CASUAL FRIDAY #22: WE LOVE OUR AUDIENCE!

Amiche e amici, ormai lo sapete, Casual Friday (ora anche su Facebook) è la “rubrica di Verde nata per promuovere un nuovo reading code. Ogni settimana un racconto inedito di un autore diverso che cercherà di farvi ridere, divertirvi o semplicemente imbarazzarvi.” Sono passati sei mesi dal giorno in cui abbiamo inaugurato questa rubrica: da allora, in ventidue settimane, Casual Friday è diventato l’appuntamento più atteso e apprezzato di questo nostro piccolo blog. La ragione di questo successo? Una sola: voi, i lettori meravigliosi di Verde. Per questo abbiamo deciso di pubblicare una ricca, seppure minima, selezione di lettere e commenti ricevuti in redazione, la testimonianza più vivida e sincera dell’idilliaco rapporto e del solido filo diretto tra noi e voi. È venerdì, rilassiamoci!
Illustrazione di
Red Tweny (An incurable disease, 50x70cm, inchiostro su carta, 2011).

“Davvero un bel blogghino di raccontini e belle paginette. Ne leggerò qualcuna, prima o poi.”

Come sta l’editoria indipendente stanotte?
Stanotte, sì. Sono le quattro di una notte (o dovrei dire “mattino”?;)) oscura e da tregenda, il vento suffla sulle paratie scoscese di un cantiere abbandonato (è nella mia mente?) condannato all’incompiutezza da esseri umani irrisolti (o dovrei dire “difettati”?;)) che non sanno più amare, desiderare, aspirare, ambire, in una parola: vivere ed essere. È venerdì notte e nel mio consueto e ramingo vagare virtuale, anima in pena e solitaria ma mai doma o arresa, mi sono imbattuto in Un giorno ideale per i pescicapra. Che titolo, signori, e che racconto! Non lo nego, perché ho scoperto e imparato sulla mia pelle che l’autoinganno è l’anticamera della spoliazione dello spirito, che ho dovuto cercare online (o dovrei dire “googolare”?;)) il significato di questa affabulante e immaginifica parola: “Pescicapra”. Quale balsamo per le mie orecchie ferite – eppure, vi rassicuro, cicatrizzate – dalla bruttura oscena di un mondo che ha smesso di credere in “giorni ideali” (;)), quale insperato bocchino (eh eh eh eh, cara redazione, so che non c’è bisogno di chiarificare perché siete uomini di lettere e di musica) intarsiato ad arte per le mie fameliche trombe (;)) di Eustachio “padiglionate” nell’estasi di una epifania che non trova pari nemmeno nel ricordo giovanile della bellezza del Golfo di Corfù (o dovrei dire “il paradiso “””verde””” dello Ionio”? :;)) o nei tuffi di bambino senza un domani nei fondali della mia indimenticata Santa Marinella. [….]

Ho 48 anni, cara redazione, e da sei mesi ho deciso che la vita è “adesso” (;)), non domani, non ieri, né questa mattina, ma nelle lunghe notti sacrificate sull’altare della nostra amata scrittura, alla quale noi anime in pena e solitarie, ma mai dome o arrese, siamo consacrati. Anime belle senza lacci e lacciuoli, anime care come me, come voi e come i miei giovani coinquilini, tutti studenti fuorisede di quel “reame della creatività” che è la mia amata e indimenticata Università La Sapienza di Roma, talenti freschissimi (o dovrei dire “belle speranze”? ;)) che hanno saputo accogliermi a braccia aperte abbattendo gli steccati borghesi e puritani della età, del censo, del sesso, finanche dei Campanili, “arietando” quelle porte (o dovrei dire “The Doors”? ;)) della percezione che talvolta si infrangono sulle nostre narici da segugi pronte a “snasare” la bellezza lancinante, ma bellezza, incistata nei meandri oscuri della verità […]

48 anni, signori, non lo nego, e da sei mesi ho ricominciato a vivere, e da sei mesi, tra nottate “sbarazzine” con i miei giovani coinquilini (o dovrei dire “fratelli”? ;)) – chitarre classiche e bonghetti d’ordinanza, “cannette” sguainate, un buon vino “allegro” e tanta voglia di “sentire” – e mattinate di meditazione in “angover”, ho scoperto che la mia vocazione è anche la mia dimensione ideale: la scrittura libera e senza compromessi, la congrega sotterranea (o dovrei dire “underground”? 😉 di intelligenze nuove e fresche, in una parola: l’editoria indipendente.
Ma come sta, cara redazione, l’editoria indipendente stanotte?
A leggere la vostra coraggiosa e spregiudicata rivista (o dovrei dire “blog”? ;)) direi: “alla grande!” ;).

Alessio Posar. Che nome speziato di fascino e mistero, e che penna ragazzi, che penna! Quali finezze e quali sofisticate allegorie è capace di donare a noi smarriti ma attenti lettori che brancolano nel buio di certe notti dure, codarde e solitarie. E Filippo Santaniello allora? Ne vogliamo parlare? Ma certo, parliamone, un nome divinatorio che magie di sentimenti rimescola abilmente tra parole spietate, a volte “violente” ma sempre oneste e puntuali: ho letto Settembre, cara redazione, e devo ammettere che una lagrima amara ha solcato le mie gote, ma era una lagrima di entusiasmo e di nostalgia per tanta energia che da tempo pensavo svanita da questo piccolo borgo solitario che è il mondo che abitiamo. Come sta allora, vi domando amici miei cari, l’editoria indipendente stanotte? È sintonizzata con i nostri cuori, con i nostri scontenti e le nostre anime inquiete? […]

Ho deciso di inviarvi un piccolo “scritto” (o dovrei dire “raccontino?” ;)), perché in questa notte fredda ma di speranza il desiderio di unirmi a voi, e trovare finalmente – dopo questi ultimi sei mesi rudi ma necessari, sei mesi di dolore e fantasia, sei mesi lontano da mia moglie, dalle mie bambine, senza lavoro – “un senso a questa storia” (:;)) (ma che dico “un” senso: “il” senso di tutto ;)), è palpitante come non mai.

Vi manderò presto, cara redazione, questo raccontino “Casual” nella speranza che si adatti ai vostri (o dovrei dire “nostri”? ;)) “Friday leopardiani”, a patto che mi rispondiate con chiarezza e senza infingimenti alla domanda che vi pongo umilmente e speranzoso: come sta l’editoria indipendente stanotte?”
Gentile lettore,
ci scusi tanto, ma che cazzo ne sappiamo noi?
Cordialità.

“Ciao Ragazzi! Ho scoperto il vostro blog nel web e devo dire che è molto interessante. Mi piacerebbe collaborare con voi, come faccio? Il mio genere è il fantasy (ho appena scritto un romanzo che stamperò l’anno prossimo, è il primo di una saga di tre volumi che rivisitano Beowulf in chiave più moderna e personale, se siete interessati a leggerlo ve lo posso mandare anche in anteprima, altrimenti lo troverete su Amazon ihih) e dato che nella sezione contatti c’è scritto che accettate anche poesie, vorrei mandarvene una per farvi un’idea del mio universo, diciamo di genere poesia-darkfantasy (sì, scrivo anche poesie! Non so se esista il genere in effetti, ihih, ma è una definizione che mi sono dato io). Si chiama Le ceneri di Grendel (sarebbe l’introduzione al primo capitolo del mio romanzo, tra l’altro, anche se sono ancora indeciso sul metterla o meno).
Fatemi sapere se può andare per la vostra rivista, attendo con ansia una vostra risposta!”

“Ciao, ho letto tutti i racconti di Luca Carelli, carini, ma volevo segnalare all’autore che le parole arancia, bertuccia, bisaccia, boccia, buccia, caccia, doccia, faccia, guancia, lancia, minaccia, orgia, pancia, pelliccia, pronuncia, quercia, rinuncia, roccia, sconcia, selvaggia, spiaggia, torcia, traccia al plurale perdono la i (salvi questo link nei segnalibri, è semplice). Inoltre, non credo che cadensico, bolbone, cavalenico e abbecceddone (per elencarne alcuni) siano aggettivi. Cioè non credo proprio che siano parole italiane, esistenti almeno.”

“Noto con piacere (AH AH AH) che Andrea Frau ha ricominciato a “scrivere“. Bene bene bene, fatemi dire soltanto una cosa a questo scribacchino “radicale” (toccato un nervo scoperto, eh Frau?) dei miei stivali: 1981, finto sciopero della fame, villaggio turistico ValTour Zanzibar, sequestro Cirillo, Clemente Mastella”.

“Al giovane Francesco Quaranta voglio dire solo una cosa: Levitico 15:2

“I N C R E D I B I L E !!! Ho scoperto finalmente quello che usano Belen!!! Ho perso 40 Kilogrammy in 5gg! SE 6 INTERESSATA entra nel mio profilo in bakeka e in + non dymenticare! IN PROMOZIONE a 0,99 € nei due giorni 12-13-14 dicembre nei principali store online, Amazon compreso, l’ebook Dimagrimiento. Spero ne approfittiate e vi auguro, SEMMAI, una buona lettura!
Bella pagina btw :D”

“Non ci siamo, non ci siamo per niente, immagino che presi come siete da Candy Crash o dalle stanche diatribe provinciali della radical kitch editoria romanocentrica non avete il tempo di informarvi su cuiscqilie marginali come la guerra nei Balcani. Franco Sardo accetta un consiglio, non fare lo Splent, trovati un lavoro, sei ancora in tempo, lascia perdere tutta questa poltiglia filoalbanese che ti hanno insegnato a scuola e con cui ti trastulli. SVEGLIA!!11!”

“Scusate ma sul vostro sito c’è scritto che entro un mese rispondete… e allora il mio racconto fantasy? Non l’avete ancora letto? Se non ve ne fregava un cazzo potevate anche dirmelo subito, più che altro mi avete fatto perdere tempo e soldi, dato che più di un editore era interessato a pubblicarmelo su un’antologia. Non state lì a fare tanto gli amici quando poi della gente che vi scrive non ve ne frega un cazzo e pubblicate le cagate di Paolo Gamerro, Andrea Frau e Filippo Santaniello (che bella la loro roba, sì certo… mai letto storie più vomitevoli) e della vostra cerchia, fate proprio la figura di quattro stronzi da Italietta di merda. Quindi io cosa faccio adesso con il mio racconto? E il tempo e i soldi che ho perso? Che cosa dico alle case editrici?
Prima di tutto il rispetto, rispetto nei confronti di chi vi manda materiale, rispetto nei confronti di chi legge (perché la vostra non è letteratura, è pattume, cari miei), rispetto nei confronti di chi spende tempo e soldi per cagarvi mentre voi nemmeno vi degnate di rispondere a una mail. Merde.”

“Alessio P. ti ho visto ceh ti sistemavi i capelli nello specchietto di una Panda Blu parcheggiata in via Caetani. La tua vanità nella vita di tutti i giorni e nella scrittura mi intriga ma sarà la tua rovina.”

“Noto con estremo piacere che il viscidume serpeggiante rigurgitato da centri sociali e circoletti vari si riunisce con estrema innocenza su queste pagine, bravi bravi continuate ad chinare la testa sui vostri foglietti e insozzare di inchiostro digitale la memoria, l’etere e la cultura… Avanti, avanti, su… Riunitevi in un solo posto tutti quanti…”

“Che tenero Andrea Frau, ci crede davvero.” #escile #maleidee

“Spett. dott. D’antuono,
una volta, sulle riviste, si pubblicavano racconti importanti, che riguardavano da vicino il mondo e le persone e le trasformazioni dell’Italia nostra senza che gli scrittori si rifugiassero in quello che voi, a quanto pare, credete essere un piccolo e tenere alveo di orrore in realtà innocuo, perché appunto non riguarda la vita reale: i vostri scrittori (il mio consiglio è di affidarsi a voci più giovani, ma che guardino indietro con rispetto alla tradizione di Moravia, Arbasino, Calvino e, perché no, Manzoni, che rimane il maestro indiscusso della padronanza della lingua più bella e musicale e melodiosa del mondo che è il nostro italiano) sembrano volere per forza rovinare quel poco di decente che scrivono, infilandoci morti viventi, vampire, liquido seminale, seni e natiche che non si vedevano nemmeno durante il papato Borgia, malattie mentali e personaggi inventati, attrice del cinema pornografico e amenità varie. E allora io dico a questi scrittori di andare per strada e guardare come vivono i nostri poveri italiani, di raccontare la loro grama vita, l’unica cosa che importa e che uno scrittore con la S maiuscola deve voler raccontare, affinché l’Italia torni ad avere nella cultura il posto che Le spetta.”
Dott. Flamberto D’Aquisgranchi
Ill.mo dott. D’Aquisgranchi,
anche la A di D’Antuono è maiuscola.
Cordialità.

“Ci si rivede Tabagista… O dovrei dire Andrea Frau, perché so il tuo nome, caro mio.
Sono Jake La Furia, e tu sei come il tavernello: migliori invecchiando. Ti credi tanto originale ma scrivi solo accozzaglie di citazioni, collage di banalità con uno stile da telegramma.
Tu non dovresti scrivere, dovresti leggere, e tanto. Ho molti amici nell’editoria e tra i critici insulari ma, mi dispiace dirtelo, non entrerai mai nel mio gruppo Scrittori Sardi.
Chiedo scusa agli amministratori per il tono, apprezzo tutti gli scrittori che pubblicate, tranne quest’impostore.”

“Salve a tutti il 14 dicembre a San Bullonio Terme si terrà un pregevole salotto letterario tra autori, scrittori e lettori al Teatro Alberto Sola a partire dalle 16.30 fino le 8 pm. Entrata 5€ a testa (devoluti alle cure per l’editoria).
Se qualche editore vuole partecipare al salotto letterario, parlando dell’editoria d’oggi, del fatto che è tutto un magnamagna, che i lettori se ci sono si nascondono bene ed altro, è ben accetto. Chiunque.
apologiepergioco@gmail.com”

“Filippo basta mettermi in ognuno dei tuoi racconti! BASTA CAPITO?! Pensi che non ti sgami e invece lo capisco che ti riferisci sempre a me! BASTA! Lo so che non ti è andata mai giù che per scopare ti facevo indossare la maschera di Ctuhlhu e mi hai lasciata! Se vuoi dirmi qualcosa dimmela in faccia perché io non posso sopportare questa tensione, mi sento osservata, violata, smettila di spiarmi e di scrivere di me!
p.s. Ho cambiato numero”

“Santaniello sei molto bello. vorrei recitare nei tuoi corti. so fare il rumore della caffettiera. tengo il respiro sott’acqua anche 3 minuti.”

“Che cazzo vuol dire Casual Friday?! Cioè mo’ me lo spiegate! A questo punto facciamo pure il venerdì pesce, no? Il venerdì si fa come si pare! Scommetto che l’avete inventato a culo, da strafatti, perché siete tutti così voi intellettualoni letterati eh, tutti strafatti, quando non culi direttamente. Casual Friday di ‘sta minchia, perché allora non il Giovedì Severo, dove si rinfacciano le cose agli altri? Lo istituisco io! Primo numero: fate cacare!”

“Io non credo che una persona che ha la fortuna di chiamarsi Santaniello deve scrivere cose così. Se voi che dite di essere scrittori non lo sapete (E NON LO SAPETE!!!!!!), Santaniello significa agnello santo.
L’agnello santo è gesù che toglie i peccati del mondo, voi miscredenti analfabeti e tu filippo sei proprio uno che ama i cavalli. Ami i cavalli lo sapevi?! E’ ovvio che non la sapevi. se lo sapevi scrivevi cose migliori di marta si rompe l’imene che proprio si vede che non hai studiato perchè dici che Edward è un vampiro mentre se studiavi lo sapevi che i vampiri veri non sono così che si fanno i poter per le ragazzine. E anche il vampiro del racconto non è un vero vampiro perchè di sicuro non si mette a dire tutte quelle robe e non si maturba su una ragazza i vampiri sono romantici hai capito?! Santaniello studia e va in chiesa!!!!”

“So che Carelli non è uno degli scissionisti del Casual Friday (ma scissionisti in che senso? E Casual Friday che vuol dire?), ma mi rivolgo lo stesso a lui perché ho fatto delle ricerche online e non ho trovato nulla sul suo conto. Non c’è alcun Luca Carelli condannato nel 1986 per banda armata e terrorismo (ma non ho controllato nel casellario dei sex offenders), e dei due famigerati romanzetti gialli neanche l’ombra. Spiace dirlo ma a questo punto sono abbastanza sicuro che dietro Luca Carelli si nasconda Paolo Gamerro. Dieci anni fa scrivevamo insieme in un blog (il MIO blog), Penne putride e limoni nazi, ed è lì che Gamerro ha LETTO Pongo, Gioia, Sonia SS, e Fame. Sì, LETTO, perché SONO TUTTI RACCONTI CHE HO SCRITTO IO (a quanto pare non ha cambiato nemmeno i titoli, complimenti). All’epoca Gamerro si dilettava con i versi. Un esempio?: Le arancie e le minaccie non mi piaciono/preferisco le boccie e i limoni/xchè le pioggie selvaggie/loggie massoniche sulle faccie delle bertuccie che incontro/mi ricordano i carceri//. E ho detto tutto. Unite voi i puntini del caso.
p.s. non finisce qui.
p.s 2 il blog purtroppo non è più online, Splinder ha cancellato tutto.
p.s 3 I Lagwagon fanno cagare.”

“Il Gamerro mi ha promesso che le mie illustrazioni sarebbero finite su Verde. Mi ha fatto fare (e si è fatto fare) delle cose in cambio. (voleva farlo con un costume da volpino). Poi è sparito!”

“QUESTA STORIA DEVE FINIRE!
Il Gamerro, quell’uomo metà uomo e metà merda senza cuore, ma molto più merda senza cuore che uomo, deve essere eliminato, cancellato da Verde, cancellato dal mondo per sempre; questa rivista, che utilizza squallidamente Il nome affabulante da amanti della natura per introdursi come un cavallo di troia nelle nostre case Vegan, ci spinge a leggere queste righe maledette e sciagurate, come il serpente nel giardino dell’Eden ci porta al più squallido ed irreparabile dei peccati.

È successo di nuovo con quell’horror squallido e privo di morale e pietà di Bresaola, con cui Gamerro compie un’operazione criminale che dovrebbe essere punita dopo esser letta, IN UN PAESE CIVILE, come reato costituzionale. Ma chi è in un paese civile scagli la prima pietra!

Prima il Gamerro compie una captatio benevolentiae nei confronti del lettore peccatore onnivoro che si uccide da solo mangiando carne descrivendo un tipo, attenzione ragazzi, sentite questa che spassosa!, un tipo vestito figo, che teoricamente DOVREBBE ESSERE SUPERIORE ad un povero vecchio innocente che, si legge tra le righe, è di certo e senza alcun beneficio di dubbio uno di noi, un vegan: l’operazione che Gamerro compie è chiaramente quella della ridicolizzazione per contrasto, e facendo apparire l’onnivoro malato con parole colorate tende poi, con l’utilizzo di aggettivi monocorde per il vecchio, ad aumentare il contrasto cromatico tra i due, facendo di fatto un atto di violenza nei confronti dell’unico innocente all’interno della locomotiva! Una vergogna.

A un certo punto la violenza diventa diabolicamente fisica: non solo il secondo livello consapevole di lettura è chiaramente un riferimento al modello emblematico del super-onnivoro che schiaccia ogni cosa senza rispetto (quando senza scrupolo compie una violenza inaudita sul povero vecchio vegan COSPARGENDOLO A SUA INSAPUTA DI PEZZI DI CADAVERE, in una scena che è una delle peggiori e più squallide di tutto il panorama horror di sempre) ma il successivo ritrovamento del biglietto implica, nell’universo simbolico dello scrittore, che mangiare i cadaveri è il più grande dei beni, perché ti consente di fare tutto, di VINCERE: un inno al fascismo, ai regimi dittatoriali, ai campi di concentramento, un inno che è l’apologia alla nascita di una nazione, una nazione in cui chi mangia carne schiaccia irrimediabilmente gli altri, e nella carne trova la sua moneta, tanto che è immune dalle pene della legge universale perché è come se l’autore ci suggerisse che non c’è pena per un ASSASSINO DI MERDA che riesce sempre a cavarsela e trovare il biglietto, e vaffanculo al mondo, tornando poi a fare i suoi PORCI COMODI all’infinito, come una macchinetta senza cuore e senza cervello (ma che morirà presto! E di cancro! E DOLOROSAMENTE! Ah se morirà! cfr. OMS). E vogliamo parlare delle scelte linguistiche e di vocabolario, sempre tematicamente orribili, così carnulente, così corporali, per nulla metafisiche? E della paratassi utilizzata così di frequente (e che denota di certo l’inizio del declino cerebrale del Gamerro che, causa cancro incipiente, non riesce più ad utilizzare, come vuole la scienza, QUELLA VERA, le subordinate)?

Amici! L’unica cosa da fare è prendere questo testo come imput, come omicidio efferrato da Gavrilo Princip, come SCINTILLA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO. E questo manifesto come inizio DI UN NUOVO MONDO, di una RIVOLUZIONE che compiremo ANCHE appropriandoci di questo mezzo di PROPAGANDA POLITICA INFAME che è Verde Rivista, questi dementi che pensano di sfotterci, dobbiamo APPROPRIARCI DI LORO per poter cominciare a cambiare i meccanismi DA DENTRO e SPERARE NELLA REALIZZAZIONE DI UN MONDO MIGLIORE.
Non riesco neanche a nominare il nome del racconto di Gamerro, tanto mi fa male. Questa storia deve finire. Vanno fermati. ADESSO!”
Gentile lettore,
d’accordo con lei su tutto, meno che su un punto: che quelli di Gamerro possano essere definiti racconti ci sembra francamente un’enormità.
Cordialità.

“Nel Casual Friday 20 avete dimenticato di mettere il racconto.”
Anche nel #22.

 

 

Redazione

 

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