Terrorismo, vivisezione e post-11 settembre: sono i temi de La scimmia, il romanzo di fantascienza (definizione dell’autore) che Francesco Cortonesi sta scrivendo per Verde. Oggi leggiamo la quinta parte del secondo capitolo (il primo capitolo è qui).
Illustrazione di DeadTamag0tchi (Horizon of past).
Applewhite accende la luce e spegne il proiettore. Si siede sulla scrivania. Per la prima volta ti accorgi di quanto sia bianca la pelle del suo viso, levigata come se fosse ricoperta da uno strato di cera. Bianca come se davvero Marshall Applewhite fosse appena tornato dall’aldilà per insegnare meditazione trascendentale nella Torre Sud. Un Marshall Applewithe è infatti morto nel marzo del 1997 insieme a 38 membri della sua setta, nel delirante tentativo di raggiungere una presunta astronave nascosta dietro la cometa Hale Bopp. L’uomo che hai di fronte si considera la reincarnazione di quel Marshall Applewhite e ritiene che l’idea di raggiungere l’astronave fosse sconsiderata ma non ideologicamente sbagliata; la meditazione trascendentale, sostiene, è in grado di far conoscere a chiunque i segreti dell’universo e di svelare l’unica Verità in grado di salvare l’umanità dall’estinzione.
Lo hai conosciuto quando, dopo aver ucciso l’uomo sbagliato, hai iniziato a soffrire di improvvisi black out della memoria. Lo hai incontrato la prima volta quando ti sei iscritto alla palestra del ventiquattresimo piano. All’epoca credevi che muoverti di continuo fosse sufficiente a venirne fuori. Credevi che sollevare pesi, correre su un tapis roulant e fare piegamenti fosse un buon sistema per evitare i black out. Presto hai capito che ti stavi sbagliando.
Ami la storia. Soprattutto la storia del Terzo Reich. Prima di diventare agente di sicurezza volevi fare l’insegnante. Hai cambiato idea dopo aver compreso che il qui e ora aveva divorato il c’era un volta, e che la storia non ha più nulla da offrire a un mondo che si alimenta esclusivamente di news. Soffrire di questi improvvisi black out è invalidante: qualsiasi cosa tu faccia, non sai se sarai in grado di portarla a termine. I tuoi ex colleghi credevano che potessi addormentarti all’improvviso, per questo hai deciso di licenziarti. In realtà questa cosa accade piuttosto di rado. Hai deciso di lasciare il lavoro di agente di sicurezza delle Torri perché ti sei accorto che rischiavi di fare errori anche mentre facevi le cose più semplici.
Uno degli effetti peggiori dei tuoi black out sono gli incubi in stato di veglia. Durano soltanto qualche secondo ma sono sempre in agguato. Non esiste un preallarme e solo raramente il sogno è talmente rapido da impedirti di distinguere il vero dal falso. A proposito di sogni: non ne hai uno ricorrente, ma ti è capitato più volte di avere incubi. Hai paura di morire esattamente quanto hai paura di vivere. Poi di colpo apri gli occhi e il mondo che hai lasciato è lì ad aspettarti senza essersi mai spento e senza alcun compromesso.