Operazione 20C/Post 3 #2: Racconto a pagamento

NUOVA EDIZIONE 道場 RIVENDICA L’OPERAZIONE CADILLAC 20C/POST 3 COME INIZIATIVA COLLATERALE ALL’OPERAZIONE FUOCO AMICO! PALESTRA? UNA SEGA! LANCIATA L’11 OTTOBRE SCORSO QUA. LO SCIOPERO PROSEGUE. SEGUIRANNO COMUNICAZIONI.

Jacopo La Forgia è nato a Roma nel 1990, dove vive. Ha studiato Filosofia estetica e si è laureato con una tesi magistrale su Infinite Jest di David Foster Wallace. È fotografo e scrittore. Come fotografo ha pubblicato reportage sulla discarica di Nuova Delhi, sulla guerra civile in Kashmir e sul Delta del Danubio in Romania.
Come scrittore ha pubblicato reportage e racconti su Nazione Indiana, Cadillac Magazine, CrapulaClub, nell’antologia Odi. Quindici declinazioni di un sentimento (effequ 2015, a cura di Gabriele Merlini) e sulla rivista cartacea Retabloid Fiction Issue #1 curata da Oblique Studio. Il suo primo romanzo, Materia. La fuga degli elementi è uscito nel 2019 per i tipi di effequ.
Il suo Racconto a pagamento è nell’ultimo numero di Cadillac (20C/post3, qua tutto, qui i racconti, copertina di Antonio Ufarte).

Mi è sempre piaciuto scrivere, fin da ragazzino. Mi ha insegnato mia nonna Adelaide. Passavamo alla Feltrinelli e mi parlava della sua vita durante la guerra. Viveva in campagna e verso la fine della guerra i tedeschi che si ritiravano spesso si fermavano a casa sua per qualche giorno. La occupavano, diciamo, ma erano educati. Mia nonna era di famiglia di non troppi soldi, ma aveva le arance e i libriccini. Sai, un tempo a Natale sotto l’albero trovavi le arance e i libriccini, non la Dreamcast. Questo per farti capire che le arance e i libriccini erano come dono raro/ricchezza. Mia nonna le arance le aveva tutto l’anno, i libriccini pure, ma questo non vuol dire che avevano i soldi, vuol dire che le coltivavano e li rubicchiavano.

Ora, i tedeschi lei credo ci facesse sesso. Mia nonna è stata sposata solo per due anni (il tempo di fare la figlia, madre che poi ha fatto me) e ha fatto sesso tutta la vita. Non è che a me l’ha mai detto così, “facevo sesso in continuazione”. La generazione della guerra quando parla di fare sesso dice: “avevo amanti che mi mandavano le lettere”, e quando mia nonna è morta io ho aperto un armadio in camera sua, e l’armadio era pieno, dico pieno zeppo di lettere di carta gialla che mi sono cascate addosso.
Quando uscivamo dalla Feltrinelli mia nonna tirava fuori tre libriccini dalla borsa, che aveva taccheggiato. Capitene il valore. La destrezza di mia nonna, con gli uomini e con i libriccini.

Io ho cominciato con le grandi librerie, a dodici anni: strappavo i codici a barre. C’è gente che ruba per il brivido, io comincio a rubare per l’oggetto, perché mi piace possedere oggetti a gratis. Mi piace anche possedere oggetti strani. Per esempio una volta ho rubato venti grossi dildo da un sexy shop, perché avevano bella forma e bel peso. Un’altra volta sono andato in una villa sul mare e ho rubato un gatto impagliato che poi ho ancora qui vicino mentre scrivo (eheh, “gatto”). C’è gente che ruba per i soldi, e oggi io anche sono così, ma c’è un però.

Le cose si fanno fino in fondo, dice il luogo comune, quindi io adesso non rubo nemmeno i centesimi che trovo per terra. Li lascio lì per il prossimo ladro che passa. Adesso sapete che faccio? Scrivo i racconti, e me li faccio pagare. Per me è un po’ come rubare, perché insomma, capite da voi.

Questo ho deciso di farlo perché ho visto in TV un uomo azzimato ed elegante che diceva che lui proprio è un bravo scrittore e guadagna tanti soldi. Era Arbasino. Ne faceva un bel vanto di tutto questo scrivere-rubare. E io ho provato un grande moto di rispetto per questa persona, per il tono della sua voce e per la sicurezza dei suoi argomenti. Non che conosca persone che mi hanno detto che quest’uomo-TV lo venerano, perché di persone che conoscono scrittori non conosco, ma io quando guardo quella sicurezza dello scrivere-rubare e del dire le peste e le corna di chi ruba/ha rubato/ruberà e scrive/ha scritto/scriverà penso che sia per forza estremamente sensuale questo piccolo ometto elegante, e meraviglioso lo scrivere-rubare e il dirlo, lo sbandierarlo. Ecco: io ho iniziato a scrivere-rubare perché secondo me si piace di più con questa nomea di scrivere, che poi rubare passa in secondo piano.

Un anno fa mi chiama un conoscente, L., che siccome la bella nomea me l’ero fatta, mi ha chiesto un racconto, ma mi ha detto che non aveva soldi da darmi. Io il racconto a L. glielo volevo pure scrivere, ma senza il brivido di rubare, scrivere, e non mi viene mica. Al che gli ho detto: dammi un euro, almeno. Lui ha cavato fuori dalle tasche l’euro e io, quanto è vero Arbasino, gli ho scritto su un tovagliolo di carta, con la bic che porto sempre con me, questo racconto di mia nonna che scopa, le aranciucce e i libriccini.

Qua tutti i racconti dell’operazione 20C/post3

Jacopo La Forgia

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