
Verde 19, dicembre 2013 (in copertina: Rocco Lombardi, Una piccola bestia in una pozzanghera d’acqua)
“Su Verde scrive racconti sul difficile rapporto uomo/animale”: così si presentava Francesco Cortonesi nella prima puntata de La scimmia, il romanzo a puntate che stiamo leggendo ogni martedì, ma non oggi: La mucca è un racconto dal numero 19 del nostro cartaceo (dicembre 2013, copertina e illustrazioni di Rocco Lombardi, con Luca Piccolino, Alda Teodorani, S.H. Palmer, Vinicio Motta, Francesco Cortonesi, Simone Lucciola, Jesus Adentro, Luca Carelli).
L’uomo uscì di casa e scese fino al pascolo. Una mucca gli venne incontro. Gli si piantò davanti, restando immobile a fissarlo. E questo fu quanto.
Mi ero messo in cammino la mattina presto. Nella valle i campi di grano erano gialli e la strada quasi deserta. Imboccai il sentiero che portava verso i pascoli. Avevo affittato una casetta in montagna, per stare lontano dalla città e cercare di pensare il meno possibile a quello che avrei dovuto fare. Stavo diventando vecchio ed ero pieno di rimorsi che dentro di me, come ratti rabbiosi, trovavano rifugio in tane che credevo di avere chiuso per sempre. Uscito dal sentiero notai in lontananza un uomo. Davanti a lui c’era una mucca. Erano al centro di un pascolo, una distesa d’erba appoggiata sul dorso di una spelonca che sembrava la schiena muscolosa di un cavallo selvaggio. Entrambi erano immobili. La mucca lo sovrastava e faceva sembrare l’uomo un piccolo spaventapasseri al cospetto di Buddha. La scena m’incuriosì e decisi di avvicinarmi per dare un’occhiata.
L’uomo aveva un cappello di paglia in testa, una camicia di flanella e un paio di pantaloni marroni. La mucca, una frisona pezzata bianca e nera, venni a sapere poi, muoveva appena la coda e per il resto pareva di pietra. Mi avvicinai fin quasi a poterli toccare. L’uomo non si voltò. Portava un paio di occhiali con la montatura di metallo e le lenti impolverate. «Di bello c’è che non fa male», disse restando immobile a fissare la bestia. Provai un senso d’inquietudine. L’uomo e la mucca sembravano impegnati a raggiungere un accordo.
«Buongiorno», dissi. «È davvero un bell’animale».
«Domani mattina verrà condotta al macello con tutte le altre», disse l’uomo.
«Pensavo fosse una mucca da latte».
«Le mucche da latte sono dall’altra parte della collina. Non pascolano qui. E comunque sono destinate a fare la stessa fine».
«È un peccato sapere che domani sera non ci sarà più», dissi avventatamente, sempre più sorpreso dal fatto che non si fosse ancora voltato.
«Esiste un ordine a livello profondo» rispose, «un ordine che dovrebbe essere evidente e che invece ci sfugge».
La mucca nel frattempo non aveva fatto un passo e continuava a guardarci. I suoi occhi sembravano scrutare chissà quali profondità e le parole dell’uomo mi fecero pensare che forse stava esplorando universi che né io né lui avremmo mai potuto visitare; in ogni caso, molto più che pascoli a perdita d’occhio.
«Sì certo, lo comprendo», risposi. «È sua questa mucca?»
«No. Una volta anch’io avevo delle mucche, ma un giorno mia moglie si spaventò e decidemmo di venderle».
«Paura delle mucche?»
L’uomo restò in silenzio.
«Questa mucca pare avere un debole per lei», dissi accarezzando il muso dell’animale che restò impassibile come se a sfiorarla fosse stato l’alito del vento.
«Un giorno», disse l’uomo respirando profondamente, «un giorno ho compreso che la mia situazione era mutata. Forse le mucche volevano dirmi qualcosa?»
«Le mucche?»
«È una domanda».
«Cosa spaventò sua moglie?» gli chiesi, rendendomi conto troppo tardi di essere stato forse inopportuno.
«Non me l’ha mai detto. Non ne abbiamo mai parlato. C’è mancato il tempo».
Non sapevo cosa pensare. L’uomo e la mucca continuavano a guardarsi, immobili come in una fotografia. Decisi di andarmene.
«Lei non sente nulla?», disse all’improvviso l’uomo voltandosi verso di me.
«Cosa dovrei sentire?» domandai.
«Nulla. Lo immaginavo».
L’uomo tornò a fissare la mucca.
E fu tutto.
M’incamminai verso il sentiero e ripresi la mia strada. Mentre mi allontanavo non riuscivo a non voltarmi, di tanto in tanto, per vedere se l’uomo e la mucca fossero ancora lì. Non sapevo cosa pensare. Ero quasi in cima quando mi voltai ancora. L’uomo non c’era più e la mucca, correndo, stava abbandonando il pascolo terrorizzata.
L’uomo rientrò in casa e si tolse il cappello. Prese un fazzoletto e si pulì le lenti degli occhiali, li indossò di nuovo e aprì la botola della cantina. Scese giù, aprì una vetrinetta e tolse un fucile. Lo appoggiò sul tavolo.
Si sedette.
E si mise in silenzio.
Ad ascoltare.