirigeva la musica indossando abiti su misura
di quel suo tempo splendido resta un pianoforte bianco chiuso in uno studio che accoglie stratificazioni di ricordi
anche un quadro
Illiria lo ha intravisto
un quadro clownesco, un bambino vestito da clown che sfreccia su un triciclo attraversando una dimensione come di neve
di quel suo tempo splendido resta il tempo concluso e dimenticato, la dimenticanza
nella misura in cui un uomo si rivela tramite l’IO, nella misura in cui un uomo può dimenticare di aver vissuto un determinato IO
nella misura in cui l’IO mancato si dispera ed è costretto ad appropriarsi del mondo intero per avvicinarsi a un appiglio, a un qualcosa
questo qualcosa potremmo provvisoriamente chiamarlo realtà aumentata
a ogni modo l’uomo nella sua realtà aumentata semplicemente piscia in un angolo
Illiria lo vede e si ricorda di suo padre
lei ha visto suo padre pisciare
delle voci le avevano chiesto quanto si fosse sentita abusata da lui
lei aveva detto per niente
le voci le avevano detto che avrebbe potuto cambiare idea
se lo avesse voluto, se avesse di nuovo sentito accadere quella strana viscosità al centro delle sue cosce
i suoi occhi ora odiano tutto ciò che è stato fisicamente creato in una dimensione di carne
suo padre le aveva parlato dell’amore come di un mezzo desiderio che il possesso ripetuto non riusciva a mitigare
con il tempo lei ha cercato di sanare le sue fessure e le ha sostenute in un evento colposo
sa di non potere e di non dovere, leggere la realtà come un libro, saltando avanti con l’intuizione, ma la sensazione di poterlo fare e che ciò che vi legge sia la verità si insinua in tutto il suo essere
lei morirà
lei pensa che sta morendo, pensa sempre che sta morendo da quando la morte si è avvolta attorno alla luce, l’odore dei fiori è svanito, gli angoli della bocca sono diminuiti e lei aveva nove anni e conosceva la consistenza del materasso nella stanza dei cappotti e i passi di sua madre dall’altra parte della porta
c’è un momento in cui la slealtà rende colpevoli per associazione
ci sono parole rimaste nelle tasche dei cappotti invernali, parole lasciate in impronte nelle pozzanghere fuori dalle stazioni ferroviarie, parole che non possono attraversare i confini e adottare nuove vite
prende la morte sul personale
pensa che la morte arriverà e lei dovrà aprire la bocca e ingoiarla per intero
anche la morte sperava in un pompino? anche la morte aveva i genitali? anche la morte poi vorrà svuotare la sua vescica di fianco al suo cadavere?
avrebbe preferito che la morte avesse il seno e lei avrebbe succhiato il seno della morte per dare sfogo al suo feticismo infantile
ha scritto nel suo quaderno a righe da quarta elementare: mi sono tagliata i capelli mi sono tagliata la pelle mi odio
oscilla tra l’infinito e la finitudine in un modo che sospetta essere spiritualmente prematuro
più avanti negli anni ha cercato un corpo come il suo col quale condividere un legame distruttivo segreto, istintivo e performativo
era andata a cena fuori e con le labbra strette aveva raccontato dell’anello della purezza che suo padre le aveva donato
la ragazza della cena l’aveva guardata e le aveva chiesto se un anello della purezza fosse un piercing vaginale
lei aveva detto di no
un anello della purezza è un pezzo di ferro circolare che avvelenava il suo cervello come una sostanza chimica iniettata nella parte soffice del cranio
Illiria sta imparando a parlare, di nuovo in forma astratta | spettrale | mezza sognante | camminando tra le rovine di una grammatica crudele e perfetta | alimenti per bambini in un cucchiaio | misurati in bocconcini | una capsula che ingoia solo alla luce del giorno | prima di andare a lezione o prima del lavoro | con sé ha una lettera mai spedita costituita solo da fotografie sovraesposte in cui i soggetti si allargano a onde verso l’esterno della materia | le fotografie sono un destino strappato dalla testa di un dente di leone | le asimmetrie di un corpo nel suo pellegrinaggio, i traumi cellulari nei geni | nel destino prende il treno verso il mare, oltre la periferia della città, oltre i grattacieli degli uffici, i progetti abitativi in cui nessuno vuole vivere, le case costruite sui fianchi delle colline, accatastate una sull’altra, cemento, rame, terracotta, lamiera, vicini o lontani costituiscono un piacevole mosaico di vita provinciale, casuale e grazioso con angoli selvaggi ovunque ti giri, strade strette su pendii ripidi con scalinate di cento gradini che nessuno saliscende per impedirsi l’animazione | ascolta la musica come forma sostenibile di nutrimento | un podcast le rivela che uno dei primi reperti dell’esistenza della specie umana sul pianeta è lo scheletro di una ragazza sepolta in un cerchio di corna di montone | scopre che sarcofago deriva dal greco per pietra carnivora e ne diventa gelosa | i suoi occhi si versano su due crepuscoli | uno dopo l’altro | la luce scurente plana sulla terraferma | una disciplina dell’oniromanzia | giù per uno scivolo di cemento | cerca di non averne il bisogno | ma sa che l’acqua esiste per derivare | per coprire la distanza | le onde sbattono sul suo grembo per eliminare le traittorie prima che si incrinino | se qualcuno potesse manifestare il paradiso in terra con la sola forza di volontà sarebbe un annegamento nel suo corpo con le pareti di miele | una perla iridea in bocca | i muscoli fissi, addio sole, beve i suoi polmoni di fluido collassato, ancora una volta una ragazza è un’anatema | Io sono persa Io sono la perdita è il suo grimorio di dolore per la discesa | era abituata a credere che ogni momento della sua vita vissuta fosse ininterrottamente reiterato, che da ogni tentativo variabile scaturisse un filamento di un universo in cui nessuna salvezza poteva attuarsi | credeva di essere frammentata in un numero infinito di sé in un numero infinito di realtà mai lasciate circolare | ora è condensata | i cordoni ombelicali delle possibilità sono stati troncati | i suoi frammenti vengono lavati e rimessi insieme in un primordiale corpo umano crudo | nell’acqua di mare c’è un incantesimo per soddisfare ogni impudicizia | eccitazione, fame, infatuazione per il proprio nome fetale | per il proprio corpo dipinto per ospitare il degrado | ma sotto la luce di una teca d’acqua | lo spettro cerimoniale si incurva | la lenta rianimazione delle sue membra può ancora avvenire | il confine tra il fisico e il cosmico è una distensione retorica verso il vagito | il vagito è un fantasma che danza i suoi ultimi giorni nella membrana di una gola sventrata | tiene le redini del suo corpo desideroso e si fa strada diligentemente oltre la nebbia | si rannicchia nella sua nuova gola e in quello che la notte fa alla mente
Qui potremmo dire che inizia: la Terra sommersa, è Blu