
Vinicio Motta provato dalla crisi di Verde, eppure sorridente (o è paresi?)
Vinicio Motta ha firmato il documento unitario con cui la redazione decideva di adottare azioni distensive e di concertazione per risolvere la crisi di Verde. Immaginerete il nostro stupore dopo avere letto il duro intervento con cui ha chiesto di prendere parte al dibattito pubblico che ormai da tempo abbiamo aperto (qui trovate tutto). Che cosa è successo, Vinicio? Un improvvido ripensamento o l’onda lunga del malevolo Stefano Felici e della sedicente “Redazione Ombra Guacamole” (con cui abbiamo abbiamo aperto un dialogo, leggere per credere) ti ha forse investito? “La verità”, ci scrive Vinicio su Facebook, “è che ho sentito l’urgenza morale di smuovere le coscienze della redazione tutta, con la speranza che alla fine del tunnel si torni a scrivere MALE come solo l’editoria indipendente sa fare (esclusa quella fiorentina, che adora i merletti)”. Ti ringraziamo per il chiarimento, ma il nostro sbigottimento è immutato: ti invitiamo a un ripensamento, quell’ADDIO è un macigno che pesa.
Mi inserisco nell’ormai imminente spaltung di Verde ma senza fare nomi, né tanto meno avallando o criticando questa o quella conventicola. Al netto delle polemiche spicciole, penso che Verde debba tornare alle sue origini di carta, a quando le sue pagine eruttavano dal colore nero e dai fumetti trucidi.
Tra quelle pagine, dove ha trovato asilo il primo capitolo della mia Trilogia Fecale, io ero a casa.
Ogni numero era un frutto capace di guarire le nazioni. Quelle pagine mi suonavano certe e vere, a tratti profetiche. E quando le incontrai per la prima volta mi dissi che dovevo farne parte, non importa come.
Adesso, invece, Verde mi repelle, spesso anche fisicamente.
Le sue pagine mi danno i brividi, come neanche il diario di suor Faustina Kowalska.
Verde è passata dalla profezia alla coprolalia letteraria.
Altro che guarire, ormai Verde titilla senza eccitare, promette senza mantenere.
E intanto, in tutto questo, il “nostro” Commissario, nella sua torre d’avorio (che affaccia su Firenze), continua a domandarsi per quale oscuro motivo (perché?!) nella sua e-mail non sia ancora apparso il prequel della Trilogia Fecale… CHISSÀ PERCHÉ!
Addio, dunque.
Addio, Andrea “cerchiobottista” Frau.
Addio, Francesco “voltagabbana” Quaranta.
Addio, Rita (regina dei selfie).
E addio anche a te, Luca Carelli. Respingo le tue accuse ma ti voglio bene lo stesso.
Addio a tutti, e grazie per tutto il verde.
Torno a scrivere il seguito de La dottrina del caos.
CONTINUA (qui tutti gli interventi)