
Verde 19, dicembre 2013 (in copertina: Rocco Lombardi, Una piccola bestia in una pozzanghera d’acqua)
Jesus Adentro vive a Roma, a malapena. È impegnato in progetti musicali (qualcuno l’ha visto pestare con gli Addio) e di autoproduzione (le Suicide autoproduzioni, spaccio di cassette, riviste – tra cui Verde – fanzine, tra cui la sua personale Disperazione). Jesus Adentro è una surreale proiezione della mente.
Il racconto Novanta è apparso per la prima volta in Verde 19 (dicembre 2013, copertina e illustrazioni di Rocco Lombardi). Nello stesso numero c’erano Luca Piccolino, Alda Teodorani, S.H. Palmer, Vinicio Motta, Francesco Cortonesi, Simone Lucciola, Luca Carelli.
Anna è stesa sul letto. Dorme da ore, nel buio pesto della notte che avvolge il suo sogno.
Immagini sfocate, indefinite, poi un volto prende forma. Un uomo anziano le si avvicina, i tratti raggrinziti dall’età, e le porge un diadema d’oro.
«È per te, Anna. Sei stata un esempio di moralità per quelli del gruppo. Agli incontri clandestini ancora ne parliamo. Andartene perché non volevi che anche gli altri venissero scoperti è stata una scelta davvero etica».
«Grazie, ma perché sei così vecchio? Nella realtà hai solo trent’anni…»
«Anche tu sei come me».
Anna si specchia negli occhi dell’anziano e si vede più vecchia di sessanta anni.
Riceve il diadema e nelle sue perle vede le immagini minuscole delle migliaia di persone che ha conosciuto da quando è nata.
Un esempio di moralità.
Anna ripensa al piano architettato per uscire dal gruppo, che le ha permesso di ingannare persino Elisa, la fondatrice; poi, con la più artata delle sue espressioni, bacia l’anziano.
È Marco.
Sudore e brividi, istantanee mentali oscurate dal nero della notte attorno a lui, e un incubo orrendo. Marco chiude la porta d’ingresso della sala riunioni, un seminterrato malmesso e buio dove si svolgono gli incontri clandestini. Tre persone, avvolte nella penombra di una serata di settembre, lo salutano calorosamente.
«Una rivoluzione intellettuale, Marco, basta con i sabotaggi e l’azione diretta, non portano da nessuna parte», dice Elisa.
«Antisessismo, antifascismo, antispecismo, non so, oramai mi sembrano solo retorica…» dice Anna.
Marco osserva intensamente il terzo del gruppo, che annuisce. All’improvviso tira fuori dallo zaino una pistola – una Beretta 90two – e spara: prima a Elisa, poi Anna, quindi le tramortisce a pugni e le imbavaglia. Imbrattandosi di sangue e sudore, violenta brutalmente le due ragazze semincoscienti, quasi morte. Il terzo osserva in silenzio. Marco completa l’opera e fissa il ragazzo negli occhi. È Jonathan, che si avvicina al cadavere di Elisa, tira fuori un piccolo diadema di plastica da un sacchetto e lo appoggia sulla testa della ragazza.
Immagini veloci scorrono sui bulbi oculari di Jonathan a notte fonda. 1990. Tutti e tre, bambini, in un prato sterminato nella calura estiva.
«Dammi un bacetto, Marco».
«Sì, Jonathan», risponde Marco, «ma voglio un bacetto anche da te, Anna. Anna vieni qui!»
«Eccomi!» grida Anna, raggiungendo di corsa gli amici.
In un attimo il cielo si scurisce. Jonathan è scosso da un brivido, alza lo sguardo e fissa pietrificato un enorme oggetto sospeso nel cielo.
«Aiuto, aiuto!»
«Che succede Jonathan?»
«Non… non lo vedete anche voi? Lassù!»
«No. Non vedo niente. E neanche tu vedrai più nulla, quando ti fisserò negli occhi e incoronerai il cadavere del tuo creatore».
Jonathan distoglie lo sguardo da Marco e Anna e scappa via.
Nel cielo un enorme diadema riflette nelle sue perle le immagini di tutti i bambini che Jonathan conosce. Tra questi, ce n’è una che lo osserva intensamente.
Elisa come sempre non ricorda cosa ha sognato. Si alza dal letto nel pieno della notte e va in bagno. Apre l’armadietto dei medicinali e prende il Lexotan. Nello specchio appare la sala riunioni, e dentro c’è solo lei, che da tre mesi precisi sogna di svegliarsi e andare in bagno guardandosi allo specchio, dove ci sono Anna, Marco e Jonathan, il suo gruppo clandestino: inebetiti – in attesa di un’anima dal loro creatore – disertano per sempre la sala riunioni, a causa del fallimento di quel che Elisa ha plasmato; poi compare un enorme diadema d’oro, che riflette nelle sue perle l’immagine di tutti gli uomini che, in un vortice di strepiti e grida, urlano senza requie Dio è salvezza.
Elisa si sveglia. Apre la finestra del bagno, volge lo sguardo al cielo e si butta dal nono piano. La notte primordiale è lì ad accoglierla nel suo delirio onirico.