
Claudia D’Angelo 2021
Annunciando LE “CLASSIFICHE DI QUALITÀ DI VERDE” AKA IL LISTONE DI NATALE 2021 ne dicevamo come di un ciclo di racconti inediti, natalizi, in abito Casual, contro la patetica pretesa di impilare liste e classifiche dell’anno in corso ad anno ancora in corso, selezionando i soliti dieci amichetti stronzi o buttandoci dentro la qualunque (le geniali liste di 75 libri da sfoglicchiare durante le vacanze di natale o i 97 romanzi da compulsare in estate). È inoltre un modo di assicurarci di non finire dentro gli elenchi già pronti e pubblicati da almeno una settimana (meno quello del Guru che aspettiamo al varco e aspettiamo pure Tina che però a sto giro forse salta), e infine l’occasione di riunire la redazione (Andrea in testa) e le nostre amiche e i nostri amici “senza virgolette”.
Sergio Peter, a esempio: la nostra riconoscenza nei suoi confronti è imperitura, perché la sua sparizione dopo Dettato (titolo sì da lista di fine anno) ha ispirato una delle narrazioni di redazione più solide e appassionate su cui lavoriamo da anni (Progetti per il 2022: pubblicare il romanzo collettivo LA SPARIZIONE DI SERGIO PETER).
“Vi sono più cose sincroniche in Verde, Carl, di quante se ne configurano nei vostri concetti”. Sergio, periodicamente evocato nelle nostre conversazioni su Whattsapp, ci ha inviato un racconto a ridosso del natale, e così, a sette anni da Uozzapp, siamo liete di pubblicare Presepe in miniatura n.1, con un collage inedito di Claudia D’Angelo, che lo chiosa così: “Sessantamila nuovi contagi e le menti raffinatissime che ci governano hanno la strategia pronta: Green pass per consumare il caffè al banco…”
È di cartapesta. Sta sulla trave del camino in taverna. Non un posto sicuro, per un presepio del genere. Chi l’ha appoggiato lì, gode a vederlo così precario.
San Giuseppe somiglia a Jeff Bezos, tuta bruna in lanetta di Uniqlo e parrucca hollywoodiana castano chiaro. Al posto del bastone, usa un metal detector di ultima generazione per tenersi ancorato al nucleo metallico del pianeta. Come tunica, i rimasugli di un paracadute. Siede su un collo della nota multinazionale da lui fondata, a mo’ di tronco d’albero tranciato in due. Gliel’ha dipinto un ragazzo pakistano in stile vittoriano. Il cuscino è un comodo ritaglio quadrato di pluriball.
Maria di Nazareth è la sosia di Chiara Ferragni. Copre il corpo con una coperta di plexiglass, nella destra tiene un bastone selfie con cui nel contempo minaccia gli avventori molesti e pone la zuppa calda al marito.
Gesù Bambino ha lo stesso volto plastico di Elon Musk, e sorride, le mascelle tutte tirate, le guanciotte rosse, ride al pubblico accorrente in massa; tiene le braccia conserte in posizione di attesa. È così sveglio da conoscere già la storia dei doni. Vede lontano. La stoffa profetica si evince dal vestitino: uno scafandro celeste a pois con il logo di SpaceX.
Riunita insieme la sacra famiglia si scalda grazie all’alito di un robottino con l’aspetto di essere umano subsahariano, carnagione scura, peso piuma, pancia gonfia, si china ripetutamente su e giù soffiando anidride carbonica dalla bocca. La stella cometa è portata da una rappresentanza volante del governo cinese.
Noi siamo i pastorelli, siamo quelli che sgobbano per andare a vedere la capanna, siamo quelli che portano i personal computer al pascolo per farli brucare e produrre flussi informatici vendibili. La stalla è un missile, fermo a Cape Canaveral, pronto a partire per Marte, con tutto il surplus di aspirapolveri, telefonini, scarpe, borse etc, prodotto nell’ultimo trentennio.
Sparpagliando regali gratis ci preparano a un Natale spaziale.