MARACHELLE

marachelle

Santamerro’s alla riscossa…

Marachelle è “una raccolta di racconti grotteschi e spietati. Marachelle è uno scherzo di due autori, Paolo Gamerro e Filippo Santaniello, due menti che assomigliano molto a due pallottole vaganti. Marachelle spazia dalla commedia all’italiana agli slasher movie, dall’alcol agli psicofarmaci, in un dialogo da Roma a Milano. Marachelle fonde immaginario pop e cultura underground in quello stesso unico viscido blob nel quale stiamo tutti affogando. Marachelle ha l’oro in bocca.”
L’antologia esce domani in ebook per Il Menocchio. Proponiamo oggi in anteprima gli incipit dei sei racconti. Viva Marachelle, viva i Santamerro’s!

Non ti passa più (Paolo Gamerro)

Non ti passa più qui, tra i libri.
I libri, sempre i libri, tutti i giorni. Metto a posto libri, metto i libri sul carrello, sugli scaffali, li rimetto sul carrello, vado a prendere i libri su, li porto giù, metto i libri di nuovo al loro posto. Libri e polvere tutta la vita, polvere e libri: bisogna sempre pulire i libri dalla polvere, tenere il magazzino in ordine, tenere gli scaffali in ordine – niente foglietti, niente cartacce… niente. Tutto il giorno così: da vent’anni tengo pulito il magazzino e i libri e pulisco i libri e metto i libri sugli scaffali.

Prima però era diverso. Intendo quando Priscilla era viva: era tutta un’altra cosa, perché andavo a casa e stavamo insieme, andavamo fuori, ci divertivamo, e lei era affettuosa, le dicevo che la amavo, glielo dicevo al parco, sulle panchine, avvolti dal sole rosso e caldo di fine primavera. Poi però è morta e ora non mi passa più qui, tra i libri. Sempre libri, tutto il giorno. Li pulisco li porto sul carrello li metto sugli scaffali e poi qui c’è sempre polvere e io mi sporco, bisogna pulire i libri e poi mi pulisco anche io, mi lavo le mani con l’acqua fredda mentre fisso i miei occhi allo specchio, occhi tristi perché sanno che ancora per un bel pezzo ci saranno libri da mettere a posto.

Brandelli for you (Filippo Santaniello)

Quando Leatherface si alzò dalla sedia sbloccando il grilletto di accelerazione della motosega Alpina P34 quelli dietro di lui non videro più un cazzo. Ci fu uno scoppio e Michael Myers bloccò l’uscita della sala con la spranga.
Vvvvrrrooommm!
Leatherface sollevò la motosega sulla testa avvolta dal fumo bluastro del tubo di scarico. Puzza di carburante invase la sala di proiezione del Circolo degli Artisti, qualcuno iniziò a tossire e i giurati del Krepuscolo Horror Festival, la crème de la crème del cinema horror italiano, si irrigidirono per lo spavento.

Sergio Stiletti per poco non si strozzò bevendo dal bicchiere di plastica mentre Federico Zabaglione e Antonio Dentoni, superato l’effetto sorpresa, sghignazzarono divertiti dalla trovata degli organizzatori. L’unico ad alzarsi in piedi realmente impaurito fu Ruggero Iodato, il primo a cui Leatherface, con disinvoltura, tranciò la testa.

Lo skinhead, il gattino e il poliziotto (Paolo Gamerro)

Skinhead Gino l’ha quasi sfangata: tra poche centinaia di metri sarà a casa sano e salvo, rannicchiato sotto il piumone. La testa però gli gira ancora come un ottovolante, forse è meglio farsi una bella tisana alle erbe prima di mettersi a letto, giusto per togliersi quella sensazione di sbocco dovuta alla storta clamorosa che si è appena preso. Cinque Tennent’s Super e sei amari sei, nel giro di un’ora e mezza, sono roba da coma etilico. E pensare che questa sera lui manco ci voleva uscire, coi boys, ma Skinhead Riccardino festeggiava gli anni al Bar Adua e non andare alla sua festa di compleanno faceva brutto.

«Mi bevo solo una birretta, però, ché domani mi devo alzare alle sette per accompagnare mia mamma in ospedale…» ha detto Gino ai ragazzi, circa due ore fa, prima di sfondarsi di birra come se non ci fosse un domani. Si sa: quando si esce con gli amici della curva due litri di alcol sono normale amministrazione. Lui ha anche tentato di andarci piano, ma Ciccio Skin, Junior, Skinhead Dan e Riccardino si facevano pinte su pinte, e stare a guardare a bocca asciutta era un pacco.

«Ma sì, che cazzo c’hai da fare domani?, porti la vecchia all’ospedale e poi dormi tutto il giorno!» lo fomentava Riccardino, centoventi kili di naziskin, con tanto di coppola, maglioncino Fred Perry, jeans attillati e Doc basse, rigorosamente nere. «E dai, Gino! Fatti un altro giro, che abbiamo anche vinto il derby contro il Legnano!» insisteva Ciccio Skin, sputazzandogli addosso birra e saliva, che in pieno mood da sbronza da manuale continuava a trangugiare Slalom e a cantare vecchie canzoni degli A.D.L. 122.
Con una compagnia così rimanere sobri è impossibile, poi se smetti di bere coi fratelli della curva non sei un vero uomo, boia chi molla!

Ha mangiato Renato? (Filippo Santaniello)

Devo ucciderlo Renato non sarà l’unico a rimetterci la pelle.
Dato che gli hanno amputato tre centimetri di coda dopo che era andata in necrosi durante una muta, non posso nemmeno sostituirlo con un altro, ammesso che lo trovi della stessa misura e colore di sabato 10 agosto.

Si schiatta di caldo e ho i polsi indolenziti mentre nella vasca da bagno i suoi occhietti m’implorano di risparmiarlo. Sembra Mortino di Madagascar. Ci manca solo che faccia il labbruccio.
Intanto continuano ad arrivarmi whatsapp a valanga. Se non rispondo che è tutto a posto, quello prende il primo aereo e viene ad appendermi per le palle al davanzale.
Okay, concentrazione e sangue freddo.
Adesso l’ammazzo.
Chiudo gli occhi e conto fino a tre.
Uno…
Due…

Tre ore prima.
Martina sta scrivendo un messaggio…
Martina Curci (18:09): Guido ce l’hai tu la stuoia di paglia da mettere davanti alla tenda?
Guido Balestra (18:10): mmm…no.
Martina Curci (18:10): come no! l’hai usata te l’ultima volta che sei andato a Villa Ada.
Guido Balestra (18:10): poi te l’ho ridata.
Martina Curci (18:10): no che non me l’hai ridata.
Guido Balestra (18:11): sicura?
Martina Curci (18:11): sicurissima.
Guido Balestra (18:15): io non la trovo…
Martina Curci (18:15): bravo! te la sei fatta fregare da quei fattoni degli amici tuoi.
Guido Balestra (18:15): e daine compriamo un’altra in Sardegna.
Martina Curci (18:16): quella l’ho presa alla Decathlon! secondo te a Olbia ci sta la Decathlon? dobbiamo essere al porto un’ora prima. a che ora mi passi a prendere?
Martina Curci (18:18): Guido…
Martina Curci (18:23): alloraaa?
Martina Curci (18:28): che cazzo fai?!

Leggevo il messaggio di Vittorio Marani.
Ha mangiato Renato?

Le cose che succedono (Paolo Gamerro)

Cominci con una pastiglia di Lendormin tutte le sere, dici che sarà soltanto per un periodo di tempo, ti convinci che non ti darà dipendenza, è che ti senti stressato per la tesi, non riesci ad addormentarti e hai bisogno di sonno per stare lucido la mattina. Scrivi tutti i giorni: mattina, pomeriggio, sera. Mandi mail al professor Canziani ma lui non ti risponde sempre e la cosa ti crea altra ansia, vai a ricevimento, vi chiarite, torni a casa e scrivi ancora, oppure lo fai in aula studio, stai lì da quando apre fino a chiusura, una pausa pranzo di mezz’ora, due telefonate alla tua ragazza e tante sigarette, troppe. Hai un fastidioso mal di testa costante e la cervicale, mancano tre mesi alla consegna e spesso eccedi con l’alcol. Ti rilassa, dici, è tutta colpa dell’ansia, è un periodo così ma passerà. Una pastiglia a sera di Lendormin si trasforma in una pastiglia e mezzo, tanto non cambia niente, un paio di mesi e l’incubo finisce, mandi mail a Canziani, continui a scrivere, a rileggere, a riscrivere, cancelli, ti confondi, vai avanti a fumare, chiami Marta su Skype ma parli soltanto tu, ti sfoghi per quasi un’ora, sei in crisi, lei ti tranquillizza ma non l’ascolti nemmeno e ti arrabbi se ti interrompe, ti butti sui libri di nuovo e ingoi qualche aspirina per il mal di testa, sempre fisso in quel punto, sempre più debilitante, è che dovresti staccare un po’ dal computer, chiudere gli occhi, riposarti, fare altro. Ma non c’è tempo, ci sono le scadenze e tu sei terribilmente indietro, Canziani non è mai soddisfatto, in alcuni momenti la discussione ti sembra irraggiungibile, mangi poco e da solo, litighi con tua madre, la tratti male, non ti va di stare con lei, spesso salti le cene e fumi di più, le sere al pc ti sconvolgono, la notte ti rilassi con l’alcol. Se esci con gli amici, le poche sere che ti prendi per te, ti scassi: birra, gin, whisky, vodka. Quando bevi ti senti leggero, poi torni a casa e vomiti, vomiti tutta la notte e anche la mattina, ti risvegli a pezzi e ti rimetti a scrivere.
“Ma è solamente un periodo così, passerà…” lo ripeti a te stesso cento, mille volte, ti dai forza, studi, rileggi, riscrivi ininterrottamente.
Senza nemmeno accorgertene passi a due sonniferi a notte.

Iris (Filippo Santaniello)

Lei non sapeva che esistesse una perversione del genere e non era nemmeno sicura se considerarla una perversione. Conosceva queste canzoncine pop e le canticchiava a bocca chiusa, mentre masticava. Diceva che era merito mio se era sazia di una felicità che non aveva a che fare col cibo che ingoiava.

Io volevo diventare una SSBBW perché non sopportavo che fosse un’altra la donna che mio marito avrebbe filmato. Avevo deciso di ingrassare perché se da centotrenta chili fossi arrivata a pesarne centottanta, non avremmo dovuto coinvolgere una terza persona e la cosa sarebbe rimasta tra me e lui.

Eravamo entrambi senza lavoro e stavamo mangiando noodles piccanti quando ho aperto la foto e a momenti mia moglie non mi rovescia il brodo addosso.

Una così non potevamo mica cercarla per strada e non c’erano i siti dove se vuoi una donna senza una gamba, alta uno e novanta coi capelli verdi e il piercing al sopracciglio, la trovi in due minuti. Ammetto di averla odiata dal primo istante.

In chat io ero Hansel_64 e lei Iris. Mi ha raccontato che da bambina passava ore davanti allo specchio afferrando e rilasciando il grasso che l’avvolgeva come una ciambella e senza che sua madre la scoprisse si chiudeva in bagno con tutto il cibo che riusciva ad accaparrare e mangiava fino a star male. Desiderava che il suo corpo scoppiasse come una crisalide e rivelasse la vera se stessa nascosta sotto pelle. Coltivava farfalle e ne aveva una tatuata sulla spalla.

Non c’è nulla di più patetico di una cicciona con la passione per le farfalle. Non volevo dipendere da lei.

Paolo Gamerro e Filippo Santaniello

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