
Claudia D’Angelo 2021
Due anni e mezzo per Andrea, quasi quattro per Vinicio Motta. Nella primavera 2018 le ultime apparizioni (qua e qua) dell’autore del miglior racconto della collezione storica di Verde (questo), primo episodio della famigerata e sporchissima Trilogia Fecale. Ritrovare Vinicio, “poeta del racconto delle varie forme di merda”, è un dono pazzesco che accogliamo con riconoscenza e che vale la fatica del LISTONE 2021, con cui celebriamo la qualità di questa banda pubblicando un racconto inedito al giorno contro liste e classifiche di fine anno.
Arbre Coprofagique – A Chri$$mas Special diventa così la quarta parte (più una cover), il prequel, di un ciclo adorato dalla redazione che è mito fondativo della nostra rivista, e che come un micelio preistorico ci ancora alle nostre radici aliene più profonde e ricoperte di merda: “La Merda ci sta salvando. Ne ricopriremo il mondo”.
Grazie Vinicio e grazie Claupatra, che oggi ci racconta la storia ragionevole di una fuga “accidentale” da un laboratorio: “Furina – chi ha capito ha capito”.
Com’era? Ah, sì: La Trilogia Fecale.
Merduriale Suffureo-Scatomotico, Dal Tranonno Allabba, e Il Miraculodellavida.
Tre titoli pettré sedute, che stanno peddiventare quattro.
Vai con l’ipnosi repressiva.
Babbione Natale ciccione schifoso: mi paga una miseria essilamentapure.
Stupra tuttə col suo pisello a forma di albero di Natale, e mentre lo fa vuole comunque che chiudiamo tuttiregali.
Prendete Elfə Luce: ha l’ano che sanguina da ieri.
Babbeo Natale l’ha perforatə in tuttibuchi.
Il nostro sindacalista ha poi detto che l’aumento arriverà tra mille ani (sindacalista detto pure “Il Sindacanalista”).
Troppe sfighe tuttinsieme.
Comunque la notte scorsa ho sognato il futuro: ho visto, annusato e anche toccato la merda, che era ovunque.
Nel sogno, ero uno di quegli stronzi per cui noi facciamo i pacc’, unə umanə del piffero.
Vabbè, poi mi sono svegliato e ho vomitato.
Però mica per l’incubo fatto, macché; ma perché, mentre dormivo, Babbione Natale mi ha infilato il peninbocca.
È tutto il giorno che ho l’alito che sa di renna morta.
Mi sono vendicato defecando dentro a un pacc’, eh eh.
Mi auguro che la mia cacca vada all’amicə hoomanə del Sindacanalista, unə tiziə a cui piace fare la pipìsuifiori.
Ah, unə Elfə che conosco e di cui non rivelerò il nome mi ha detto che gli abitanti del pianeta ******** invaderanno la Terra.
E che cosa può fare, la razzaumana, ho chiesto.
Nulla!, ha detto, perché ******** è fortissimə, i suoi abitanti hanno il cazzo più duro dell’universo!
E quindi ho saputo anche questa cosa. A me il gossip fa veramente cacare. Questa storia, però, è micidiale.
Elfə Rocco dice che dovrei allertare l’umanità.
Ho detto che sono d’accordo, ma in realtà nollofarò, tiè!
Mi scusi, dottore, ma che significa?
Me lo dica lei.
No no, me lo dica lei.
Interessante.
Penniente.
«Qui alle Keys si sta proprio bene. A Natale, poi! Che ne pensate di andare in quel pub di motociclisti, stasera?»
Io e i miei quattro amici froci siamo qui da stamattina. È la vigilia di Natale, e tutto, per il momento, fila liscio.
«Beeello, sì» mi risponde Piero. «Anche se lì, secondo me, il più magro ha un pianeta al posto della panza».
«Chi se ne frega della panza, siamo qui per bere!» dice Alberto, innalzando il suo Margarita. «Brindiamo!»
Filippo e Gianmaria, intanto, continuano a limonare duro.
Mentre bevo d’un fiato il mio sesto Long Island, al tavolo si avvicina un tizio dipinto d’argento.
Rimaniamo tutti e cinque di cazzo.
«Sì?» dice Piero all’ospite.
«Servo o padrone?» chiede il grigio coglione a nessuno in particolare.
Filippo e Gianmaria si scollano.
«Cazzovuoi?» esclama quindi Filippo.
«Risposta errata» risponde il grigio tizio, polverizzando Filippo con raggi laser sparati dagli occhi.
Gianmaria sviene.
Noialtri, invece, scappiamo come i froci che poi siamo.
Passano giorni, settimane, mesi: il capodanno arriviamo a festeggiarlo ad aprile. L’invasione, ovviamente, ha reso necessario modificare tutte le nostre abitudini. Proprio il Capodanno, per dirne una, io e miei amici froci lo stiamo festeggiando in un bunker antiatomico.
«Servo o padrone?» chiede Alberto.
«Stocazzo!» rispondiamo tutti insieme, ingollando una caraffa di birra a testa.
«Chepoooi» biascica Gianmaria, ubriaco, «disciamola tutta (singhiozzo): Filippochenesapeva, no? (singhiozzo) Almeno dicci come rispondeheh, no? Le regole del gioco e leccezioni (singhiozzo). SERVO O PADRONE?»
Tutti insieme: «Stocazzo!»
Che la quarantella abbia inizio.
Noccapisco.
Lo dica con parole sue.
Noccapisco.
Capisco.
Cos’ha capito?
Come la fa sentire?
Cosamifasentirecosa?!
Meglio riprendere. Si rilassi.
Vediamo la fine. L’umanità, dopo due anni, vede un po’ di luce in fondo al tunnel di stocazzo di invasione aliena.
Pensavamo che a salvarci sarebbero stati gli scienziati.
Invece no: il nostro salvatore è uno qualunque, un signor nessuno che, per puro caso, ha scoperto come fare fuori gli invasori interplanetari.
Come c’è riuscito?
Mentre uno dei grigi lo sottoponeva al solito, estenuante interrogatorio del cazzo, il nostro eroe, tale Davide Caria, si è cacato addosso.
Mosso da non si sa quale epifania, il nostro Davide ha raccolto e scaraventato la sua merda contro il vile alieno, il quale è subito stramazzato al suolo, morto.
La Merda ci sta salvando. Ne ricopriremo il mondo.
CONTINUA(?)